1 Ott 2024

La Biennale approda al Trianon Viviani: spettacoli riflessivi tra tradizione e modernità

Scritto da: Martina Maiorano

Sono diversi e interessanti gli spettacoli in programma per la Biennale della Prossimità 2024. Il Trianon Viviani – storico teatro partenopeo – giovedì 3 ottobre ospiterà due eventi teatrali con temi riflessivi e sociali, che trasporteranno il pubblico all'interno delle storie narrate. Una metafora per focalizzarsi sugli argomenti su cui la stessa Biennale vuole porre l'attenzione.

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Campania - Nel cuore della città di Napoli sorge il Teatro Trianon Viviani, dedicato alla canzone napoletana, che unisce la tradizione partenopea con la contemporaneità. Dalla sua inaugurazione nel 1911, ha visto salire sul palco le principali famiglie teatrali napoletane e in occasione della Biennale della Prossimità ospiterà due spettacoli. Il programma della Biennale – che si terrà a Napoli dal 3 al 5 ottobre – è molto ricco, tra seminari, laboratori, manifestazioni e mostre. Una delle sedi degli spettacoli, che andranno in scena il primo giorno della Biennale, sarà proprio il Teatro Trianon Viviani.

“UN ESTREMO ATTO D’AMORE”

Il pomeriggio del giovedì, primo giorno della Biennale, ci sarà “Un estremo atto d’amore” con Riccardo Salvini, regia di Viren Beltramo e la produzione affidata alla Compagnia Genovese Beltramo. La trama vede come protagonista Claudio Foschini, un malavitoso romano che vive la sua vita tra rapine, prigione e droga. Durante la detenzione a Rebibbia, Claudio partecipa a un progetto teatrale in cui viene messa in scena l’Antigone di Sofocle.

Il titolo dello spettacolo – “Un estremo atto d’amore” – è una citazione delle parole del protagonista che vede nel teatro l’ultima possibilità di riscatto. La regista Viren Beltramo ha ripreso le parole di Claudio Foschini, un uomo vissuto nella periferia di Roma narrata da Pasolini. «È uno spettacolo molto potente, quest’estate abbiamo vinto il premio Gigi Dall’Aglio all’Istituto Cervi di Reggio Emilia».

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A proposito del protagonista, Beltramo osserva che «è entrato e uscito dal carcere diverse volte ed è diventato testimone di quello che è stato il passaggio del sistema carcerario, dal carcere punitivo a quello riabilitativo. Ha preso parte al primo gruppo di persone che hanno fatto teatro in carcere, nel suo caso fece l’Antigone e questa esperienza lo ha nutrito molto e lo ha spinto, in un anno di detenzione, a scrivere le sue memorie che si chiamano “In nome del popolo italiano” e noi abbiamo tratto questo spettacolo dalla sua autobiografia conservata all’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano».

«L’estremo atto d’amore, per Claudio, è stato raccontare la sua storia in una maniera estremamente spontanea. Questo testo è un flusso di coscienza senza punteggiatura che se lo leggi ti sembra di conoscere una persona in più nella tua vita. Il nostro estremo atto d’amore è portare la sua testimonianza in giro per il mondo per raccontare una storia che spesso pensiamo essere lontana, ma invece, se abbiamo occhi per guardare e orecchie per ascoltare, in realtà, sta parlando di ciascuno di noi», ha concluso la regista.

I due spettacoli della Biennale incarnano l’obiettivo Teatro Trianon Viviani, unire tradizione e innovazione per dar vita a qualcosa di straordinario

Il tono divertente e sincero si contrappone a quello elevato tipico della tragedia greca, in particolare sono presenti molti passaggi dell’Antigone. Grazie ai suoni diffusi in esafonia, il pubblico viene precipitato all’interno della storia, dove si sente parte di essa e vicina alla storia del personaggio. La prossimità, tema chiave della Biennale, è incarnato perfettamente in questo spettacolo teatrale, che risulta essere estremamente riflessivo e meditativo.

“STORIE”

Il primo giorno della Biennale si concluderà al Trianon Viviani con“Storie”, spettacolo voluto dall’associazione Rete 14 Luglio e interpretato da Francesco Giorda e Stefano Dell’Accio. Il racconto tratta di due persone che vivono tra caos e frammenti di oggetti di una cooperativa che sta per chiudere, tentando in tutti modi di far sopravvivere quei rottami che ritengono parte della propria vita. I protagonisti rappresentano l’audacia e la forza di chi resiste al tempo ed è attento a luoghi e persone.

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«Lo spettacolo è stato pensato e scritto per i trent’anni della Cooperativa Sociale Arcobaleno», racconta l’attore Stefano Dell’Accio. «Due personaggi hanno 60 minuti di tempo prima che parta un decreto per far chiudere la cooperativa. Resta loro solo un’ora per raccontare dinamiche di persone e avvenimenti che accadono nell’associazione». La Cooperativa Sociale Arcobaleno è una realtà torinese che nasce con l’intento di integrare ed accogliere. Circa il 40% dei lavoratori proviene da situazioni drammatiche e, grazie alla cooperativa, hanno avuto una seconda possibilità.

«Sono due personaggi strambi, uno più determinato e l’altro rassegnato. Sono racconti messi in drammaturgia partendo da spunti arrivati dai lavoratori». I due spettacoli incarnano l’obiettivo Teatro Trianon Viviani, unire tradizione e innovazione per dar vita a qualcosa di straordinario. Incentrati su società e storie di vita, gli eventi promossi dalla Biennale trasporteranno il pubblico sul palco e nel palco, rendendolo protagonista dei racconti e suscitando riflessioni sulle dinamiche della quotidianità.

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