29 Ott 2024

GoodByeByBicycle: dall’India all’Italia in bicicletta per costruire case sugli alberi

Scritto da: Francesco Bevilacqua

Un viaggio in bicicletta di ventimila chilometri dal sud dell'India al nord Italia per conoscere progetti che si occupano di sostenibilità, fare rete fra essi e favorire lo scambio di conoscenze. Il tutto con un focus molto particolare: le case sugli alberi. GoodByeByBicycle è il progetto di una coppia italo-tedesca che vuole diffondere buone pratiche, sostenibilità e condivisione in giro per il mondo.

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Era il 10 gennaio di quest’anno quando le ruote delle biciclette di Aire e Lili hanno calpestato i primi, polverosi metri di una strada indiana intravvedendo solo con la mente e la forza di volontà una meta distante migliaia di chilometri: l’Italia. È nato così GoodByeByBicycle – letteralmente “arrivederci in bicicletta” –, il progetto di questa coppia italo-tedesca che si è conosciuta nel sud dell’India, in un luogo che culla da decenni un nuovo modello di vita comunitaria: Auroville.

Fondata nel 1968 per dare corpo alla visione del mistico indiano Sri Aurobindo, Auroville è una comunità intenzionale che tende all’unità e alla convivenza pacifica di ogni essere umano. È qui che Aire – italiano della Val Belluna – e Lili – tedesca di Assen, vicino al confine olandese – si sono incontrati e hanno incrociato le loro strade. «Dall’età di tre anni Lili si è trasferita con la famiglia ad Auroville, anche se ha trascorso un periodo di studi in Inghilterra per poi rientrare in India nel 2017», mi spiega Aire mentre combattiamo con le bizze della connessione.

In realtà il collegamento non è particolarmente complesso visto che il progetto GoodByeByBicycle si trova adesso in Puglia, dove è giunto dopo mesi di pedalate, diversi imprevisti e moltissimi incontri preziosi. Con Aire – Lili non partecipa alla conversazione perché non parla italiano, ma la intravvedo sullo sfondo del video mentre gioca con Schnuck, l’unico quadrupede della spedizione – chiacchieriamo in maniera fluida della sua storia di vita, del lavoro – che poi è anche una passione – che fa e di come è nata l’idea di GoodByeByBicycle.

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CASE SULL’ALBERO

Il link che unisce Aire e Lili e uno degli obiettivi della spedizione ha a che fare proprio con le case sugli alberi. «Quando ci siamo conosciuti lei lavorava per Treehouse Community, una unit – l’appellativo con cui vengono chiamate le aziende ad Auroville – che realizza questo tipo di costruzioni. Come dice il nome, è più di un’azienda: è una rete di cui fanno parte committenti e costruttori che si scambiano competenze, consigli e compartecipazione ai singoli progetti». Tutto questo è incluso in un progetto più grande denominato “500 Treehouses”, che prevede appunto la realizzazione di 500 case sugli alberi sparse in tutto il mondo.

«Da quando sono arrivato ad Auroville, circa un anno fa, faccio il volontario per Treehouse Community, ma il mio obiettivo e quello di Lili è farlo diventare un lavoro a tutti gli effetti», spiega Aire, che prima di partire per l’Asia ha fatto un corso professionalizzante approcciandosi all’arboricoltura, che è una parte fondamentale per fare case sugli alberi, così come lo è la conoscenza della biologia dell’albero.

Questo accenno al suo passato mi fornisce l’assist per chiedergli come è capitato in quella parte del mondo. «Prima ho lavorato per sei anni per IREN – mi risponde Aire –, ho una formazione come tecnico superiore per energia e ambiente. C’era una bella atmosfera, ho imparato tanto, ma ero solo un numero e aspettavo lo stipendio per poi stare dietro alle mie passioni fuori dal lavoro, così a un certo punto ho deciso di licenziarmi e partire per l’India».

