Nasce la rete delle biblioteche degli oggetti: possedere è sempre meno conveniente
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Bologna, Emilia-Romagna - Le biblioteche degli oggetti permettono di dare e prendere in prestito oggetti gratuitamente, rappresentano una rivoluzione del concetto di possesso e promuovono la cultura dell’utilizzo condiviso e della riduzione dei rifiuti, adatto a qualsiasi livello di comunità: dal piccolo quartiere ad una grande organizzazione. In Italia possiamo dire che la “mamma” di questo tipo di progetti è Leila, nata a Bologna nel settembre del 2016.
Si è infatti tenuto proprio venerdì scorso l’ottavo compleanno della biblioteca degli oggetti del capoluogo emiliano, un momento di festa e partecipazione che mi sono fatto raccontare da Antonio Beraldi, uno dei fondatori di Leila: «C’è stata la solita partecipazione della nostra comunità e questo ci riempie d’orgoglio. Addirittura una ragazza che vive a Barcellona è venuta apposta per conoscerci a chiederci di aiutarla a creare una biblioteca degli oggetti anche nella capitale catalana».
CAMBIAMENTI
Ma i festeggiamenti per questa ricorrenza non sono l’unica notizia che riguarda Leila e il mondo delle biblioteche degli oggetti, anzi, ci sono diverse novità interessanti che bollono in pentola e che mi faccio raccontare da Antonio. Si parte proprio da Bologna, dove il 12 e 13 ottobre si terrà Cambiamenti, il festival dell’economia circolare organizzato da BackBO, realtà che persegue la strategia zero waste.
«Il tema dell’edizione di quest’anno è quello dei beni comuni, sempre declinato seguendo il filone delle azioni concrete da fare per l’ambiente», mi spiega Antonio. «Noi di Leila saremo protagonisti di un talk in cui si parlerà delle biblioteche degli oggetti come servizio di innovazione urbana e di come questo significa anche valorizzare e ampliare l’idea di bene comune».
La tavola rotonda, in programma per sabato pomeriggio, si intitolerà “Le biblioteche degli oggetti come strumento di sostenibilità urbana” e si avvarrà della moderazione di Veronica Ceruti, Direttrice Settore Biblioteche e Welfare Culturale del Comune di Bologna, con la partecipazione di Guido De Togni e Letizia Palmisano, insieme a Silvio Stragapede fondatore della biblioteca degli oggetti di Conegliano.
UNA BIBLIOTECA DEGLI OGGETTI PER L’UNIVERSITÀ DI MILANO
Sarà questa anche l’occasione per presentare un progetto che porterà Leila in trasferta a Milano, per la precisione nel Campus Bocconi: «A fine ottobre apriremo una sperimentazione proprio lì», spiega Antoinio. «L’anno scorso, durante il Festival Cambiamenti, ci ha avvicinato una ricercatrice che aveva sentito parlare di Leila e che voleva proporre il progetto a un pool di ricercatori delle università milanesi – Bocconi, Bicocca, Politecnico e Statale – con l’intenzione di testare il modello della biblioteca degli oggetti come servizio di welfare agli studenti».
In cosa consiste quindi questa sperimentazione? «L’abbiamo studiata con la collaborazione di Wib, un partner che fornisce locker. Abbiamo immaginato un modello con 54 armadietti, ognuno dei quali conterrà un oggetto messo a disposizione dalla Bocconi per gli studenti, che attraverso la nostra app potranno usarli e restituirli».
Già, perché negli ultimi due anni e mezzo il team di Leila è stato impegnato nello sviluppo di un software per aiutare chi vuole aprire e gestire biblioteche degli oggetti. Ma torniamo al progetto milanese: «Se nel corso del primo anno avremo una buona risposta – aggiunge Antonio –, l’idea è di replicare il servizio anche nelle altre università milanesi e poi aggiungere altri sportelli da tenere vuoti in modo che siano gli studenti stessi a riempirli con i loro oggetti».
LA RETE DELLE BIBLIOTECHE DEGLI OGGETTI
Un’altra importante novità che riguarda Leila e i progetti analoghi sparsi per l’Italia è la rete delle biblioteche degli oggetti, per creare un network interconnesso, funzionale e diffuso in diverse città. Uno degli obiettivi è molto banalmente aumentare il numero di realtà e per questo «stiamo iniziando a dialogare con alcuni Comuni che vorrebbero replicare ciò che il Comune di Bologna ha fatto con noi ospitando le biblioteche degli oggetti all’interno delle biblioteche di lettura e innovando così il servizio».
In questo percorso Leila ha un ruolo guida, se non altro per il bagaglio di esperienza accumulato, e quindi ha dato una mano anche alle altre realtà che sono arrivate dopo sul territorio nazionale. «Ora è iniziato il processo in cui ingloberemo le altre biblioteche, ma rimarrà garantita la massima autonomia: continueranno a chiamarsi come vogliono e saranno legate al territorio perché per noi è importante che ogni gruppo locale possa e sappia autodeterminarsi. Ciò che ci legherà sarà l’app e il gestionale comune».
L’interconnessione farà sì che ogni biblioteca rappresenterà un punto della rete, così con la tessera del punto di Bologna, ad esempio, si potrà andare a Roma e usufruire del servizio anche lì. Antonio cita il caso emblematico di una ragazza romana con due figli piccoli che deve venire spesso a Bologna. «Prima viaggiava in macchina caricando passeggini, scaldabiberon, giochi e tutto ciò che serviva ai piccoli. Da quando ha scoperto Leila arriva in treno e poi prende quello che le serve in prestito dalla nostra biblioteca».
Questo esempio dimostra come il principio proposto dalle biblioteche degli oggetti possa avere importanti ricadute anche su altri ambiti, come per esempio quello della mobilità. A questo proposito, l’app avrà tre contatori studiati apposta per misurare l’impatto concreto che un nuovo modello che sostituisca il possesso di un bene con un suo utilizzo può avere sulla società e sull’ambiente.
«Il primo – spiega Antonio – calcolerà quanto spazio le persone risparmiano in casa portando alle biblioteche i propri oggetti. Il secondo quanti soldi si risparmiano e sarà un conto abbastanza complesso che prenderà in considerazione l’obsolescenza, eventuali riparazioni e altre spese. Il terzo misurerà l’impatto di sostenibilità ambientale; è il più complesso, lo stiamo costruendo noi utilizzando tabelle apposite relative alla CO2 emessa ma anche all’acqua non inquinata o ai chili di rifiuti non buttati. Per fare questo siamo in contatto con un partner esterno che ci sta seguendo e che poi certificherà questi misuratori».
Dal 2016 Leila Bologna ha rivoluzionato il concetto di possesso in città con oltre 1000 oggetti offerti e messi in catalogo e 90 scambi al mese. “Quello di Leila Bologna è un caso tra i migliori in Europa, se non nel mondo – ha dichiarato Letizia Palmisano, giornalista ambientale che parteciperà al talk in programma per Cambiamenti –, per la sua organizzazione, per questo fatto di distribuire gli oggetti capillarmente nella città attraverso le biblioteche: non devi andare tu in un solo punto, ma è l’oggetto che ti si avvicina”.
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