Fondazione Maharishi: “Con la Meditazione Trascendentale portiamo un momento di quiete in classe”
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Verona, Veneto - Avete mai sentito parlare di Meditazione Trascendentale? A noi l’ha fatta scoprire Gabriele Fancello, presidente della Fondazione Maharishi, che porta svariati progetti legati proprio a questo particolare tipo di meditazione nelle scuole, in carcere e nelle aziende, ossia tutti quei luoghi dove si annidano grandi masse di stress che danneggiano alunni, studenti, detenuti e professionisti.
Se la meditazione “classica” è in grado di ridurre lo stress e l’ansia, migliorare la resistenza e la forza della propria attenzione, generare una maggiore consapevolezza di sé e azioni più positive verso sé stessi e verso gli altri, Fancello ci spiega che «con questa tecnica di Meditazione Trascendentale, possiamo affrontare in modo innovativo i problemi sociali».
LA STORIA
«Io di mestiere faccio l’assicuratore – rivela Gabriele sorridendo – e quasi quarant’anni fa stavo andando in burnout. La sera quando tornavo a casa sopraffatto dal carico di lavoro della giornata, il mio istinto era quello di mettere i figli nel congelatore per un po’ perché avevo un gran bisogno di riposare. Era molto frustrante non sentirsi all’altezza di questo ruolo straordinario che è quello di padre». Così, quando un giorno sente un caro amico parlare di meditazione trascendentale, la sua vita cambia: «Quell’aggettivo, “trascendentale”, mi ha letteralmente fulminato», confida.
E il primo istinto è stato quello di provare immediatamente: «Mi è piaciuto moltissimo, volevo iniziare subito, già dal primo incontro di presentazione. L’insegnante invece mi ha invitato a tornare il giorno successivo, dopo aver riposato». Il corso, durato un’ora e mezza per quattro giorni consecutivi, gli ha insegnato a meditare. «Due settimane dopo, tutto quello che credevo irrisolvibile nella mia vita si è risolto spontaneamente. Da lì ho iniziato ad avere esperienze interiori di pace e di riposo profondo». Il motivo è che questa meditazione è capace di attivare le nostre risorse latenti.
Profondamente grato per questa sensazione di benessere che stava sperimentando, Gabriele decide di donare il proprio tempo e le proprie risorse per divulgare a più persone possibili i benefici di questa esperienza. «D’altronde – sorride – io sono sardo e noi abbiamo questo codice morale: se qualcuno ti dà qualcosa, devi sempre ricambiare».
LA FONDAZIONE MAHARISHI E I SUOI PROGETTI SOCIALI LEGATI ALLA MEDITAZIONE TRASCENDENTALE
La fondazione Maharishi nasce nel 2017, ma il movimento – voluto da Maharishi Mahesh Yogi, lo scienziato indiano che ha deciso di tramandare queste conoscenze millenarie – risale al 1957. La meditazione trascendentale – a molti nota come MT – è una tecnica capace di farci bypassare i nostri organi di controllo e lasciarci andare completamente, per sviluppare una maggiore consapevolezza di noi stessi e condurci in uno stato di profondissima quiete.
Durante il corso di Meditazione Trascendentale si apprende come acquietare spontaneamente e senza sforzo la mente sino a trascendere il livello più sottile del pensiero: si ottiene così in modo del tutto naturale uno stato di silenzio interiore e un’espansione della propria consapevolezza.
La fondazione Maharishi si prende cura di divulgare progetti sociali in tutti i luoghi di concentrazione dello stress, la vera epidemia dei nostri tempi, così trasversale in ogni parte del mondo, presente dall’Africa agli Stati Uniti passando per il Polo Nord. «Gli esseri umani – spiega Gabriele – sono fatti di muscoli, di organi interni e di strutture che, se aggredite dallo stress, non funzionano bene e questa disfunzionalità porta a malattie, patologie e danni al sistema cardiovascolare, nervoso, digerente».
