La storia di BioVio, che coltiva biologico per scelta culturale
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Savona - Nell’ambito della nostra indagine sull’agricoltura in val Pennavaire, abbiamo deciso di intervistare una realtà familiare molto nota nel territorio ingauno, che porta avanti la sua attività a cavallo tra la fertile piana di Albenga e la vicina valle Arroscia: BioVio.
“Una famiglia genuina con solidi valori”. “Una meraviglia per gli occhi e per il cuore”. “Un’azienda creata da da persone di una professionalità, un’etica e un’umanità rara”. Poco prima di fare due chiacchiere con Caterina Vio, mi ritrovo a curiosare tra commenti e recensioni dell’azienda agricola e mi saltano all’occhio queste osservazioni, che sottolineano calore, accoglienza e una certa bontà d’animo, peculiarità che vanno al di là della qualità delle produzioni o dei piatti serviti in agriturismo.
Ed è proprio mentre la ascolto parlare che realizzo che qui storia, legami familiari, ingredienti locali e rispetto dell’ambiente si intrecciano, per far rivivere a chiunque si avvicini a questa famiglia l’esperienza della Liguria più genuina, più vera, autentica. BioVio infatti è presente in questo territorio da generazioni: «Siamo sempre stati agricoltori: la nostra è una famiglia che coltiva sulla piana di Albenga già dai tempi dei bisnonni», mi spiega Caterina.
COLTIVARE BIO PER SCELTA CULTURALE
Certificata biologica dal 1989, l’azienda rinnega l’uso di pesticidi, di diserbanti e di concimi chimici perché non fanno parte della tradizione locale. Caterina mi racconta che il marchio BioVio è nato proprio in concomitanza con il rilascio della certificazione, risalente a tempi lontani in cui di biologico non se ne parlava ancora, e anzi era più controproducente esserlo piuttosto che non esserlo. «Per noi però è sempre stata molto più importante l’attenzione nei confronti del territorio e di conseguenza anche del consumatore».
«Non stiamo facendo altro che portare avanti le abitudini del passato, per questo coltivare biologico non la riteniamo una scelta né tecnica né economica: è culturale». Tradizionalmente infatti il contadino, non avendo a disposizione tutti i fitofarmaci e i prodotti chimici di oggi per difendersi da insetti e malattie delle piante, cercava di lavorare con più attenzione sulla scelta del terroir.
«Le vigne e gli uliveti si sono sempre coltivati sopra una certa altitudine, in pianura invece si preferivano ortaggi, fiori, erbe aromatiche, insomma colture, più adatte», chiarisce Caterina. Ecco perché, per poter coltivare biologico è fondamentale piantare le varie cultivar nelle zone più idonee.
«Se si piantano delle vigne in una valle umida è quasi impossibile portare avanti una produzione in biologico: la pianta avrà bisogno di essere aiutata con determinati prodotti, altrimenti non ce la fa. Olio, vino, ortaggi ed erbe aromatiche li produciamo in luoghi differenti, proprio perché, in base alle zone in cui abbiamo i terreni, abbiamo individuato le varietà più idonee a quel territorio. Facciamo quindi quello che faceva tradizionalmente l’agricoltore prima del dopoguerra».
LA PRODUZIONE E IL LEGAME CON IL TERRITORIO
Sui fertili campi della piana tra i vari ortaggi fa capolino anche il rinomato carciofo spinoso di Albenga, che la famiglia Vio ha sempre prodotto. E il motivo è strategico: «Essendo una pianta che fa molto verde, arricchisce anche il terreno di sostanza organica. A rotazione quindi tutti i nostri campi in pianura vengono sempre occupati dal carciofo proprio per questa sua peculiarità, in alternanza con erbe aromatiche».
Oltre alla produzione agricola, BioVio ha anche una cantina, con agriturismo e “ortosteria”, gestita da Carolina, la sorella di Caterina con la passione per la cucina sin da quando era piccola, da quando respirava gli odori e i profumi dei piatti che preparavano la mamma e la nonna.
Oggi l’enoturismo, con le visite alle cantine, le degustazioni e le passeggiate in vigna sono diventate di tendenza e questo ha portato il marchio a essere molto conosciuto in questo settore. «È una via “facile” in un certo senso – evidenzia Caterina – perché attraverso il vino e la visita in cantina riusciamo a parlare tanto con i clienti di terroir e di varietà autoctone, raccontiamo aneddoti di paese e proponiamo abbinamenti con i prodotti locali –infatti serviamo sempre delle fette di erbazzone o verdure ripiene in accostamento al calice – in modo che anche una volta rientrati, i turisti sappiano riprodurli a casa».
Con il territorio poi, in particolare la valle Arroscia, il legame è molto stretto: «È la nostra terra del cuore, dove abbiamo sempre avuto gli oliveti di Taggiasca e tutti i nostri vigneti, soprattutto di Pigato; è una valle che ci ha accompagna in questo percorso da sempre. La nostra mamma, poi, è originaria di questa valle, a cui quindi siamo molto affezionati».
La nostra speranza è che la storia della semplicità di questa azienda sia uno stimolo positivo per contaminare anche la limitrofa val Pennavaire, oltre che altri territori, liguri e non.
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