Biennale della Prossimità 2024: la “rigenerazione” dei luoghi napoletani
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Campania - Lo scorso fine settimana Napoli, città di cultura e tradizione, ha ospitato la V edizione della Biennale della Prossimità. Eventi e spettacoli hanno reso indimenticabili le giornate nella città partenopea. Ambiente, cultura, digitale e società sono stati alcuni dei temi trattati che hanno visto l’unione delle realtà coinvolte allo scopo di creare occasioni di collaborazione e networking. Vediamo nello specifico cosa è accaduto durante le manifestazioni.
TRE GIORNI DI PROSSIMITÀ
Giovedì 3 ottobre la Biennale è iniziata con la plenaria di apertura nel celebre Teatro Trianon Viviani, luogo di cultura per eccellenza. I lavori sono iniziati con un forum sul tema centrale, “Rigenerare relazioni e luoghi”. Dal pomeriggio, seminari su ecosistemi, povertà e salute; infine il teatro Trianon Viviani ha accolto lo spettacolo serale. Non sono mancate le mostre che hanno accompagnato l’intera Biennale, tra cui “I migranti mappano l’Europa”, “Glossario della prossimità” e “Archivi domestici”, tutte tenute tra l’Albergo dei poveri e la chiesa dei Salesiani Don bosco.
Venerdì 4 ottobre la Biennale è ripartita alle 9:30 con i primi seminari incentrati su città, luoghi e inclusione. CNCA, Scuola Centrale di Formazione e rete Pangea, sono solo alcune delle associazioni e fondazioni che hanno contribuito alla resa dei forum. In tarda mattinata si è parlato di patti educativi, ricerca e cambiamento, collegando l’importanza della rete tra istituzioni ed enti locali per il benessere dei più giovani.
Il pomeriggio un altro forum sulla povertà energetica, grave problema che si cerca di risolvere con percorsi di sensibilizzazione sul tema rivolti alle famiglie. Officine gomitoli è stato luogo di confronto grazie alla collaborazione con Legambiente, Fondazione con il Sud, Banco dell’energia, Fondazione Cariplo e Cooperativa ènostra. “Migrazioni” invece il nome del laboratorio tenutosi presso l’Albergo dei poveri, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze dell’Università di Genova, dove è intervenuto il direttore Franco Manti. I temi di migrazione e accoglienza sono stati trattati in maniera laboratoriale, con la condivisione di esperienze di vita e partecipazione del pubblico.
In serata il Rione Sanità ha preso vita grazie al Frente Murguero Campano con balli e teatro di strada tipici della Murga. Si è voluto così rappresentare la lotta di classe e il rovesciamento dei ceti sociali tipici del Carnevale. Vestiti con abiti particolari, i personaggi si sono riversati strada disordinatamente a suon di tamburi, urla e battito di mani. “Cibo e cultura a Rione Sanità” ha coinvolto tutti in visite guidate nei luoghi più antichi di Napoli, attraverso storie, leggende e buon cibo.
RESOCONTO DELLA BIENNALE
La V edizione della Biennale della Prossimità napoletana si è conclusa al Teatro Trianon Viviani con un resoconto dell’evento per capire cosa si è appreso durante questi tre giorni. Presenti Francesca Blandino del comitato locale, Carlo Andorlini dell’Osservatorio nazionale sulla prossimità, Graziano Maino di Pares, Barbara Di Cerbo, dirigente scolastica e Marta Battioni, codirettrice della biennale, a cui sono state affidate le conclusioni: «Il Glossario della prossimità – ha detto – è un percorso in divenire che nasce da Napoli, dall’appuntamento di questi tre giorni, e viene consegnato come se fosse un passaggio di testimone alla prossima edizione, per un’implementazione delle parole di prossimità».
«La seconda restituzione è stato il metodo della prossimità che ha acconsentito alle persone di partecipare attivamente, a seconda dei temi, e di poter ascoltare dando il proprio contributo in un’ottica di scambio di comunicazione». L’analisi di ricerca della Biennale ha prodotto un esito finale che Carlo Andorlini ha definito così: «Bisogna restituire alla politica quello che è il proposito della prossimità, ripartire dalle pratiche, ma ricreare uno scenario che ricostruisca anche ciò che non è prossimità».
In generale, Marta conferma che «l’evento è andato molto bene, con 800 partecipanti, 120 relatori e più di 200 studenti. 20 momenti di dialogo, 10 laboratori, 7 momenti di spettacolo e cultura, 5 mostre permanenti, una ricerca, 5 luoghi della città contaminati». Guardando al futuro, «a breve la Biennale ricomincerà il suo lavoro» per ideare nuovi progetti nella preparazione di un’altra edizione.
«La Biennale è come un’armonia – ha dichiarato Massimo Ruggeri durante l’apertura della V edizione – che crea un’orchestra, a partire dall’accordare i propri strumenti, quando ognuno sembra che vada per la sua strada. In realtà insieme si produce un suono che, grazie al contributo di tutti, è meraviglioso». Parole emozionanti e vere, alle quali Marta ha aggiunto che «produrre armonia implica che qualcuno rinunci ad un pezzo della propria per fare entrare la nota di qualcun altro, in un gesto di generosità collettiva».
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