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«Regime politico sostanzialmente autoritario che però mantiene, anche se solo formalmente, le apparenze di una democrazia». Significa questo “democratura”, un neologismo costruito a partire dai termini “democrazia” e “dittatura”. L’Italia sta scivolando verso una democratura? L’ultimo disegno di legge voluto dal governo di Giorgia Meloni – il DDL 1660, approvato il 18 settembre dalla Camera dei deputati e ora in esame al Senato – suggerisce una risposta affermativa.
Dopo anni di “pacchetti sicurezza” contro migranti e solidali, adesso il DDL 1660 alza il tiro e punta il diritto di protestare tout court. Si tratta di una trentina di modifiche al codice penale che, laddove il DDL venisse approvato, si tradurrebbero in: venti nuovi reati, l’estensione di sanzioni e aggravanti e, in alcuni casi, ampliamento delle pene previste per reati già esistenti.
GLI EFFETTI DEL DDL 1660
Alcuni esempi pratici: con il DDL 1660 i blocchi stradali diventerebbero reati con pene fino a due anni di reclusione, le proteste pacifiche verrebbero criminalizzate alla stregue delle violente, con tanto di aggravante per chi si oppone alla costruzione di grandi opere pubbliche. Infine, il colpo contro stranieri e detenuti – categorie predilette della repressione italiana – con la previsione di pene fino a vent’anni per chi protesta nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) e nelle carceri.
A suon di decreti e sanzioni penali, il Governo Meloni sta smontando pezzo dopo pezzo il diritto di protesta pacifica in Italia. Il primo colpo è arrivato con il decreto legge “Rave party”, poi convertito in legge a fine dicembre 2022. Poi, il 22 gennaio 2024, è entrata in vigore la legge contro gli eco-vandali, che ha aggiunto ulteriori sanzioni amministrative per punire l’attivismo che sceglie i beni culturali o paesaggistici come obiettivo dei propri atti di protesta pacifica. E ancora, l’uso intimidatorio dei “fogli di via” contro gli attivisti per la giustizia climatica, i sindacalisti, i lavoratori o anche solo contro chi esprime semplicemente il proprio dissenso.
LE REAZIONI
La preoccupazione per questa misura valica i confini italiani, l’Ufficio Osce per le istituzioni democratiche e i diritti umani (Osce-Odihr) ha avvertito che “il DDL 1660 presenta diverse lacune che potrebbero ostacolare l’esercizio dei diritti umani e delle libertà fondamentali, tra cui il divieto di maltrattamento e i diritti alla libertà e alla sicurezza delle persone, le libertà di riunione pacifica, di espressione e di movimento, nonché i diritti a un processo equo e al rispetto della vita privata e familiare”.
Un atto autoritario che avvia l’inizio di una democratura, come dice Roberto Saviano spiegando il senso e i pericoli dell’ultima misura di governo. “È un’esibizione di cattivismo che rischia di ridurre di molto la possibilità di esprimere il pensiero critico”, ha spiegato Riccardo Noury di Amnesty International, che ha lanciato un appello per proteggere il diritto di protesta in Italia. “Dell’insieme di questi articoli quelli che preoccupano sono almeno una decina”.
Lo scorso lunedì 11 novembre, nel corso di uno dei tanti incontri dell’associazione Articolo 21, in tanti hanno esaminato i pericoli e i rischi del DDL 1660. Noury si è soffermato in particolare su “un fil rouge che collega l’insieme del dispositivo”. Si tratta dell’articolo 19 in materia di violenza, minaccia e resistenza contro il pubblico ufficiale, un articolo che “dovrebbe chiamare l’attenzione di tutte e tutti noi perché non si riferisce solo ai soliti e cioè ai partecipanti alle manifestazioni pacifiche in solidarietà con la Palestina o agli attivisti per la giustizia climatica, ma a che fare potenzialmente con tutti”.
L’articolo 19, di cui parla Riccardo Noury, introduce un’aggravante di pena per quanto già previsto dagli articoli 336-337 del codice penale: “Questo articolo potrebbe coinvolgere e colpire persone che resistono pacificamente allo sgombero dalla loro casa a Villa San Giovanni o Messina per mettere su i piloni del Ponte, potrebbe coinvolgere una docente che si incatena al cancello dell’istituto per denunciare che nella sua scuola non funzionano i termosifoni o crolla il tetto e resiste all’ordine di togliersi le catene e andarsene”.
È assai probabile che in molti punti la norma venga bocciata dalla Corte costituzionale, essendo in evidente contrasto con la Costituzione repubblicana. Ma intanto, e fino ad allora, avrà reso le fasce sociali più vulnerabili criminalizzate e marginalizzate. Migranti, mendicanti, senzatetto, rom, detenuti, abitanti in occupazioni abitative, attivisti e organizzazioni che manifestano dissenso non sono più al sicuro.
ATTIVIAMOCI!
L’inasprimento delle leggi non arriva come un fulmine a ciel sereno, ma prova a erige a legge l’uso della forza eccessiva e ingiustificata che già possiamo vedere impiegata nelle piazze pacifiche. Complici una narrazione che criminalizza queste “categorie” di buona parte dei media e della politica. In ogni angolo d’Italia si susseguono iniziative e mobilitazioni per fermare questo passo in avanti verso la “democratura”, basta digitare la voce “DDL 1660” in un motore di ricerca per trovare quella più vicina a voi. Fatelo, prima che l’Italia smetta di essere una democrazia dove l’esercizio del diritto di protesta è garantito dalla Costituzione.
Leggi l’articolo sul Comitadu Tataresu A Fora Su ddl 1660.
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