15 Ott 2024

Lutto perinatale: oggi si celebrano i bambini che non ci sono più, ma che restano per sempre nel cuore

Scritto da: Valentina Tibaldi

Ogni anno il 15 ottobre si celebra la Giornata mondiale della consapevolezza sul lutto perinatale, dedicata a bambini e bambine che non hanno superato la gravidanza. Ma è un momento fondamentale anche per cambiare l'approccio culturale a questo tipo di evento e per creare una rete sociale e sanitaria di supporto e accoglienza per le famiglie. Ce ne parla Claudia Ravaldi, presidente della Fondazione CiaoLapo, che da anni lavora in questo campo.

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“Rendere visibili le famiglie in lutto con l’intento di trovare loro uno spazio preciso all’interno di una società in cui gli individui sono sempre più veloci, più isolati e più soli. Chiedere di ridurre le disparità assistenziali, azzerando le morti perinatali evitabili, promuovendo la ricerca nelle aree dove la medicina non ha ancora saputo dare risposte chiare, come nel caso dell’aborto spontaneo o della morte improvvisa del lattante, ad oggi sine causa. Ricordare collettivamente i bambini che non ci sono più, pur restando per sempre nel cuore dei loro genitori”.

Con queste parole Claudia Ravaldi, psicoterapeuta e Presidente della Fondazione CiaoLapo, riassume obiettivi e significato della Giornata mondiale della consapevolezza sul lutto perinatale, neonatale e infantile, che ricorre ogni anno il 15 ottobre. Proprio CiaoLapo, punto di riferimento in Italia per le donne e le famiglie che si trovano ad affrontare un lutto perinatale, promuove in quella data – all’interno dei confini nazionali – l’iniziativa globale della Wave of Light, “onda di luce” che percorre tutto il mondo.

Lutto perinatale
Claudia Ravaldi

A partire dalle 19:00 i genitori, i loro familiari e amici accendono una candela per ricordare i loro bambini, creando una catena di luce che unisce simbolicamente le famiglie di ogni Paese e latitudine. Nell’ottica di contribuire a rompere il silenzio attorno a un tema tanto intimo quanto diffuso e fondamentale, abbiamo approfondito il discorso rivolgendo a Claudia alcune domande, utili peraltro a comprendere il prezioso lavoro di CiaoLapo nel creare consapevolezza e sostenere le famiglie in difficoltà.

Una donna, una coppia e/o un padre si trovano ad affrontare un lutto perinatale e si rivolge a CiaoLapo. Quale tipo di aiuto ricevono?

Quando una famiglia colpita da lutto perinatale si rivolge a CiaoLapo viene accolta con attenzione e rispetto, ricevendo supporto da un’équipe specializzata. Il primo tipo di aiuto è uno spazio di ascolto gratuito gestito da counselor dell’emergenza e psicologhe psicoterapeute in cui i genitori possono condividere i loro sentimenti, elaborare il dolore e sentirsi compresi. Dopo il primo contatto le famiglie possono scegliere tra diversi percorsi: dal forum online, dove i genitori possono consultare un archivio di migliaia di storie, testimonianze e consulenze offerte dai nostri professionisti, agli incontri gratuiti per i soci, che si svolgono su piattaforma.

È attraverso piccoli gesti, come il riconoscere la perdita con un pensiero, una parola o un gesto di affetto, che possiamo fare la differenza

Ogni mese CiaoLapo organizza incontri di psicoeducazione e di confronto sui vari aspetti che fanno parte dell’esperienza del lutto perinatale e laboratori di biblioterapia e arteterapia. I genitori possono scegliere di frequentare i nostri gruppi di automutuoaiuto oppure di intraprendere un percorso di sostegno psicologico o di psicoterapia con una delle nostre professioniste a tariffa agevolata. L’obiettivo di tutte queste attività è aiutare le famiglie ad affrontare le emozioni più complesse del lutto e rendere per quanto possibile più lineare e gestibile il percorso di elaborazione, che è un’esperienza naturalmente tortuosa e talvolta ricca di ostacoli. 

Come membri di una società che desideriamo “evoluta”, come è possibile fare la propria parte nel normalizzare il tema ed essere di supporto a chi ne ha bisogno?

