21 Nov 2024

Educare al biologico: serve più consapevolezza verso salute e ambiente

Scritto da: Redazione

Dall’educazione nelle scuole alla relazione tra consum-attori e produttori, scopriamo come la comunicazione può incentivare i consumi dei prodotti biologici.

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Pesaro, Marche - Un nuovo linguaggio per scoprire la pasta biologica di alta qualità coinvolgendo tutti e cinque i sensi. Una modalità innovativa ed esperienziale di promozione della filiera cerealicola marchigiana quella promossa dal Consorzio Marche Biologiche, società cooperativa agricola che riunisce le tre principali cooperative – Gino Girolomoni, Montebello e La Terra e il Cielo – e rappresenta oltre 450 imprese agricole dislocate sull’intero territorio regionale con l’obiettivo di valorizzare e far conoscere i prodotti biologici marchigiani in Italia e all’estero. 

All’interno dell’attività di promozione infatti il Consorzio Marche Biologiche ha organizzato due giornate di incoming per i professionisti della comunicazione a Isola del Piano (PU), a pochi chilometri da Urbino, per scoprire le Marche – regione che con il 28% di SAU, la superficie agricola utilizzata, coltivata con metodo bio è tra le più sviluppate d’Italia e d’Europa in questo settore – e per conoscere la filiera cerealicola biologica, che dal seme arriva alla produzione di pasta. 

In particolare, è stata organizzata al Monastero di Montebello una tavola rotonda “Come il bio diventa attraente”, un confronto tra produttori e comunicatori sulla desiderabilità sociale dei prodotti biologici dal quale è emersa la necessità di trovare nuovi linguaggi per comunicare le qualità e le potenzialità dei prodotti biologici, nonché aumentare i consumi.

Educare al biologico: serve più consapevolezza verso salute e ambiente

La riflessione è partita da un dato non particolarmente confortevole: l’Italia, pur essendo uno dei Paesi europei con la maggiore superficie agricola dedicata al biologico – quasi il 20% –, resta indietro nella spesa per il bio, fermandosi al 3,5% dei consumi. Come possiamo allora rendere i prodotti biologici più desiderabili per gli acquirenti? Perché i consumi non crescono secondo le aspettative nonostante i progressi nella regolamentazione, nella comunicazione e nell’efficientamento del comparto? Solo colpa del greenwashing?

«È evidente come il comparto biologico abbia bisogno di fare il punto su cosa rappresenta e lavorare sulle criticità emerse negli ultimi anni», ha dichiarato Francesco Torriani, presidente del Consorzio Marche Biologiche. «Servono politiche mirate per sostenere una maggiore aggregazione della filiera produttiva, un’informazione migliore al consumatore e incentivi per stimolare la domanda di prodotti biologici, soprattutto nel mercato interno. È fondamentale promuovere progetti educativi e commerciali che comunichino i vantaggi del biologico e contrastino il greenwashing».

«Ogni giorno riflettiamo sul divario tra intenzioni e acquisti reali di prodotti bio per capire cosa frena i consumi», ha affermato Giovanni Battista Girolomoni, presidente della Cooperativa agricola Gino Girolomoni. «Non può essere solo una questione di prezzo, c’è dell’altro. Sicuramente è necessaria un’educazione al biologico che coinvolga le scuole e una comunicazione più efficace, inclusiva e autentica realizzata in sinergia con chi fa informazione, con chi educa e con le istituzioni. E soprattutto, è importante continuare a coltivare la relazione tra consum-attori e produttori». 

Entrare in contatto con la storia e vedere come oggi la filiera sia strutturata ha significato conoscere in modo approfondito le varie fasi che hanno caratterizzato il biologico

L’incontro, moderato da Michele Dotti – scrittore e formatore, direttore L’Ecofuturo Magazine –, ha visto interventi significativi tra cui quello di Rosa Maria Bertino, fondatrice Bio Bank, che, dati alla mano, ha evidenziato come l’Italia sia al primo posto per le esportazioni di prodotti biologici, seguita da Spagna e Francia. Tuttavia, i consumi interni dei prodotti bio made in Italy rimangono fermi al 3,5%

Il professor Francesco Salustri, ricercatore del Dipartimento di Economia presso l’Università Roma Tre, ha invece posto l’attenzione sulla necessità di rendere accessibili le informazioni di interesse per il consumatore attraverso un “portafoglio elettronico”. Angela De Marco, brand strategist e membro di Creatives for Climate, parlando del gap tra intenzioni di acquisto e consumi reali del biologico, ha messo in luce le difficoltà di distinguere i prodotti bio dagli altri e la necessità di una vera educazione al biologico. Infine Alessandro Cascini, fondatore dell’azienda agricola Semi di Zucca, ha condiviso la sua esperienza ne mondo dell’economia solidale.

Educare al biologico: serve più consapevolezza verso salute e ambiente
DOVE IL GRANO BIOLOGICO DIVENTA PASTA BUONA E DI ALTA QUALITÀ

Nella due giorni a Isola del Piano, terra che ha dato i natali a Gino Girolomoni, pioniere dell’agricoltura biologica in Italia già oltre cinquant’anni fa, i partecipanti hanno potuto visitare gli stabilimenti produttivi delle Cooperative socie del Consorzio Marche Biologiche. Un’occasione per vedere e toccare con mano il processo di trasformazione dal grano bio italiano a una pasta di alta qualità. Una delle prime paste che negli anni ’70 ha dato inizio in Italia alla produzione integrale e biologica nonostante tutte le difficoltà del periodo. L’integrale infatti, secondo la vigente legge numero 580 del 1967, non era considerata pasta per le troppe parti cruscali e il biologico non aveva ancora una regolamentazione, arrivata solo nel 1991 con la normativa europea.

Entrare in contatto con la storia e vedere come oggi la filiera sia strutturata ha significato conoscere in modo approfondito le varie fasi che hanno caratterizzato il biologico: quella pionieristica, il riconoscimento del comparto e il conseguente sviluppo con la certificazione biologica. Oggi il bio è entrato a far parte delle abitudini alimentari di moltissime persone, ma è necessario promuovere e aumentare la consapevolezza riguardo ai vantaggi per la salute e per l’ambiente derivanti dalla produzione e dal consumo di prodotti biologici. 

L’iniziativa di incoming è stata promossa dal Consorzio Marche Biologiche nell’ambito del progetto di filiera regionale, ai sensi del PSR Marche “Sottomisura 3.2 – Sostegno per attività di informazione e promozione svolte da associazioni di produttori nel mercato interno”.

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