Un festival in Sicilia sta radunando persone da tutta Europa per parlare di economia solidale
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Siracusa - Circa 200 persone provenienti da Francia, Austria e Italia si sono ritrovate per un festival in Sicilia che si è tenuto dal 31 ottobre al 3 novembre a Noto, presso l’Agriturismo Terra di Pace, per festeggiare e condividere insieme progetti e visioni solidali. L’occasione di incontro è stato il Festival del Pollaio, il primo festival siciliano che ha riunito tutta la comunità del Consorzio Le Galline Felici.
Nato nel 2007 grazie all’idea di Roberto Li Calzi, questa realtà unisce aziende siciliane che praticano agricoltura biologica e naturale e promuove l’economia solidale e il rapporto diretto fra chi coltiva e chi consuma. Il festival è stato una tre giorni in cui ritrovarsi e conoscersi, condividere le bellezze di questa terra, confrontarsi sui prossimi passi necessari per continuare la piccola rivoluzione gentile, ma anche cantare e ballare insieme godendo dei vantaggi dell’economia solidale.
Nella filiera corta e in seno al Consorzio Le Galline Felici da sempre si pone attenzione ai rapporti umani e alla conoscenza diretta tra chi produce e chi acquista e per coltivare e curare le relazioni c’è bisogno di incontrarsi. Lo sottolinea Patrick, francese di Lille e membro del CDA del Consorzio, innamorato della Sicilia e co-creatore di un GAS – gruppo d’acquisto solidale –, cioè un sodalizio che unisce persone che acquistano direttamente dal produttore, con cui si viene a creare un rapporto di fiducia e condivisione d’intenti.
Quello creato da Patrick riunisce 1200 famiglie: «La mia vita è cambiata – confessa – ma anche il modo di guardare le cose, i discorsi sul cibo, sull’agricoltura. Non è che prima non ne sapessi nulla, ma ho imparato molto in questi anni, anche dall’incontro con gente nuova e proveniente da paesi diversi», osserva.
E a proposito di Paesi diversi è Vik, dall’Austria, a sottolineare l’importanza di raccogliere approcci diversi per trovare soluzioni comuni. A Vienna fa parte di una food coop – una cooperativa in cui gli acquirenti sono anche soci e partecipano all’attività aziendale in prima persona – che acquista arance e trasformati dal Consorzio Le Galline Felici. In Austria, a differenza della Francia, non esistono i GAS, ma sono molto diffuse le food coop: se ne contano circa 100 in tutto il Paese, 40 solo nella capitale.
Andando oltre le differenze Vik, giovane artista in Sicilia anche per girare un film sulla storia del Consorzio Le Galline Felici, si chiede quali siano le forme alternative al capitalismo e al liberismo, quali soluzioni adottare in un mondo sempre in crisi. «Momenti come questi sono sinonimo di speranza per la ricerca di approcci solidali attraverso la condivisione di informazioni e un senso di comunità», spiega.
Il Consorzio Le Galline Felici è una realtà molto conosciuta in Europa, soprattutto in Francia. Remi, Brigitte – i primi a comprare le arance siciliane già dodici anni fa e grazie ai quali il Consorzio ha avuto modo di farsi conoscere e apprezzare da altri GAS francesi – e Manu, nel tempo hanno sperimentato un commercio che non si limita “solo” alla vendita di un prodotto di qualità, ma tiene conto delle relazioni basandosi sulla fiducia e per questo continuano, da volontari, a condividere il loro coinvolgimento con sempre più persone.
«Per noi è importante guardarsi occhi negli occhi. Tutte le volte che ci ritroviamo, ci ricarichiamo e ci sentiamo nutriti di una forte energia, pronti a sostenere i vari progetti che i produttori condividono da sempre con noi». E in effetti durante il Festival sono state presentate diverse idee nuove tra co-produzioni, fondazione e percorsi di turismo relazionale. Le co-produzioni sono un “vizio” del Consorzio Le Galline Felici.
Già nel 2017, quando la richiesta di avocadi da parte di alcuni consumatori non poteva essere soddisfatta, sono stati gli stessi consumatori a finanziare cinque nuovi impianti di avocadi sui terreni di alcuni soci, anticipando le somme necessarie. Per qualche anno hanno così ricevuto indietro prodotti per la somma che avevano investito, oltre ad arance e avocadi.
«Questa idea originaria si è evoluta nelle nostre co-produzioni permanenti che non contemplano i prodotti più di moda. Il Consorzio riceve continuamente degli anticipi da parte dei consumatori per finanziare investimenti nelle aziende dei soci. È un modo per dare accesso al credito ai produttori agricoli che, generalmente, fanno fatica a riceverlo dalle banche. Da noi è tutto basato sulla fiducia tra produttori e consumatori. Durante il Festival abbiamo presentato quattro nuovi progetti di alcuni nostri soci e raccolto le adesioni», racconta Irene Carrara, dipendente del Consorzio Le Galline Felici.
Tra le novità c’è anche l’idea di costituire una fondazione. La vendita delle arance è sempre stata un pretesto per fare attività sociale sul territorio siciliano e su quello dei consumatori, ma la forma giuridica di un consorzio di agricoltori non permette di accettare o fare donazioni o spendere soldi in attività sociali. La forma giuridica della fondazione invece lo consentirà facilmente.
Infine il turismo di relazione. Nei giorni precedenti al Festival sono state organizzate delle visite informali presso alcune delle aziende agricole che sono socie del Consorzio Le Galline Felici per tastare i pacchetti pensati grazie anche al contributo di Palma Nana, cooperativa che si occupa di turismo responsabile ed educazione ambientale in Sicilia. «Il nostro è un turismo rurale e relazionale che esiste da sempre. Chi consuma le nostre arance negli anni è sempre venuto a trovarci. Abbiamo provato a strutturare meglio questa offerta e delimitarla negli spazi e nei tempi, pensando anche a un reddito integrativo per le aziende agricole che hanno sempre problemi di sostenibilità economica», conclude Irene.
Sulla pagina del Consorzio Le Galline Felici si legge: “Lavoriamo in sintonia con i consumatori, sviluppando relazioni trasparenti e coinvolgendoli nelle nostre scelte. Intrecciamo reti di persone che concorrono, ovvero corrono insieme, per trasformare le solitudini in solidarietà”. Dagli sguardi, dalle parole e dagli abbracci che ho ritrovato in una di queste giornate di Festival a Noto, posso testimoniare che è davvero così.
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