16 Ott 2024

Antispecismo è sostenibilità: con Veghu il formaggio sardo è (anche) vegetale

Scritto da: Sara Brughitta

Alla base dei formaggi di Veghu non c'è il latte animale, ma mandorle, anacardi e soia. Si tratta infatti del primo centro di riferimento in Sardegna per la ricerca, formazione, produzione e vendita di formaggi 100% vegetali, ma non solo. Veghu è anche una comunità inclusiva e intersezionale, che guarda al futuro dell'Isola, nell'Isola.

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Oristano - Veghu è un microcosmo che per essere raccontato, ha bisogno di uno sguardo (e di una consapevolezza) di insieme. Sono molti gli studi che dimostrano infatti l’effetto devastante degli allevamenti intensivi e, nello specifico, anche quello dell’industria casearia è un settore noto per essere altrettanto impattante a livello ambientale. Emissione elevate di CO2, ricorso a sostanze chimiche e poi c’è la questione del packaging, principalmente con materiale plastico. Infine non va dimenticato il danno causato dalle acque reflue, le acque di scarico.

La Sardegna, con una delle densità ovine più elevate al mondo, ha una lunga tradizione nell’allevamento, parte integrante del patrimonio culturale ed economico isolano. Il tessuto del territorio sardo è composto principalmente da aziende medio-piccole, spesso a conduzione familiare, ma anche qua la crescente consapevolezza riguardo l’impatto ambientale dell’industria casearia e degli allevamenti solleva interrogativi sulla sostenibilità delle pratiche attuali.

In questo contesto è più che mai necessario esplorare strade ecosostenibili che possano ridurre gli impatti, passando anche per la promozione di un’alimentazione più responsabile. Un’opzione meno impattante, ad esempio, può essere offerta dalle alternative vegetali. Marcello Contu, fondatore di Veghu, centro di riferimento per la ricerca, la formazione, la produzione e la vendita di formaggi 100% vegetali, racconta come soluzioni etiche e sostenibili siano possibili e necessarie.

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Alcune delle creme spalmabili di formaggio Veghu
Da quale esigenza nasce il progetto?

La mia attività è nata per soddisfare la mia voglia di mangiare formaggio dopo essere diventato vegano: i formaggi rappresentavano l’ultimo ostacolo da superare. Nel mercato però ho trovato poche alternative, sia dal punto di vista nutrizionale che da quello del sapore. Per questo motivo ho sentito l’esigenza di autoprodurmi del formaggio che fosse in linea con le mie preferenze e necessità.

Il mio è innanzitutto un progetto antispecista, il che implica anche un forte impegno verso l’ecosostenibilità, tema fondamentale per me. In Sardegna parlare di antispecismo può essere a tratti rischioso in alcuni ambienti, ma credo comunque sia importante affrontare queste tematiche quotidianamente. Voglio far comprendere alle persone che l’allevamento intensivo ha un impatto enorme sull’ambiente e in aggiunta quella tipologia di carne non offre alcun beneficio nutrizionale.

Nel Barigadu qual è stata la risposta a un progetto antispecista di formaggi vegetali?

L’accoglienza che ho ricevuto a Bidonì e Sorradile è stata straordinaria sin dal primo giorno. Questi paesi, che affrontano il fenomeno dello spopolamento e sono ritenuti fra i più poveri della Sardegna, sono riusciti a formare una comunità solida. Le statistiche prevedono che tra vent’anni luoghi come il nostro non esisteranno più, ma noi vogliamo sfidarle. La mia azienda, come ogni piccola e media impresa, contribuisce allo sviluppo della comunità attraverso un’economia circolare.

In Europa ci sono poche aziende che producono formaggi vegani, in Sardegna siamo gli unici

Nonostante le proiezioni preoccupanti stiamo lavorando con passione e coerenza, sperimentando il sostegno della comunità. Vogliamo raccontare la nostra storia attraverso i prodotti che offriamo, utilizzando materie prime che rappresentano il nostro territorio. Inoltre stiamo emergendo anche come punto di attrazione turistica: le persone che partecipano ai nostri corsi di formazione scoprono un’area della Sardegna che altrimenti rimarrebbe sconosciuta, un territorio spesso trascurato anche dagli stessi sardi.

Come si svolge la formazione e perché c’è la necessità di avviare dei corsi?

Abbiamo diverse modalità di formazione, una di queste è la nostra academy, che aprirà a inizio 2025; attualmente ci stiamo concentrando sulla formazione in presenza. Avviene in due modi: organizziamo workshop aperti a gruppi di 15 persone, della durata di 3 o 4 ore, condotti sia da noi che da formatori esterni. L’altra modalità è la formazione privata, che è professionalizzante.

Il nostro pubblico è variegato: riceviamo partecipanti che risiedono in Sardegna ma anche provenienti dall’estero. Questo è dovuto al fatto che in Europa ci sono poche aziende che producono formaggi vegani, in Sardegna siamo gli unici. Fin dall’inizio, ci siamo configurati come un centro di riferimento, non solo per la produzione di formaggi ma anche per la ricerca, lo sviluppo e la trasformazione. La nostra sfida principale è stata quella di posizionarci come il primo centro di riferimento in Europa dedicato all’emergente mondo dei formaggi vegetali.