Ma che cos’è lo stress? Il professor Hans Selye negli anni Trenta del secolo scorso ha elaborato una teoria denominata Sindrome generale da adattamento, in cui è emerso per la prima volta il termine “stress” come reazione a tutti gli input che ci arrivano dalla vita, a cui ognuno reagisce in maniera diversa. Così, senza saperlo, ha dato il nome a un concetto che sarebbe poi diventato l’emblema di un’epoca. Lo stress comporta questa reazione di fight or flight, ossia “attacca o scappa“, che ci porta a essere costantemente in uno stato di lotta oppure di fuga e reagire in maniera brusca, imprecisa, decisamente non ponderata. «Ecco perché proponiamo un’esperienza di profondo riposo, l’antidoto naturale allo stress».
IL PROGETTO SCUOLA SENZA STRESS – MOMENTO DI QUIETE IN CLASSE
I progetti sociali portati avanti dalla fondazione Maharishi hanno luogo laddove lo stress raggiunge le vette più alte in assoluto: primi tra tutti a livello sociale sono le carceri, dove la fondazione sta realizzando esperienze che coinvolgono non solo i detenuti, ma anche gli agenti della polizia penitenziaria e gli operatori. È stato rilevato infatti che la depressione colpisce circa il 10% dei reclusi; il 4% è affetto da disturbi psicotici, mentre il 65% convive con un disturbo della personalità.
Anche nei contesti scolastici si rileva una grande densità di stress, ecco perché il progetto Scuola senza stress in questi anni ha messo insieme non solo alunni ma anche insegnanti, dirigenti scolastici e genitori, intrecciando così tutte le persone trasversalmente legate al processo di formazione. «È una cosa un po’ insolita che porta a un’esperienza di condivisione e socializzazione a tutti i livelli», sottolinea Fancello.
E gli effetti positivi si percepiscono dopo pochissimo tempo: «Sono rinato!», ha detto un bambino di dieci anni appena uscito dal corso. «Dopo la pratica, della durata di circa venti minuti, si riemerge con più energia, più forza e i sensi sono come ripuliti, più capaci di percepire». Si passa così da un processo stressogeno a un processo di resilienza e benessere interiore. «È una gioia per noi, che seguiamo bambini e ragazzi in questo percorso, vedere che il loro viso finalmente riesce a distendersi, le loro espressioni diventare serene e gioiose, felici di praticare insieme».
Non ci sono voluti anni quindi, ma solo pochi istanti per invertire la rotta! Ecco perché, dopo queste esperienze, «i bulli non sono più bulli, anzi, diventano persone straordinariamente coinvolgenti perché si liberano delle loro energie negative, la rabbia e l’aggressività, e cambiano completamente».
«Quello che stiamo notando in questi anni è la capacità degli studenti e delle studentesse di tutte le età di entrare in uno stato di profonda quiete, che nella pratica del mattino li rende pronti per la giornata di apprendimento e al pomeriggio per lo sport, lo studio, la musica e tutti gli interessi del doposcuola. Allo stesso tempo anche gli insegnanti si sentono ricaricati e pronti per trascorrere la serata in famiglia con più energia».
Il Momento di Quiete in Classe riduce l’aggressività e porta ordine nella vita di ragazzi e ragazze, che migliorano i risultati scolastici e le relazioni, sia tra compagni che con gli insegnanti. «Siamo tornati in una scuola dove abbiamo iniziato il percorso Scuola Senza Stress nel 2017 ed è stato bellissimo vedere il loro cambiamento. C’è qualcosa che sta cambiando in Italia: vedo meno competitività, più coinvolgimento, maggiore resilienza», ha evidenziato Fancello.
I risultati di questo programma continuano a crescere nel tempo e sono stati confermati da svariate ricerche scientifiche. Una scuola dove apprendere in serenità, senza ansia e stress e dove poter trascorrere ore in armonia, quindi, è possibile. Il consiglio di Gabriele Fancello? «Ogni giorno dedicate un po’ di tempo a fare qualcosa che vi piace, ma soprattutto date al corpo il tempo di rigenerarsi. La nostra “farmacia interna” si attiva solo quando siamo fermi: diamogliene l’opportunità». Facciamone tesoro.
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