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E lo ha fatto con il “chiodo fisso” delle case sugli alberi. Giunto ad Auroville, al corso di tree climber svolto in Italia ne ha aggiunto un altro con la unit locale TreeCare. L’ambiente della comunità indiana è stato balsamico per la voglia di apprendere di Aire: «Auroville è fantastica, è illimitato il sapere a cui puoi accedere se sei pronto a fare il volontario per i tanti progetti», sottolinea con entusiasmo.

Gli chiedo di darmi qualche dettaglio in più sulla parte tecnica e in particolare di spiegarmi il legame con la sostenibilità «È l’albero che decide cosa puoi costruirgli sopra, non sei tu che decidi», risponde prontamente Aire. «All’estero funziona molto anche l’ospitalità tipo bnb, però manca la cultura che connette l’abitare con la natura. Mi spiego meglio: noi non mettiamo nessun chiodo, nessuna vite, le nostre sono strutture semi-permanenti e quando le rimuovi l’albero non mostra segni del loro passaggio, a parte un irrobustimento del tronco e delle radici per reggere il maggior peso».

«Ci appoggiamo a ramificazioni e sistemi a costrizione – spiega ancora Aire –, cioè delle sorte di collari studiati appositamente per non danneggiare il cambium layer, che è la parte della pianta dove scorrono i fluidi. Mettiamo blocchi di legno intervallati intorno al tronco e un cavo d’acciaio intorno ai blocchi, così il punto di contatto è solo nel pezzi dove c’è il legno, il cavo non taglia il tronco e ci sono ampie porzioni di corteccia libere in modo che i flussi non si blocchino. Prediligiamo i rami e le “V” perché appoggiando le costruzioni hai meno bisogno di manutenzione. Se danneggi la corteccia infatti entrano batteri, funghi e parassiti che danneggiano la casa».

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GOODBYEBYBICYCLE

Un’altra cosa che Aire ha iniziato quando è giunto in India è stata frequentare lo Youth Center, uno spazio che ospita laboratori, eventi gastronomici, momenti di socializzazione e dove – manco a dirlo! – si costruiscono case sull’albero. Lì ha conosciuto Lili e «dopo un mese e mezzo che stavamo insieme ho tirato fuori l’idea di tornare in Italia in bici», racconta. «Giunti a destinazione vorrei rimanere un po’ di mesi, forse anche un anno qua, ma il mio futuro lo vedo in giro per il mondo».

Eppure il richiamo delle sue radici valligiane ogni tanto si fa sentire: «Mi piacerebbe tornare in Val Belluna, la situazione a livello di spopolamento non è critica come al sud ma comunque sono tanti quelli che se ne vanno e pochi quelli che tornano con progetti e novità. Lì ci sono il comparto della minuteria per occhiali, piccole produzioni industriali, un po’ di turismo». Perché tornare quindi? «Mi ci vedrei a portare aria nuova».

L’idea di partire è nata ad aprile del 2023, ma ci sono voluti diversi mesi per programmare tutto. Come spesso accade tuttavia, i momenti salienti del viaggio si sono presentati da soli durante il viaggio stesso: «Quando siamo partiti avevamo poche tappe, ma negli ultimi nove mesi abbiamo visitato più di ottanta progetti, volevamo imparare di più e anche condividere le nostre competenze sulle tematiche che ci stanno a cuore», spiega Aire.

Ero solo un numero e aspettavo lo stipendio per poi stare dietro alle mie passioni fuori dal lavoro, così a un certo punto ho deciso di licenziarmi e partire per l’India

Gli obiettivi del viaggio sono diversi e, partendo da quello principale di alimentare il network di TreeHouse Community, si diramano verso altre tematiche che in realtà sono strettamente collegate con la visione della unit indiana e con la filosofia delle case sugli alberi. «Visitiamo i posti, capiamo cosa fanno e come lo fanno e condividiamo le nostre conoscenze», precisa Aire.