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La lavorazione dei formaggi Veghu
E invece dal punto di vista delle politiche regionali? Avete avuto accesso a qualche bando? 

Vengo da esperienze diverse e ho accumulato una certa conoscenza su ciò che mi circonda. Ricordo bene il 2020, quando avevo solo 35 euro sul conto e la necessità di cercare bandi si faceva sempre più forte. Ho dovuto gestire la mia azienda da solo all’inizio. Nel tempo ho creato una rete di contatti con cui scambio informazioni sui bandi, incontrando altre piccole aziende e imparando di più sulle possibilità che ci sono.

Tuttavia c’è un problema fondamentale: molti di questi bandi richiedono un anticipo di capitale, un ostacolo significativo per le startup. Ci dovrebbe essere maggiore attenzione verso bandi specifici per le aziende, che non richiedano nemmeno un euro di anticipo. Un finanziamento a fondo perduto di 10.000 euro per una startup nei suoi primi passi sarebbe un aiuto enorme, ma spesso ci troviamo davanti a finanziamenti più complessi, che sembrano mascherati dietro promesse di collaborazione e rete.

Cosa significa per un’azienda fare rete?

Spesso rifletto su quanto sia inflazionata l’idea di fare rete al giorno d’oggi. A mio avviso, la rete che resiste nel tempo è quella costruita su relazioni genuine, basate sulla prossimità, sul supporto, sulla collaborazione e sulla cooperazione. Noi stiamo costruendo questa rete da tre anni, nel nostro territorio è fondamentale. Non si tratta solo di partecipare a eventi con l’obiettivo di “fare rete”, ma di costruirla davvero, ogni giorno.

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Alcuni dei formaggi prodotti da Veghu

Le persone che partecipano alle nostre attività non solo si fermano da noi, ma soggiornano anche nelle strutture ricettive gestite da amici e amiche del luogo. Hanno l’opportunità di mangiare nei ristoranti locali e acquistare prodotti di aziende del territorio attraverso la nostra rivendita, creando così opportunità di conoscenza e scambio. Per me fare rete è questo.

La vostra realtà, Veghu, è anche “attivista” su varie questioni sarde.

Io mi dedico a un attivismo che considero esemplificativo, anche perché ho sperimentato diverse forme di attivismo nella mia vita. Attualmente, ciò che mi dà maggiore soddisfazione e benessere è offrire alternative pensate per le persone, evitando la frustrazione e l’angoscia. La nostra proposta non si rivolge solo a vegani, ma anche a onnivori e intolleranti, creando un ambiente inclusivo dove chiunque può assaporare i nostri prodotti e apprenderne il valore.

Non cerchiamo conflitti, piuttosto vogliamo aprire a nuove visioni e prospettive, essenziali per una terra come la Sardegna che ha tanto bisogno di rinnovamento. Noi siamo un’Isola, le cosiddette boccate d’aria arrivano soprattutto durante la stagione turistica ed è tutto strettamente legato all’introito. In questo scenario, spesso la tradizione poi viene utilizzata come qualcosa di performativo, da vendere. Essa però per me non può essere ridotta a un folklore o a una carnevalata, deve essere un elemento vivo che si evolve, altrimenti rischiamo di stagnare. Noi nasciamo anche come evoluzione della tradizione.

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Formaggio Veghu vegetale
In conclusione, quali sono le prossime sfide per Veghu?

Stiamo preparando l’apertura della nostra Academy online per l’inizio del 2025, sarà la prima accademia al mondo dedicata esclusivamente ai formaggi vegetali. A differenza dei corsi online esistenti, spesso parte di percorsi formativi più ampi, la nostra Academy offrirà corsi professionalizzanti strutturati con moduli e test finali. Avrà un corso base obbligatorio e rappresenterà una vera innovazione nel settore. La nostra sfida principale per il 2025 è partire con il primo corso a gennaio. Ci permetterà di eliminare le barriere, consentendo a persone da tutto il mondo di accedere alla formazione, invece di dover viaggiare per due giorni come già fanno alcuni studenti dalla Svizzera e dalla Croazia.

In Sardegna mi trovo immerso in un tessuto vibrante di startup, collettivi informali e progetti affascinanti. Ogni mese scopro una nuova realtà che riesce a catturare la mia attenzione e non posso fare a meno di chiedermi dove sia stata nascosta fino a quel momento. È sorprendente pensare che a pochi chilometri di distanza, potrebbe esserci un progetto in grado di collaborare con noi, condividere la nostra visione e i nostri valori, eppure non lo conosciamo.

Quello che mi colpisce è che spesso queste iniziative non comunicano tra di loro. È un peccato, ci sono così tante realtà diverse e interessanti che coprono ogni settore: dall’illustrazione all’arte contemporanea, dalla cosmesi e oltre. Il mio desiderio è di creare una rete, conoscerci e comunicare, affinché possiamo tutti e tutte trarre beneficio da questo fertile ecosistema creativo.

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