Fabio Gerosa: “Con Fratello Sole aiutiamo il sociale a costruire un percorso di transizione ecologica”
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Lo scorso 7 ottobre, a Milano, Ashoka Italia ha presentato quattro nuovi imprenditori e imprenditrici sociali – ne abbiamo parlato qui. Oggi vi raccontiamo di Fabio Gerosa e di Fratello Sole, l’impresa sociale fondata dieci anni fa che supporta il Terzo Settore nella transizione ecologica e diventata in questi anni un punto di riferimento nell’ambito del no profit. Il bello di Fratello Sole? L’approccio condiviso, che dà il senso della comunità come qualcosa che viene prima di tutto. Ne abbiamo parlato proprio con Gerosa, uno dei nuovi changemaker di Ashoka.
Raccontaci Fabio, com’è nata l’idea di creare un’attività come Fratello Sole, unica nel suo genere?
L’idea di Fratello Sole è nata nel 2014 per affrontare il tema della riduzione dei costi energetici e in generale dell’impatto ambientale delle realtà no profit e degli enti religiosi che gestiscono immobili molto grandi. Fratello Sole ha preso corpo proprio a partire da questo bisogno collettivo. Siccome nessuno di noi era esperto in materia, abbiamo pensato di creare un veicolo che diventasse competente e potesse agire al posto nostro. Adesso Fratello Sole si impegna per creare le condizioni affinché la transizione ecologica diventi accessibile anche alle realtà sociali senza togliere tempo e risorse alle persone disabili, ai minori e ai senza dimora.
Cos’è cambiato in questo decennio?
Beh, tantissime cose: nel 2015 è uscita la Laudato si’ di Papa Francesco, il new Green Deal europeo è letteralmente esploso e c’è stata la riforma del Terzo Settore. Questi sono stati indubbiamente degli acceleratori che hanno permesso a Fratello Sole di decollare. Infatti se dieci anni fa siamo partiti in quattro soci iniziali, oggi siamo arrivati a tredici e dalle due sedi di partenza a Milano e Genova ora siamo sparsi in tutta Italia.
E in che modo si è evoluto il progetto?
Via via che affrontavamo la questione energetica ci siamo accorti che emergevano nuovi problemi. Abbiamo individuato quelli che io chiamo i “muri”, che impediscono la transizione energetica del terzo settore e sono essenzialmente tre. Innanzitutto la competenza. Non puoi chiedere a un parroco, a un volontario di un’associazione o a un cooperatore sociale di essere competente in un settore molto specializzato che è quello dell’energia. L’obiettivo quindi era rendere semplice una cosa che per chi è profano è molto complessa: portiamo competenza laddove manca.
E gli altri “muri”?
Sembra banale, ma la transizione ecologica costa tanto. Ci siamo accorti che un altro problema è che mancano i soldi e questa lacuna non si risolve con una donazione, perché è una questione che assorbe veramente tanta finanza. Gli enti del Terzo Settore o non hanno liquidità oppure, se ce l’hanno, la usano per i propri scopi primari, per comprare carrozzine per portare i ragazzi disabili in vacanza o per pagare un po’ di più il personale educativo o sanitario, per esempio. Togliere risorse finanziarie a queste realtà per convogliarle nella transizione, significa dissanguarli dal punto di vista di portare avanti la propria missione.
Competenza e finanza, quindi. E il terzo “muro”?
Tutte queste cose hanno valore dove crei un percorso di fiducia. I soci di Fratello Sole infatti sono gli stessi enti che vogliono questa transizione. Ecco perché abbiamo creato uno strumento interno che dà fiducia. Quando abbiamo cominciato a lavorare con Fratello Sole, facevamo l’analisi dei bandi della raccolta fondi della finanza agevolata – quelli degli enti pubblici ad esempio – e non c’era mai una citazione diversificata per gli enti religiosi del Terzo Settore.
C’erano i bandi per le caldaie o per l’installazione di pannelli fotovoltaici, rivolti solo alle piccole e medie imprese o ai privati cittadini, ma nulla per le realtà no profit. Ecco perché abbiamo creato dei “ponti normativi”: uno dei grossi problemi infatti era che gli enti del Terzo Settore che volevano fare la transizione ecologica non potevano accedere a queste forme di finanziamento.
Ti faccio un esempio: ai tempi del Superbonus 110% ci siamo resi conto, leggendo la bozza, che era possibile efficientare una villa, ma non una mensa dei poveri. Così siamo andati a Roma insieme a ENEA, un nostro partner, e siamo riusciti a far modificare un articolo della normativa affinché potessero partecipare anche le associazioni e gli enti religiosi. Parlando poi delle comunità energetiche, adesso sì che si possono inserire gli enti del terzo settore, le associazioni, gli enti religiosi; fino a poco tempo fa no.
Qual è la ricetta secondo te per puntare i riflettori sul tema e affinché il sociale venga considerato in questo processo?
Bisogna lavorare come lobby positiva e puntare molto sulla comunicazione, per aumentare la visibilità di queste realtà. Grazie alla nostra presenza – che è aggregata, peculiarità che ha fatto la differenza – siamo finalmente riusciti a entrare nella mente di chi scrive le norme. Dobbiamo far capire che ci siamo anche noi!
E come si aderisce a Fratello Sole?
Per diventare soci si acquistano delle quote di società – la quota minima è quindicimila euro – con cui si prende parte all’impresa sociale. Bisogna essere una diocesi però, non una parrocchia per esempio: i nostri soci sono a loro volta aggregati.
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