Nello specifico, i progetti toccati da GoodByeByBicycle riguardano: afforestazione, che consiste nell’introdurre una foresta in un’area dove non c’è nulla – «nel 1968 Auroville era un plateau deserto, un canyon spazzato dai monsoni, oggi è piena di verde», mi informa Aire –; riforestazione, cioè ampliare o curare una foresta in cattive condizioni; conservazione di specie autoctone, che è una pratica che va a braccetto con la riforestazione perché non basta piantare alberi, devono essere nativi; biodiversità e località; edilizia sostenibile; pratiche sostenibili; vita comunitaria.

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L’etica ecologica alla base dei progetti di tree houses infatti è molto rigida: «Noi ci serviamo delle risorse forestali in modo sostenibile, non si taglia tutto e si prende solo quello che la natura può dare. Il legame col territorio è fondamentale: nel corso del viaggio sinora abbiamo visitato progetti di riforestazione e di edilizia sostenibile con diverse tecniche, in India fango, in Grecia è COB – calce, argilla e sabbia – perché vogliamo capire come si declina la sostenibilità a livello locale».

Una parte importante di GoodByeByBicycle è legata a un’associazione che frequentano sia Aire che Lili – Green Silk Road – che da otto anni promuove viaggi sostenibili via terra dall’India all’Europa con mezzi pubblici, car sharing e altre soluzioni a basso impatto. Lungo il tragitto si sta consolidando un network di scuole, ecovillaggi, associazioni che condividono l’approccio locale e sostenibile a problemi ambientali e sociali. «Siamo partiti con l’idea di visitare le strutture della rete e scoprirne di nuove, vorremmo farlo anche in Italia. Il concetto è: se vuoi viaggiare in questi paesi, puoi farlo visitando i progetti con uno scambio di servizi e conoscenze».

A tal proposito, in Transivlania si è svolta la prima Green Silk Road Summer School, dieci giorni di eventi e laboratori per creare futuri alternativi, capire la cause della policrisi e immaginarsi delle soluzioni. «È stata un’esperienza molto formativa, 28 persone che per dieci giorni sono state una comunità, abbiamo deciso come gestirci, abbiamo seguito un programma di massima e il resto l’abbiamo autocreato. Ora l’idea è organizzare altre edizioni sia in altri posti che in altri momenti dell’anno».

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IL VIAGGIO PROSEGUE

Sin qua il viaggio è andato avanti fra incontri interessanti e qualche avventura: GoodByeByBicycle è giunta via terra fino al Tibet, da dove per ragioni burocratiche è dovuto proseguire in aereo fino a Istanbul, e da qui ha toccato Bulgaria, Romania, Transilvania, Serbia, Macedonia, Grecia fino a raggiungere via mare la Puglia. Da qui il programma è di risalire la costa adriatica fino a Bologna per poi ridiscendere a Firenze, Bracciano, forse Roma. E poi ancora su: Pisa, La Spezia, una tappa a LaCasaRotta di Cherasco, Torino e, se il tempo lo consentirà, in bicicletta attraverso il nord Italia, con arrivo previsto in Val Belluna per la prima metà di dicembre.

E giunti a “casa” che si farà? «Per prima cosa ci riposeremo!», ammette Aire ridendo. «Dopodiché inizieremo a lavorare sempre nell’ambito del tree climbing e della carpenteria. Voglio migliorare e diventare mastro carpentiere e mi piacerebbe anche lavorare come meccanico di bici». Il programma dell’estate 2025 è ricominciare a girare l’Italia in cargobike e costruire almeno tre case sull’albero, contribuendo a diffondere questa cultura. «Non sono solo giochi per bambini, ma ci si può vivere», sottolinea in proposito Aire.

Uno degli scopi del viaggio era far vedere che tutto è possibile: «Non siamo ciclisti professionisti, la tenda non è neanche nostra, ce l’hanno prestata, ma fare un viaggio del genere si può. Vogliamo dimostrare che cambiare il mondo partendo dalle piccole azioni è alla portata di ogni persona. Un esempio? In quattro mesi abbiamo comprato quattro bottiglie d’acqua poi le abbiamo sempre riempite».



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