21 Nov 2024

Cammini e sentieri: ecco come custodire e valorizzare un tesoro lungo 150mila chilometri

Scritto da: Francesco Bevilacqua

In occasione degli Stati Generali del turismo outdoor organizzati dal Club Alpino Italiano, ne approfittiamo per fare il punto sui cammini e i sentieri che innervano il nostro paese, sul loro stato e sul futuro dell'escursionismo in Italia.

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Venezia, Veneto - “Camminare l’Italia: verso una visione comune” è il titolo dell’incontro che ha l’obiettivo di mettere intorno a un tavolo – anzi, intorno a otto tavoli – i principali attori del turismo outdoor in Italia, dai volontari che ogni giorno si prendono cura di cammini e sentieri alle istituzioni. Nella mattinata di sabato 23 novembre a Venezia verranno infatti inaugurati i lavori degli Stati Generali del turismo outdoor.

Otto tavoli, dicevo. Già, perché il percorso che ha portato questo evento si è strutturato intorno a otto temi chiave – dalla governance all’accoglienza, dall’accessibilità alla promozione – e altrettanti tavoli di discussione, ciascuno coordinato da un referente. Gli Stati Generali ci hanno offerto lo spunto per fare una chiacchierata con Alessio Piccioli, presidente della struttura operativa sentieri e cartografia nazionale del CAI, che sarà parte attiva del weekend veneziano in quanto coordinatore del tavolo sul tema “Segnaletica e manutenzione”.

cammini
CAMMINI O SENTIERI?

Spesso si fa un po’ di confusione fra questi due concetti, così ho chiesto prima di tutto ad Alessio di effettuare una distinzione. «A differenza del sentiero – mi spiega – il cammino nasce legato a una storia, un evento, un territorio, un tracciato preesistente. Inoltre è un itinerario a lunga percorrenza su più tappe e generalmente si svolge su quelle che vengono chiamate le low lands, quindi a bassa quota, anche se ci sono cammini e strade a lunga percorrenza che passano anche a quote alte».

La rete dei cammini per i quali si hanno dei dati a disposizione – chiarisce Alessio, che da qualche anni si occupa anche di questo, ovvero della digitalizzazione – ammonta a circa 30mila chilometri complessivi, mentre se si considera tutta la rete escursionistica dei sentieri si parla di 150mila chilometri, «ma questa è una stima al ribasso – sottolinea il responsabile CAI – poiché creare un “catasto digitale” della rete escursionistica è molto difficile».

alessio piccioli
UN FENOMENO IN CRESCITA: C’È RISCHIO DI OVERTURISMO?

Come conferma anche Alessio Piccioli, il turismo outdoor sta vivendo un ottimo momento e quindi, visto anche il contesto ambientale e sociale che caratterizza questo tipo di esperienza di viaggio, è necessario valutarne con attenzione l’impatto sul territorio per contenere i rischi di overturismo, ovvero di una presenza eccessiva di persone, concentrata in alcuni momenti dell’anno, che possa compromettere l’equilibrio sociale e ambientale dei luoghi.

Piccioli parte inquadrando meglio il fenomeno: «Rispetto ai dati di utilizzo ci sono delle zone – come il Trentino oppure dei cammini specifici come la Via degli Dei o il Sentiero Italia – in cui il fenomeno comincia a farsi sentire, ma quello che vediamo dalla raccolta dei dati infrastrutturali è che si possono ridurre i rischi di overturismo attuando politiche che distribuiscano la concentrazione di camminatori in due dimensioni: spazio e tempo».

Una delle parole d’ordine quindi è “destagionalizzazione”, mentre per quanto riguarda lo spazio «non tutti i cammini sono percorsi alla stessa maniera, alcuni hanno grande successo, ma al tempo stesso ci sono tantissime zone che potrebbero essere più frequentate. In quest’ottica avere una politica comune che metta insieme cammini ed escursionismo è uno degli obiettivi principali degli stati generali».

cammini

A questo proposito Alessio cita l’esempio di ERA – European Ramblers Association e EUMA – European Mountaineering Association, le due associazioni di riferimento a livello europeo per il turismo outdoor, che hanno recentemente organizzato una conferenza internazionale: «L’evento è stato co-organizzato dalle due sigle per trovare politiche comuni da presentare all’Unione Europea. Il tema principale era “cammini e sentieri nell’era del cambiamento climatico”».

