Tempo di raccolta di funghi tra rispetto e caos: c’è un equilibrio da ritrovare nei boschi sardi
Seguici su:
Candu proit làssa a proi. Quando piove lascia piovere, si dice in limba, e in tempo di siccità e disseccamenti, tentare anche solo a parole di non benedire e lasciar andare – come vorrebbe in realtà suggerire il proverbio – la pioggia, sarebbe da dissennati. Ma c’è un qualcosa che in tempo di precipitazioni non bisogna lasciar agire: “I cafoni razziatori di funghi“, come li battezzano dall’associazione ecologista Gruppo di Intervento Giuridico (Grig).
L’arrivo dell’autunno e delle recenti prime tanto invocate piogge portano la presenza dei funghi, ma non solo. Anche “boschi presi d’assalto e spesso devastati, conflitti con i proprietari terrieri e con gli allevatori a causa della scarsa educazione – per non dire altro – di molti raccoglitori. “Nei demani civici la raccolta dei funghi è riservata ai soli cittadini titolari dei diritti di uso civico” ricordano dal Grig, ma la questione – soprattutto in Sardegna, come si vedrà – non è così immediata. E i risultati, in negativo, non mancano.
L’ASSALTO INDISCIPLINATO AI BOSCHI
“Pressochè tutte le Regioni e Province autonome hanno una specifica normativa sulla raccolta dei funghi, predisposta in base alla legge quadro n. 352/1993, proprio per disciplinare un’attività che per tante persone costituisce un passatempo che permette di stare a contatto con la natura e la gastronomia, ma per parecchie altre costituisce una vera e propria attività economica. In Sardegna, unica regione in Italia, non esiste alcuna regolamentazione regionale, esiste solo il Far West“. Come sottolinea il Grig, nell’Isola infatti mancano parametri che regolino il comparto micologico, al fine di proteggere l’ambiente e garantire una raccolta sostenibile.
Campagne assediate, danneggiamenti di terreni coltivati, dispersione di bestiame, muretti a secco e recinzioni divelte: le denunce – da parte di privati e amministratori – non mancano, ma nonostante le diverse proposte regionali che negli anni sono state presentate, finora nessuna è arrivata al decisivo momento del voto. Una situazione che non ha frenato la volontà di tutelare paesaggio e biodiversità. A Desulo qualche settimana fa ad esempio ad annunciare l’arrivo di un’ordinanza è stato il sindaco Gian Cristian Melis, spinto all’azione dopo i numerosi episodi di assalto indisciplinato dei boschi locali da parte dei cercatori di funghi.
«Fiumane di maleducati hanno fatto razzia di tutto ciò che hanno trovato sul loro cammino, dai funghi passando per erbe officinali e altro. C’è chi è arrivato persino con camion frigo, a testimonianza di come ci sia un business occulto intorno», ha dichiarato all’Unione Sarda. L’ordinanza andrà a stabilire un limite al peso e agli accessi alle proprietà impegnate nella raccolta delle castagne. Ad Aggius invece, il Comune al fine di preservare e difendere le foreste ricadenti nel proprio territorio, ha emanato un regolamento che prevede la richiesta di una autorizzazione alla raccolta dei funghi, obbliga alla pulitura sommaria sul luogo di raccolta dei funghi eduli, vieta il danneggiamento di funghi non raccolti.
La stessa ordinanza vieta inoltre l’uso di contenitori di plastica per la raccolta e il trasporto e obbliga invece all’uso di contenitori rigidi areati, tali da consentire la dispersione delle spore durante il trasporto. “Alcuni Comuni hanno adottato specifiche ordinanze e regolamenti per la disciplina della raccolta dei funghi nei rispettivi territori – commentano dal Grig – addirittura con la previsione di “autorizzazioni comunali”, azioni che però risultano spesso “di dubbia legittimità”.
LA SITUAZIONE IN SARDEGNA
A differenza del resto del territorio italiano quindi, in Sardegna non è necessario alcun permesso per la raccolta dei funghi spontanei e non è previsto un tesserino obbligatorio. Come procedere allora? “In questa caotica situazione – spiegano sempre dal Grig – c’è un unico punto fermo sul piano giuridico e ambientale: la raccolta dei funghi nei boschi e nelle campagne rientranti nei demani civici è riservata ai soli titolari dei diritti di uso civico, cioè i cittadini residenti nei rispettivi Comuni. Si tratta di uno dei fondamentali diritti – fungatico – in capo ai titolari di usi civici, quale raccolta dei prodotti naturali della Terra”.
Sebbene quindi non ci sia una normativa regionale specifica in Sardegna, è consigliabile seguire le linee guida italiane. Cosa prevedono? Come riassunto in pillole, anche dal portale di riferimento fungocenter.it, tra i termini principali le linee guida italiane stabiliscono come limite alla raccolta dei funghi 3 chili per persona al giorno. È poi vietato raccogliere funghi in aree protette, riserve naturali e parchi dove la raccolta è soggetta a regolamenti specifici, mentre per quanto riguarda l’orario è indicato optare per le ore diurne, da un’ora prima dell’alba a un’ora dopo il tramonto, in linea anche in questo caso con le pratiche comuni adottate a livello nazionale.
“Finora risultano demani civici in ben 348 territori comunali sui 377 Comuni della Sardegna, cioè il 92% dei Comuni, su circa 303.676 ettari, pari al 12,62% dell’Isola. In attesa di una normativa regionale che colpevolmente tarda – commenta in conclusione l’associazione ecologista Gruppo di Intervento Giuridico – sarebbe molto utile che le Amministrazioni comunali – che sono enti gestori dei rispettivi demani civici per conto della collettività locale, titolare dei diritti di uso civico –, ponessero lungo i punti di accesso a boschi e pascoli cartelli con l’indicazione dell’esistenza di usi civici e della relativa riserva di diritti. Sarebbe un buon gesto per la tutela dell’ambiente e dei diritti delle collettività locali”.
L’ambiente naturale non è un luogo da conquistare, ma da attraversare con rispetto e consapevolezza. I boschi e le campagne, con la loro biodiversità, sono casa non solo per i funghi ma per una miriade di specie fondamentali per l’esistenza dell’intero ecosistema, che devono quindi essere tutelate e protette. Ogni gesto, dalla raccolta di un fungo all’abbattimento di un muretto a secco fino al semplice calpestio, può avere un impatto sul delicato equilibrio che avvolge e lega tutte le forme di vita che abitano l’ambiente. Solo attraverso questa prospettiva potremo garantire che tutte risorse naturali – funghi compresi – continuino a esistere, per le generazioni future ma prima ancora, per la loro stessa sussistenza.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento