Greenpeace mappa i PFAS: “Stiamo prelevando campioni di acqua potabile in Liguria”
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Genova - Sono conosciuti come “inquinanti eterni” perché estremamente persistenti nel nostro ambiente e nell’organismo. Sono i PFAS, un gruppo di sostanze chimiche pericolose per la salute – l’acronimo sta per sostanze poli- e perfluoroalchiliche – presenti nell’acqua potabile. Per via della loro preoccupante diffusione, Greenpeace ha deciso di mapparne la presenza in tutta Italia.
Nei giorni scorsi la missione è passata proprio dalla Liguria, dove sono stati effettuati campionamenti nelle città di Albenga, Sarzana e Rapallo, oltre ai quattro capoluoghi di provincia. Quindi il problema è anche qui? Ne abbiamo parlato con Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia dal 2015 e autore di PFAS. Gli inquinanti eterni e invisibili nell’acqua – ve lo abbiamo presentato qui).
Giuseppe, raccontaci di questa spedizione che ha in programma di toccare in cinque settimane 220 città in tutte le regioni d’Italia: com’è nata e come sta andando?
Questa missione nasce perché nonostante in tutta Italia siano state registrate contaminazioni da parte di queste sostanze nelle acque – per lo più in fiumi e acque sotterranee – non esiste ancora una mappatura ufficiale. Vogliamo quindi valutare l’estensione della contaminazione da PFAS e identificare eventuali nuove aree colpite, oltre a quelle già note.
Adesso non possiamo ancora fare previsioni, ma a fine ottobre, quando si concluderà la nostra spedizione, manderemo tutti i campioni al laboratorio. Dovremo aspettare l’inizio del 2025 però per avere un quadro completo dei risultati. Sul piano della sensibilizzazione invece, durante i nostri incontri con la cittadinanza, stiamo notando molta partecipazione e una certa curiosità sul tema.
Mentre Veneto e Piemonte sono già conosciute per casi di contaminazione da PFAS, in Liguria la situazione com’è?
Il 30% dei campioni ambientali analizzati tra il 2019 e il 2022 ha rilevato la presenza di queste molecole, il che ha reso la Liguria una delle regioni italiane con la percentuale più alta di positività. Arpal ha evidenziato le contaminazioni nei fiumi Polcevera e Scrivia e nel rio Cassinelle.
E sulle acque potabili?
La situazione sembra un po’ più rassicurante: alcuni dati richiesti da Greenpeace al gestore IRETI, anche questi relativi al periodo 2019-2022, infatti avevano evidenziato l’assenza di questi inquinanti in quasi tutti i comuni monitorati, eccetto in alcuni pozzi a Rapallo, utilizzati per servire i comuni di Rapallo, Camogli, Zoagli.
I PFAS si possono riconoscere in qualche modo?
Purtroppo no, sono sostanze subdole perché incolori, inodori e invisibili a occhio nudo. Per conoscerle meglio, con questa campagna di monitoraggio andremo a testare una sessantina di molecole – sono migliaia, ma per darti un’idea, gli enti pubblici ne analizzano circa 25 – e avere un quadro più esaustivo della situazione, perché i controlli attuali sui PFAS sono insufficienti.
E noi come entriamo in contatto?
Attraverso l’acqua e gli alimenti. In questo modo le molecole possono diffondersi nel nostro sangue, con gravi rischi per la salute. Tra queste, il PFOA – acido perfluoroottanoico – è stata dichiarato cancerogeno. In generale, l’esposizione a diverse molecole PFAS può portare a problemi alla tiroide, diabete, danni al fegato e al sistema immunitario, cancro al rene e ai testicoli e avere impatto negativo sulla fertilità. Trattandosi di una contaminazione a cui purtroppo tutti siamo esposti, siamo di fronte a un grave problema di salute pubblica, perché queste sostanze, definite “eterne accumulabili”, si immagazzinano nel nostro corpo, con tempi di espulsione molto lunghi.
Anche i bambini sono esposti?
Sì, soprattutto i neonati, a cui queste sostanze arrivano attraverso la placenta o il latte materno. Il corpo della donna se ne libera, trasmettendo inconsapevolmente al piccolo questa impronta indelebile. Ed è stata rilevata presenza di PFAS anche nel latte materno delle orse polari!
Tra gli obiettivi della spedizione quindi ci sarà l’intento di consapevolizzare un po’ di più i cittadini?
Sì, oltre a realizzare la mappatura vogliamo sensibilizzare la popolazione e spingere le istituzioni a fare molti più controlli. Da gennaio 2026 saranno introdotti dei limiti di queste sostanze, che però non sono cautelativi per la salute umana. La direttiva del 2020 già vecchia, non fa riferimento a tutti i PFAS.
Cosa si può fare poi?
Esigere trasparenza. Stiamo chiedendo infatti anche alla Regione Liguria di rendere pubblici gli esiti di eventuali analisi più recenti, per fornire alla popolazione un quadro chiaro della situazione contaminazione da PFAS. Le istituzioni locali e nazionali devono garantire acqua pubblica sicura per tutti: vogliamo bere acqua pulita, libera da veleni.
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