Ossidiana: la storia, il mito e la funzione della pietra corvina sarda
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Tra gli elementi simbolici più interessanti ed evocativi della cultura sarda è importante citare sa perda crobina ovvero l’ossidiana, che nella lingua sarda viene chiamata letteralmente pietra color corvo. Si tratta di una risorsa esoterica legata profondamente alle interiora della terra, un vetro forgiato dal calore del cuore ctonio e composto della stessa sostanza. Nera come la terra fertile, assume in sé caratteristiche controverse ed efficaci. Affilata come un coltello quando strumento di difesa maschile diventa liscia e rotonda come un seno quando strumento di protezione femminile.
I NOMI, LA STORIA E LA DIFFUSIONE DELLA PIETRA NERA
Materiale che affonda le radici nel lontanissimo passato, deve il nome comune ossidiana al perpetrarsi di un probabile errore di trascrizione nei testi di Plinio che ne parla come pietra molto diffusa nel mondo antico, e che ne identificava lo scopritore in tale Obsius. La formulazione erronea sarebbe quindi obsidiana al posto di obsiana. I sardi però non hanno mai avuto bisogno dei romani per mettere il nome agli elementi che vivevano attorno a loro: il Monte Arci ospita il più grande giacimento d’ ossidiana d’Europa, abbiamo da insegnare tutto sull’argomento piuttosto che imparare.
Dal nome pietra corvina della lingua sarda emerge subito la connotazione oscura e ctonia delle sue caratteristiche fisiche e spirituali. Color del corvo come l’animale che a sua volta è simbolo di intuizione arcaica e velocità di collegamento – un pensiero atavico, nero ma amichevole, andando a visitare il Museo dell’ossidiana a Pau – Sa idda de sa perda crobina, il paese dell’ossidiana giustappunto, è chiaro che l’ossidiana fosse l’oro nero del mondo antico.
Lo sfruttamento delle sorgenti del Monte Arci è iniziato intorno al 5800 a.C. con reti di scambio che ne attestano la presenza in luoghi decisamente distanti e che dipingono questa preziosa pietra come l’oro nero del mediterraneo antico. Manufatti di ossidiana sono stati identificati in oltre mille siti archeologici nel Mediterraneo centrale e occidentale, inclusi praticamente ogni sito della Sardegna e della Corsica, e molti – se non la maggior parte – dei siti neolitici in Sicilia, Italia peninsulare e Francia mediterranea. L’uso dell’ossidiana è strettamente associato con civiltà agro-pastorali che utilizzano la ceramica, a partire dal Neolitico Antico e la pietra corvina sarda è stata ritrovata in tantissimi siti d’oltre mar mediterraneo occidentale.
CORVO O DRAGO?
L’ossidiana è entrata nell’immaginario attuale anche grazie alla definizione di vetro di drago data dallo scrittore George R. R. Martin, famoso per il ciclo Cronache del ghiaccio e del fuoco da cui è stata adattata la serie tv Il trono di spade. Mettendo da parte la fregola identitaria di qualunque sardo per cui la nostra isola potrebbe aver ispirato in qualsivoglia modo uno dei più importanti racconti fantasy moderni, bisogna riflettere sugli aspetti mistici e simbolici.
L’ossidiana viene anche chiamata pietra sangue di drago da alcune correnti esoteriche e i sardi la chiamano pietra corvina perché con questi due nomi si sottolineano due aspetti fondamentali. Prima di tutto la vetrificazione attraverso il calore delle interiora della terra, ovvero il drago; poi la colorazione oscura e lattiginosa che ricorda il piumaggio del corvo in volo. Divertente come nel ciclo e nella serie tv di cui sopra, siano presenti entrambi gli elementi: i draghi dei Targaryen e i corvi dei Guardiani della notte. Da un lato si esprime la sua funzione viscerale legata all’elemento fuoco intrinseco a quello della terra, e dall’altro l’aspetto immediato e libero del pensiero intuitivo profondo.
FUNZIONE TRADIZIONALE
Lo scopo dell’utilizzo dell’ossidiana nel mondo antico quindi è chiaro essere legato al mondo agropastorale in cui ha una funzione quotidiana di oggetto da taglio. Che sia lama o freccia, resta uno strumento funzionale alle operazioni quotidiane e alle situazioni contingenziali, è quindi incastrato in un discorso che riguarda la dinamica di difesa e offesa. In termini magico-rituali invece, nella nostra tradizione è collocabile all’interno degli amuleti di difesa benaugurali. Su cocu è un oggetto con funzione apotropaica che viene solitamente regalato alle fasce esposte della società come donne appena sposate, bambini o persone che devono affrontare riti di passaggio importanti.
Ha una forma sferica ed è contornato da metallo prezioso lavorato con la tipica filigrana sarda, impreziosito ulteriormente da pendenti con una piccola perlina di corallo o altro materiale. La simbologia fa grande assonanza al seno femminile come catalizzatore di abbondanza continuativa. Attualmente può capitare che la sfera sia sostituita con l’onice, perdendo così un po’ della funzionalità da “parafulmine”, ovvero la capacità di attrarre il male per poterlo neutralizzare. Per questo si dice che l’ossidiana fugge, è facile cioè che nel momento in cui si è esposti a energie pesanti assolva la sua funzione rompendosi o perdendosi.
FUNZIONE ESOTERICA
La cristalloterapia moderna è letteralmente una pietra miliare dell’approccio olistico delle discipline alternative per il benessere psicofisico dell’individuo. Attraverso questa disciplina è possibile entrare in dialogo energetico con le pietre e i cristalli che assolvono varie funzioni e scopi. Negli orientamenti di varia estrazione e interni alla cristalloterapia, emerge sostanzialmente una preminente funzione di radicamento, inteso come centratura individuale verso un modello materiale efficace. Personalmente non concordo affatto con questa visione, anzi invito a usare l’ossidiana con molta cautela quando lo scopo è il radicamento materiale.
Usare l’ossidiana per radicarsi è come usare il plutonio per accendere il fuoco: per questi scopi c’è l’onice e la pietra focaia. Lo scopo energetico della pietra corvina invece è quello di catalizzare fungendo da raccordo delle energie ctonie. Vien da sé che la conseguenza sia il passaggio immediato di un’onda anomala di energia creativa oscura che trapassa tutte le ruote energetiche del corpo fisico ed eterico.
Come mi dice sempre il mio maestro d’ascia di fiducia, Federico Coni, che nelle energie del Monte Arci ci sguazza da generazioni, “io sono accelerato perché son circondato d’ossidiana e allora non posso far altro che creare e creare”. Perché l’effetto ossidiana è questo: accelerazione e creatività. Quindi usate ossidiana consapevolmente perché le energie ctonie vanno sapute gestire e vivere, non serve per il radicamento, ma per attingere alla fonte attraverso catabasi e anabasi energetica. Dentro la terra v’è fuoco di conoscenza e oscurità di sapienza. L’isola serba in sé tutto il potere della consapevolezza ed è sempre stata lei a proteggere i suoi figli.
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