L’appello di Milena Antonucci per salvare Librìdo, il caffè-libreria di Genova
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Genova - “In qualità di anima della Librìdo mi rivolgo a tutti coloro che, in questi quasi quattro anni di attività ed eventi, sono passati, hanno preso un caffè, una birra, uno spritz oppure un libro, sono venuti a suonare, a presentare la propria opera letteraria, a esporre i propri dipinti, a offrirci la loro bravura attoriale o semplicemente a curiosare tra gli scaffali”. Inizia così la lettera aperta di Milena Antonucci, titolare del caffè-libreria Librìdo – ve ne abbiamo parlato qui – che si è ritrovata nei giorni scorsi a chiedere un supporto concreto alla cittadinanza e a figure professionali che possano aiutarla nella gestione della parte economica dell’attività.
La Librìdo non è mai stata un bar “normale” ed è proprio per questo che nel 2021 destò subito la mia curiosità. Una caffetteria particolare, gestita da una persona decisamente fuori dal comune, con uno sguardo attento nei confronti della cultura, dell’arte e del teatro. Un luogo stravagante, in una piazzetta deliziosa – i Truogoli di Santa Brigida – che colpisce subito chi vi fa capolino. Qual è il problema oggi?
Se è vero che sono stati anche il bar e le sue consumazioni a consentire alla Librìdo di stare economicamente in piedi sino a oggi – l’attività commerciale in quanto tale era parte integrante del bando del Comune a cui Milena ha partecipato nel 2019 e a cui era riservata la call –, è altrettanto vero che questa denominazione ora la strozza, tarpando le ali alla vera essenza di questo luogo, che ha un’anima più devota alla cultura che al lucro. Decido di contattarla per farmi raccontare da lei che cosa sta succedendo.
LA SITUAZIONE
«È meglio arrabbiarsi che deprimersi, no?», esordisce Milena durante la nostra chiacchierata. Parliamo subito della sua lettera aperta con raccolta firme annessa, che adesso sta girando molto sui social: «Online ne ho già ottenute oltre 500, circa 150 invece quelle cartacee». Sono state tante le persone che in questi giorni, dopo aver letto la petizione, sono comparse in caffetteria per fare due chiacchiere, mostrarle la propria vicinanza e firmare: «Finora ho visto davvero tanta solidarietà ed è una cosa che mi rincuora molto dal punto di vista umano. Per il resto, economicamente sto annaspando», sorride, con amarezza.
«Adesso avere una minuscola attività come la mia comporta un inesorabile schiacciamento della sua vitalità, gravata da spese troppo onerose, “regolata” da leggi volte a favorire e tutelare i grandi gruppi, soffocata da tassazioni mostruose. Se poi si vogliono fare le cose per bene, nel doveroso e sacro rispetto dei diritti dei lavoratori, la morsa sistemica stringe ancora di più e ci si ritrova rantolanti e prossimi al collasso».
Negli ultimi dieci anni infatti a Genova hanno abbassato la saracinesca oltre 1.500 negozi, quasi quattro al giorno, passando dai 6.846 del 2012, ai 5.320 di giugno 2023: una crisi che parla di desertificazione e degrado, ma anche di perdita di presidi nei quartieri e di danni al tessuto economico e sociale della città.
Ecco perché, lo scorso febbraio, Antonucci ha portato a Palazzo Tursi la lunga lista di tutti gli eventi letterari, teatrali e artistici organizzati dalla Librìdo a partire dalla fine del lockdown sino a quel momento, proprio per chiedere di poter fare una conversione e modificare la destinazione d’uso: «Mi è stato detto che non è possibile, perché quel locale non può essere adibito ad attività associativa. Perderei anche volentieri la licenza per la somministrazione di alcolici, a me interessa soprattutto proseguire sul piano culturale», sottolinea.
La raccolta firme quindi è a sostegno dello spirito più profondo dell’attività di Milena: «Adesso vorrei semplicemente trovare un altro luogo dove poter continuare a far esistere la Librìdo in una diversa forma, quella associativa, non potendo applicare questa intenzione al locale dove mi trovo ora, proprio perché il Comune, proprietario dello spazio, chiede l’esclusiva presenza di attività commerciali».
I PROSSIMI PASSI
La raccolta firme proseguirà sino a fine anno e a inizio 2025 Milena le presenterà tutte agli uffici comunali di competenza. «Vorrei semplicemente poter vivere tranquilla, senza dovermi misurare costantemente con dei mostri burocratici con cui ho serie difficoltà a rapportarmi. Il punto è che le realtà commerciali piccole come la mia non possono reggere il confronto con i grandi gruppi. Probabilmente è già un controsenso di per sé spingere l’apertura di piccole attività senza un intervento costante da parte della Pubblica Amministrazione. I commercianti possono fare il miracolo senza un sostegno delle istituzioni».
Il rischio ora che è tutto quello che è stato costruito in questi anni vada in frantumi, soprattutto dal punto di vista del presidio su un territorio particolare, a pochi passi da Via Prè. Quando ci si occupa di cultura tutto diventa molto spinoso: «Se Librìdo fosse stato un bar qualunque non avrebbe mai attirato un certo tipo di clientela, così attenta e sensibile a tutte le cose che vengono proposte settimanalmente. Ecco perché mi piacerebbe quantomeno un riconoscimento di quello che è stata l’attività in questi anni in un contesto difficile come quello in cui si trova».
“Anche se indosso queste vesti, non sono un’imprenditrice: sono un’autrice, una traduttrice, una voce, una mente creativa, un vivaio d’idee e ho bisogno di una vita che mi mantenga in contatto con ciò che mi appassiona, per trasmettere agli altri il mio modo, personalissimo, di intendere la bellezza e di fare, con questo, del bene“, conclude Milena nella sua lettera aperta. E in questi anni Librìdo è riuscita a mantenere in vita uno spazio di incontro e di libera espressione artistica in una piazzetta graziosa quanto delicata. Dando voce a questo grido d’aiuto, la nostra speranza è che la Librìdo possa continuare a trasmettere bellezza e stappare nuove occasioni di cultura. Anche senza spritz.
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