Per contribuire a un cambiamento sociale riguardo al lutto perinatale è fondamentale partire dalla consapevolezza. Il primo passo è rompere il silenzio ascoltando con interesse, rispetto ed empatia le persone che ci sono passate e hanno quindi una storia da condividere. Questo ascolto, senza pregiudizi o stereotipi, permette di fare spazio all’interno della società anche alle famiglie con esperienza di lutto perinatale. Una volta restituita parola alle famiglie, la società potrà comprendere meglio l’impatto del lutto perinatale sulla vita delle persone, riconoscerlo come un lutto a tutti gli effetti e quindi lasciare che se ne parli apertamente, senza tabù.

Lutto perinatale

Nonostante negli anni le madri in lutto abbiano fatto un grande sforzo per rompere il silenzio dando voce alle loro storie, ancora oggi chi vive l’esperienza si sente invisibile o isolato, poiché questa perdita, nonostante la sua profondità emotiva, rimane per lo più incompresa. Le persone – dai familiari agli amici – potrebbero essere di grandissimo aiuto se imparassero a offrire un sostegno rispettoso e non giudicante, dando ai genitori il tempo necessario, senza forzare e senza patologizzare un percorso elaborativo che, nella maggioranza dei casi, ha un decorso lungo ma del tutto fisiologico.

Cos’altro serve per fare la differenza?

Anche la formazione degli operatori sanitari e dei professionisti del supporto emotivo gioca un ruolo cruciale. Una società che desidera progredire in questo ambito dovrebbe investire nella formazione di figure professionali capaci di accompagnare le famiglie nel percorso del lutto, rispettando i tempi e i bisogni di ciascun individuo. Parlare del lutto perinatale in contesti pubblici, come le scuole o i luoghi di lavoro, può contribuire a creare una cultura che non ignori queste esperienze, ma le accolga come parte della vita. È attraverso piccoli gesti, come il riconoscere la perdita con un pensiero, una parola o un gesto di affetto, che possiamo fare la differenza e contribuire al cambiamento culturale.

Il lutto perinatale è sempre stato tabù? 

Il lutto perinatale è stato per lungo tempo un argomento tabù: talmente tabù che il primo convegno nazionale sul lutto perinatale in Italia è stato organizzato da CiaoLapo nel 2007. Un argomento invisibile per il quale non c’era nessuno spazio pensabile e di conseguenza nessuna risorsa messa in campo per il sostegno alle famiglie, nonostante la perdita del bambino atteso e cercato colpisca nel nostro Paese una donna incinta su sei.

Lutto perinatale

Quando abbiamo iniziato a occuparci di lutto perinatale e a raccogliere centinaia e centinaia di testimonianze, il lutto perinatale stesso era un argomento negletto, di cui era meglio non parlare, che era meglio non studiare, su cui era preferibile non fare ricerca: qualcuno lo considerava un argomento troppo triste, qualcun altro diceva che i figli si rifanno, e dunque non può essere considerato un lutto come gli altri. Il tabù del lutto perinatale ha comportato l’assenza di rituali condivisi di commiato per le famiglie e un pervasivo rifiuto di considerare la perdita come meritevole di attenzione e di rispetto.

Ci sono state evoluzioni o cambiamenti nel corso degli anni?

Negli ultimi anni, grazie al lavoro capillare delle madri e delle famiglie di CiaoLapo, che dal 2006 hanno iniziato a condividere apertamente le esperienze di lutto perinatale nei loro territori e nelle loro comunità, il tabù ha via via perso consistenza e si è notevolmente ridimensionato. Sempre più famiglie hanno a disposizione gli strumenti per affrontare il lutto perinatale e cercarsi un sostegno adeguato, sempre più operatori si formano e offrono un’assistenza rispettosa e competente.

Oggi c’è una buona consapevolezza sul lutto perinatale e un crescente rispetto per le famiglie. Sono pochissime le persone che cercano di silenziare l’argomento, minimizzandone la portata o negandone la liceità. Gli operatori sanitari, soprattutto le nuove generazioni di ostetriche e di psicologi, sono molto più sensibili rispetto alle generazioni passate, più attenti a fornire un’assistenza rispettosa e un sostegno competente. Tuttavia, molto resta ancora da fare per eliminare del tutto lo stigma e garantire che tutte le famiglie ricevano il supporto di cui hanno bisogno.

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