Famiglie in crisi: a Genova arriva il servizio pedagogico gratuito a sostegno della genitorialità
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Genova - I cambiamenti sociali, economici e culturali degli ultimi decenni si stanno riflettendo sulla famiglia: le difficoltà finanziarie, i problemi di comunicazione che possono portare a tensioni e conflitti e infine le incertezze e le ansie legate alla genitorialità stessa fanno da sfondo a una situazione scricchiolante già da tempo. Ecco perché oggi, in memoria di quell’antico villaggio che un tempo intrecciava i saperi e cresceva i bambini, così come viene assegnato il medico di base a ogni cittadino, per ogni figlio o figlia ci vorrebbe una figura pedagogica, per dare un sostegno concreto alla genitorialità sin dai primi mesi e un supporto educativo durante tutta l’adolescenza.
A Genova però, dove non arrivano le istituzioni ci pensa il sociale. Per dare una boccata di ossigeno alle famiglie in apnea, una realtà molto attiva in centro storico proprio in questi giorni sta attivando un servizio pedagogico gratuito per supportare la genitorialità e aiutare le famiglie a vivere più serenamente il proprio ruolo, affrontando meglio le difficoltà quotidiane.
«Tutto parte da un’idea di “educazione il più possibile popolare“, perché crediamo che la riflessione pedagogica – a cui non tutti possono accedere per motivi economici – sia un diritto di ogni famiglia, esattamente come il pane e l’acqua», mi spiega Emanuela Sciutto, pedagogista e direttrice di Circolo Vega, un’associazione che da quarant’anni realizza progetti educativi, sociali e culturali rivolti all’infanzia, all’adolescenza, alle famiglie e al territorio. Così fermarsi a riflettere sulle proprie difficoltà non è più un lusso, ma una possibilità concreta per osservarsi da fuori e portare più serenità in famiglia.
LA SITUAZIONE
Essere genitore oggi è complesso, molto più di cinquant’anni fa. «Un tempo non c’era l’idea intenzionale di produrre degli effetti educativi nei bambini, più semplicemente ci si dava l’obiettivo di “crescere dei figli”, che aveva più a che fare con il garantire loro un tetto sopra la testa, mangiare e vestire e ai più fortunati anche la possibilità di studiare», sottolinea Emanuela. «Oggi invece è urgente riflettere perché ci troviamo di fronte a bambini anche piccoli che prendono il sopravvento sui genitori, i quali si ritrovano a non saperli gestire».
Ci si chiede come siamo arrivati a questo punto e soprattutto perché. «L’educazione dei figli oggi è calata in un complesso di sistema sociale puntiforme, richiedente e rapido dove tutto è spinto alla massima velocità. Ascolto tante storie di “bambini generali” che comandano in casa e di mamme e papà in forte difficoltà di fronte alle regole, nel saperle scegliere, dare e mantenere».
Emanuela mi spiega che attualmente siamo di fronte a due estremi pedagogici che non sono legati a un’estrazione culturale: da una parte una modalità fortemente autoritaria e dall’altra una dimensione estremamente libertaria. «I punti fermi però ai bambini fanno un gran bene, perché consentono loro di avere una certa prevedibilità e di non vivere con l’ansia di sapere cosa li aspetta dopo». Qual è il punto? Non c’è una scuola per fare i genitori e a partire da quando nasce un bambino ogni azione può essere frutto di una riflessione profonda oppure un riflesso condizionato dalla propria infanzia e dal proprio vissuto.
«Il mio è un lavoro di empowerment – mi dice più volte Emanuela – in cui scopriamo insieme quali potenzialità ha il genitore e lavoriamo proprio su questo. Ci sono mamme e papà che mi portano i figli e mi dicono: “Me lo ripari?”. Io rispondo che non sono i bambini ad avere problemi, quanto piuttosto i genitori ad aver bisogno di una cornice pedagogica in cui muoversi».
IL SERVIZIO PEDAGOGICO GRATUITO
Cosa prevede quindi il progetto? «Una riflessione pedagogica accompagnata, perché ci sono cose che solo qualcuno con uno sguardo esterno e una visione più ampia riesce a vedere», evidenzia. «Un percorso di costruzione di consapevolezza quindi per imparare a fare le scelte migliori per sé e per i propri figli». E i cambiamenti riscontrati sono anche più strabilianti di quanto si immaginasse.
Come funziona? Il primo è un incontro di screening, in cui si individua il percorso più giusto per la famiglia ed è il momento in cui si inizia a cucire “l’abito su misura”. Come pedagogista Emanuela lavora principalmente con i genitori; quando poi lo ritiene necessario si interfaccia anche con i bambini, ma prima di incontrarli in studio vuole “vederli in natura”. «Mi faccio dire dove vanno dopo la scuola e mi colloco in un luogo dove li posso osservare con i compagni e gli amici, in spontaneità».
C’è anche la possibilità di progettare un accompagnamento educativo per l’adolescente nell’affrontare le problematiche che il nucleo famigliare segnala. «Lavoriamo molto in rete con le scuole: nel post Covid il mutismo selettivo è emerso tra diversi ragazzi». I bisogni di bambini e adolescenti in effetti sono i più vari, per questo il servizio pedagogico gratuito è un progetto che funziona e che fa stare bene i genitori. Perché da soli ad affrontare le sfide quotidiane spesso non ce la si fa. E se qualcuno finalmente ci tende la mano, perché non provare?
Il servizio pedagogico gratuito fa parte del progetto “La comunità entra in Scena”, finanziato da Con i Bambini per realizzare questa e molte altre iniziative totalmente a costo zero per le famiglie.
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