La sovrapposizione fra le due tipologie di tracciati è quasi naturale: ad esempio la rete delle infrastrutture che serve per cammini e sentieri offre punti ricettivi e la connessione con il trasporto pubblico e quindi «se vai a sovrapporre la mappa della rete escursionistica italiana con quella dei cammini, in molti punti esse coincidono», fa notare Alessio. «Dal punto di vista della sostenibilità il cammino può andare avanti nel tempo se in gran parte coincide con la rete locale escursionistica, ci sono tantissimi elementi in comune e se le infrastrutture sono condivise c’è giovamento per entrambi».

La prima cosa chiedersi è: “Quanto costa mantenere un sentiero?”

IL DIALOGO CON LE ISTITUZIONI

L’aspetto ricorrente della visione comune ci porta al tema del dialogo con il mondo istituzionale e alla necessità di interfacciarsi con esso partendo da politiche comuni e un soggetto unico. Piccioli ritorna sull’organizzazione degli Stati Generali e sul percorso che ha condotto all’evento del prossimo weekend per chiarire meglio il concetto: «Ognuno degli otto tavoli con i rispettivi coordinatori ha organizzato due webinar con presentazioni di buone pratiche sui singoli temi. Nel mio tavolo ho coordinato 16 interventi che saranno tradotti in un dossier che verrà presentato agli Stati Generali e sulla base del quale tireremo le conclusioni».

Complessivamente va detto che i rapporti con le istituzioni, soprattutto da tre o quattro anni a questa parte, sono ottimi, «in particolare con il ministero del turismo, con cui abbiamo fatto convenzioni e servizi riconosciuti da finanziamenti per esempio sulla sentieristica. I rapporti con le Regioni sono buoni, con loro interagiamo molto spesso, adesso stiamo sincronizzando i catasti digitali nazionale e regionali. Lo stesso vale a livello locale: dipende dalle zone ma fra singoli Comuni e le sezioni locali del CAI ci sono rapporti anche molto buoni, finalizzati ad accordi per gestione e manutenzione della rete».

cammini
SOSTENIBILITÀ ECONOMICA

La discussione vira verso gli aspetti economici e Alessio la affronta senza peli sulla lingua, poiché considera la sostenibilità economica importante tanto quanto quella sociale e ambientale: «È un tema che mi sta molto a cuore – osserva –, diciamo che siamo in un momento di transizione da molti punti di vista, a partire dal riconoscimento di questi 150mila chilometri di sentieri».

«C’è stato un boom di camminatori ma soprattutto di cammini. Molti sono stati creati per poi essere abbandonati a causa dell’incapacità di gestirli, perché la manutenzione richiede investimenti ingenti. Per questo motivo quindi la prima cosa chiedersi è: “Quanto costa mantenere un sentiero?”. Fra l’altro è una domanda a cui è difficile rispondere poiché spesso si lavora in zone e contesti che sono fuori dall’ordinario, il prezzario regionale di questi lavori non esiste, le condizioni variano di continuo. E poi bisogna chiedersi: chi fa questo lavoro? Il CAI mantiene circa 80mila chilometri grazie a 10mila volontari, stiamo lavorando per migliorare l’engagement, ma per ora più di così non si riesce a fare».

La nostra chiacchierata volge al termine. Il lavoro da fare è tanto, ma le forze in campo sono ingenti, come dimostra l’organizzazione dell’evento di questo weekend, a cui interverranno tutti i soggetti che svolgono ruoli attivi nel mondo dei cammini e dell’escursionismo. L’ultima battuta, in attesa degli output che arriveranno dagli Stati Generali, è per il futuro: «Bisogna capire bene qual è il ruolo dello Stato in tutto questo – conclude Alessio Piccioli –, c’è bisogno di linee guida nazionali da declinare poi a livello regionale».

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