17 Ott 2024

Magnete: dalla periferia milanese nasce uno spazio di cultura e cura 

Un progetto e uno spazio nati dal basso grazie alla collaborazione fra le realtà che animano il territorio e le istituzioni. Magnete è un perfetto esempio di rigenerazione urbana e rivitalizzazione di aree considerate marginali come la periferia metropolitana che vuole portare cura e cultura in questi luoghi lavorando sulla piccole comunità.

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Milano, Lombardia - C’era una volta Adriano, nella periferia milanese. Un quartiere nato e cresciuto attorno a uno stabilimento, la Magneti Marelli, che alla chiusura della produzione ha lasciato attorno a sé l’ennesima periferia dimenticata, un mix tra cultura industriale e rurale nell’hinterland. Poi negli anni Duemila il Comune di Milano ha attenzionato l’area insieme ad altre della città, aprendo un bando e chiedendo a cooperative e organizzazioni di varia natura chi avesse interesse a investire in termini di rigenerazione urbana e servizi socio-assistenziali.

È così che nel 2017 la Cooperativa Sociale Proges arriva nel quartiere e avvia i lavori per la costruzione di un hub di servizi alla persona, L’Adriano Community Centre, che tiene insieme servizi socio sanitari, abitativi e di comunità. Nasce così Magnete, un’impresa sociale con cinque soci, a loro volta imprese sociali, enti, associazioni, organizzazioni. Ma Magnete non è solo “un luogo di cura e cultura, uno spazio di relazione e pluralità”. «Quando siamo arrivati – racconta Guido Cavalli, presidente di Magnete – Adriano si percepiva come un quartiere fragile. Innanzitutto era giovane, da tutti i punti di vista, anche quello demografico. Ancora un po’ una pagina bianca, in cui non esistevano spazi comuni, piazze, luoghi di ritrovo. Quindi da questo siamo partiti».

LA RELAZIONE CON IL TERRITORIO

La grande area dell’ex stabilimento Magneti Marelli era il luogo perfetto per uno spazio di comunità. Un luogo che diventasse casa di progetti, organizzazioni, associazioni, di Magnete stesso. Ma il recupero fisico dell’immobile doveva andare di pari passo con la comprensione dei bisogni del territorio e delle persone che lo abitano: «Uno dei primi gesti con cui noi siamo stati accolti nel quartiere – ricorda Cavalli – è stato la consegna del “Promessometro”».

Magnete

«Un volantino con tanti bollini colorati, rossi, gialli e verdi in cui i residenti, che si erano costituiti in associazione, rivendicavano verso l’amministrazione una serie di istanze che loro ritenevano urgenti», aggiunge Cavalli. «Quando abbiamo fatto la call per le organizzazioni del territorio per chiedere chi volesse entrare in Magnete, si sono presentate subito tante realtà del territorio che volevano gestire direttamente lo spazio. È stato difficile far capire che noi non volevamo dare in affitto, ma costruire un percorso insieme. Per alcuni questo percorso non era interessante e non sono rimasti».

Lavorare con un territorio significa comprendere da quali persone è composto. Per Sara Carmagnola, vice presidente di Magnete e responsabile della curatela del progetto, capire chi erano le persone con cui si stava entrando in contatto era ed è fondamentale: «Adriano è un quartiere periferico particolare, in cui c’erano delle azioni territoriali che però non avevano mai trovato una loro pratica di emersione più collettiva. Sono sempre partite dal basso, lavorando su piccole comunità. Magnete è nato con la voglia di essere collettore di queste esperienze».

Magnete è uno spazio ibrido, tra cultura e cura

Ricordando una cosa fondamentale: «Il bisogno percepito della cultura è sempre molto complesso da individuare. Difficilmente una persona che abita in un territorio dove non arriva il tram e non sa come tornare a casa la sera ti indica un polo dove si fa cultura come prima necessità. Il lavoro è lungo. Devi convincere le persone. La nostra fortuna sta anche nel non fare solo attività culturali, ma avere progetti più ampi, su diverse tematiche, che ci permettono di incontrare i cittadini per una ragione diversa e poi portarli anche su altro. Questa varietà di cose che ci sono e che accadono all’interno di Magnete ci sta aiutando molto».

IL PROGETTO

L’Adriano Community Center, l’insieme dei servizi socio-assistenziali all’interno del quale trova spazio Magnete, è un esperimento interessante perché riesce a mettere a confronto diverse esperienze e progettualità. Non solo cultura appunto, ma anche welfare e cura della persona. Ne è un esempio Adriano Sicura, uno sportello di prossimità sul tema dei bisogni dell’invecchiamento, della prevenzione, del tutoraggio, del dialogo, aperto a due metri dallo sportello del punto di comunità culturale Magnete.

Magnete

«Non lo abbiamo messo lì a caso», chiarisce a tal proposito Guido Cavalli. «Le persone che fruiscono dei due spazi sono molto differenti e non è facile ibridare e farle incontrare. I bisogni sociali e sanitari sono per loro natura molto più espliciti, anche molto più acuti. Mentre il bisogno culturale è molto più elaborato, molto più mediato. Ma dalla vicinanza può nascere una scoperta».

Molto importante è anche la co-progettazione tra le varie realtà che fanno parte di Magnete perché permette di realizzare proposte in cui si possa riconoscere la maggior parte della nascente comunità. «Stiamo lavorando su diverse progettualità – precisa Carmagnola – con diversi livelli di coinvolgimento territoriale. Ci sono le attività proposte dai soci di Magnete, che vengono fatte negli spazi, nutrono la relazione col territorio, danno continuità di apertura. Sono importanti per il presidio, la prossimità, il trovare la porta aperta e agiscono su target specifici connessi alle attività degli enti stessi».

«Ne è un esempio il laboratorio permanente di arte per persone con disabilità cognitive. Poi ci sono le azioni di progettazione comune che coinvolgono gli enti soci. Sono ideate dal gruppo. Come Adriano A/R, una rassegna culturale condivisa dai soci di Magnete. Comprende dallo spettacolo di danza contemporanea alla balera, dallo spettacolo per bambini al concerto, alle danze dell’Africa occidentale. È un palinsesto che si nutre delle anime che vivono Magnete e che collaborano nella creazione di questo palinsesto».

Magnete
UNO SPAZIO IBRIDO

Magnete è dunque uno spazio ibrido, tra cultura e cura. Ma cosa significa nella pratica? «Siamo un’iniziativa culturale nata da una cooperativa sociale che lavora nell’ambito dei servizi della persona, di welfare, che si occupa di nidi, di psichiatria, di RSA, di anziani, ma che ha deciso di sostenere l’apertura di un punto di comunità. In questo progetto si esplicitano un ragionamento e una visione di medio termine sul che cosa deve diventare il welfare, un’idea della cura che si trasforma in cultura e viceversa e il tentativo di cambiare sguardo in modo molto radicale», spiegano Cavalli e Carmagnola.

«Magnete – concludono i due – deve essere un luogo in cui le attività proposte rispondono ai bisogni della collettività, ma anche dove si possono trovare cose interessanti diverse, in cui riconoscersi o solo da provare. Ognuno di noi è tante cose e ci servono spazi che rappresentino questa moltitudine».

Questo articolo fa parte di una serie di approfondimenti frutto della collaborazione fra Hangar Piemonte e Italia Che Cambia che ha lo scopo di raccontare la trasformazione culturale che stanno mettendo in atto persone, organizzazioni e intere comunità intorno a noi.

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