22 Ott 2024

Accordo Girolomoni-La Terra e il Cielo: il bio marchigiano insieme per resistere alle distorsioni dei mercati

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti

Qual è lo stato di salute del biologico italiano? L'occasione per fare il punto è un'importante operazione in corso fra due storici marchi del settore – La Terra e il Cielo e Girolomoni –, in procinto di unirsi. Ne abbiamo parlato con Bruno Sebastianelli, che dal 1980 è una figura di riferimento per la filiera biologica delle Marche e di tutta Italia.

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Ancona, Marche - Non sono ancora noti tutti i dettagli, ma la notizia è ufficiale. Le due principali aziende produttrici di pasta biologica delle Marche – Girolomoni e La Terra e il Cielo – saranno presto unite. Grazie a un accordo raggiunto dalle due società è nata la nuova società Arcevia Bio che ha preso in mano marchio e parte della produzione. Dietro all’operazione c’è la lunga crisi de La Terra e il Cielo, ma anche la volontà degli attori storici del biologico marchigiano di unire le forze per resistere all’avanzata del cosiddetto “biologico da supermercato”. Abbiamo chiamato Bruno Sebastianelli, fondatore di La Terra e il Cielo, per saperne di più.

Bruno, come è nato questo accordo?

Diciamo che è una notizia bella e brutta al tempo stesso. Perché finalmente, dopo quarant’anni che ci proviamo, siamo riusciti a unire il biologico marchigiano. Dall’altro lato, il motivo di questa unione è la nostra crisi economica dovuta a un mercato internazionale del biologico fuori controllo.

In che senso?

Nel senso che o sei un colosso oppure è molto difficile resistere. La media dimensione, come quella che avevamo noi, sta scomparendo. E i colossi fanno cose che di biologico hanno ben poco. 

La Terra e il Cielo
Spiegaci meglio.

Sono partecipati e finanziati da giganti della finanza e fondi speculativi, hanno metodi di produzione industriale. Di certo non hanno a cuore la salute delle persone e del pianeta.

Ci sono anche altre cause della vostra crisi? Per esempio, l’alluvione del settembre 2022 che vi ha causato migliaia di euro di danni ha avuto un peso?

Sì certo, anche quello ha avuto un peso. Però la situazione era abbastanza pesante già da un po’. Ci abbiamo provato a lungo. Siamo in crisi dal 2018. Io sono andato in pensione sette anni fa, ho lasciato tutto in mano prima a un nuovo direttore, poi a un altro, ma non ha funzionato. Forse dovevamo fermarci prima… 

Anche questo cambio di gestione può aver influito?

Forse non sono stato bravo a selezionare le persone, è possibile. Il nostro è un settore difficile, devi conoscerlo molto a fondo per muoverti bene. Ma la mia sensazione è che il problema di fondo sia un altro. Ovvero che se tu mantieni intatti i valori iniziali – come abbiamo fatto noi per quarant’anni – non ce la fai. Questo è ciò che più mi lascia l’amaro in bocca.

La Terra e il Cielo
Perché quei valori comportano costi troppo elevati?

Se continui a scegliere piccole aziende del luogo come fornitori – anche per tutelarle –, se continui a macinare il grano con le macine a pietra, a fare essiccazioni lunghe a basse temperature, non c’è niente da fare, hai costi troppo alti che le persone non sono più disposte a pagare perché trovano prodotti, sempre con il marchio bio, a molto meno. 

Immagino.

Pensa che persino catene di supermercati specializzati nel bio hanno messo sui loro scaffali paste biologiche a 0,99€.

E invece i gruppi d’acquisto solidale non hanno aiutato?

Sì, certamente, ma non è sufficiente.

La media dimensione, come quella che avevamo noi, sta scomparendo. E i colossi fanno cose che di biologico hanno ben poco

Questo governo punta molto sul made in Italy, almeno a parole. Più made in Italy di voi, che producete tutto a Km0… Non hai ricevuto nessun aiuto?

Abbiamo ricevuto normali contributi con il PSR regionale per fare gli investimenti, ma è soprattutto retorica di facciata, quella del governo. Pensa che col nuovo Piano Mattei [il piano di collaborazione Italia-Africa su energia e sviluppo, ndr] il governo ha affidato 36mila ettari di terreno in Algeria alla più grande azienda agricola italiana, quotata in borsa, per la bonifica e la conversione agricola dell’area. Il ministro Lollobrigida si è affrettato a dire che in Italia non arriverà nemmeno un chicco di grano algerino, ma staremo a vedere. 

Torniamo all’unione con Girolomoni. Ci dai qualche dettaglio in più?

Non posso darti cifre, che non sono ancora ufficiali, e siamo in trattativa anche per la cessioni di uffici e laboratori. Posso dirti che Girolomoni ha creato una nuova società che si chiama Arcevia Bio, che ha sede qui a Piticchio [storica sede de La Terra e il Cielo, ndr]. Hanno preso in affitto il nostro magazzino per lo stoccaggio dei cereali, fanno la decorticazione, hanno già iniziato a produrre e a vendere con il marchio La Terra e il Cielo. 

Quindi il marchio la Terra e il Cielo rimane!

Sì.

La Terra e il Cielo
E nella produzione cosa cambia?

I nostri soci hanno già conferito il raccolto 2024 alla cooperativa Montebello, che rifornisce di materie prime di filiera Marchigiana la cooperativa Girolomoni per essere trasformata in pasta. I nostri soci hanno la possibilità, se vogliono, di diventare soci della Coop Montebello.

Parliamo di futuro. A livello personale che piani hai?

Per il momento sono molto occupato nella liquidazione della cooperativa, poi in primis vorrei cominciare a godermi la pensione, ma senza uscire completamente dal mondo del biologico e se necessario posso dare una mano

E invece cosa ti aspetti che succeda al mondo del biologico?

La nostra unione è molto importante, per resistere ai “bio industrializzati” e “bio truffa”, ma soprattutto è una risposta di vera filiera importante “dalla terra alla tavola” che mantiene la regione Marche all’avanguardia nazionale e internazionale. Basti guardare i dati della nostra regione sul bio: abbiamo il 30% della superficie agricola utilizzata (SAU) che è biologica, mentre a livello nazionale è il 19%, a livello Europeo il 10%. Al caos del bio odierno, bisogna rispondere con filiera Marchigiana, alta qualità ed eticità ben organizzata per competere. Altrimenti un’altra valida alternativa è creare piccoli nuclei di produttori che fanno accordi solidali con i cosumAttori, perché i consumatori devono diventare attori del proprio cibo, sul modello delle CSA [comunità che supportano l’agricoltura, un modello in cui agricoltori e famiglie si uniscono per produrre il cibo, ndr]. Su questo fronte si registra un importante ritorno di giovani in agricoltura che vendono direttamente hai consumatori.

Leggi anche la storia di La Terra e il Cielo e il nostro approfondimento sull’agricoltura.

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