Salvare i borghi italiani dall’overtourism: ecco le proposte del turismo responsabile
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La riflessione sul tema del turismo nei borghi italiani e nelle aree interne non può che partire – facendo riflessioni speculari – dal fenomeno dell’overtourism e da quanto si sta facendo nelle grandi capitali europee, e non solo, per cercare di contrastarlo. In questi luoghi le autorità stanno adottando e sperimentando diverse misure per cercare di ristabilire un equilibrio tra accoglienza e sostenibilità: dall’aumento delle tasse di soggiorno alla limitazione degli affitti a breve termine, dal taglio delle forniture idriche ed elettriche agli appartamenti turistici non autorizzati, fino alla revoca delle licenze agli operatori che non rispettano le leggi vigenti.
Per quanto sperimentali e nonostante l’applicabilità sia tutta da verificare sul campo, si tratta di provvedimenti con cui le amministrazioni intendono dare risposta al disagio sempre più forte dei residenti e degli abitanti di queste mete tradizionali soggette, ormai durante tutto il corso dell’anno, al sovraffollamento insostenibile che caratterizza sempre di più i borghi italiani.
Lasciando il dibattito alla ormai ampia letteratura che si occupa della questione e la ricerca delle soluzioni appropriate alle numerose organizzazioni nazionali e internazionali, quello che sembra essere il tema centrale è la tutela della qualità della vita e del patrimonio materiale e immateriale locale da comportamenti dannosi e insostenibili, un aspetto cruciale per lo sviluppo dei borghi italiani e delle aree interne.
In queste terre che qualcuno – con una visione miope – vuole non solo marginali ma anche marginalizzate, negli ultimi anni è stato adottato un approccio generico e superficiale che ha proposto come soluzione allo spopolamento un indistinto sviluppo turistico, spesso rivolto a sistemi economici locali non adeguati, inseguendo il modello dei centri urbani più grandi, “povero” di sostenibilità sociale e ambientale.
Le numerose – forse troppo numerose – esperienze pensate e realizzate di ricettività alternativa, come ad esempio quella dell’albergo diffuso – che solo in alcuni casi hanno avuto ricadute importanti dal punto di vista dell’occupazione locale –, hanno introdotto effetti di “spaesamento” e trasformato i centri storici, tanto da dare la sensazione che a essere diffuso nell’albergo sia il centro abitato, restringendo gli spazi di “esistenza” della comunità locale.
Si è risposto alla legittima aspirazione delle comunità dei nostri paesi a una qualità di vita diversa, con le relative istanze sociali, economiche e ambientali, con la proposta di paesi diversi/trasformati, privati dei luoghi pubblici in cui incontrarsi e dove i servizi sono quelli offerti dall’operatore turistico, divenuti in alcuni casi quinte scenografiche per l’esperienza dei turisti, visti spesso come “gli altri”.
Diciamo con determinazione che non ci sono ricette predefinite e certe per i nostri paesi, ma non è più rimandabile l’assunzione della consapevolezza che non può e non deve essere il turismo il fattore trainante dello sviluppo locale, ma esso rappresenta solo una delle prospettive possibili.
È improcrastinabile il superamento della fase, giunta all’apice nel corso della pandemia, del borghi cartolina e della loro valorizzazione come “vetrina” delle tante testimonianze storico-culturali minori ma diffuse sul territorio, affidandone la promozione al “rumore” dei social e a una comunicazione sempre più omologata attraverso l’assegnazione di marchi ed etichette sempre più astrusi e distanti dalla complessità delle locali dinamiche di vita e delle strette interazioni con le politiche nazionali e internazionali da cui questi luoghi sono coinvolti.
Altre devono essere le energie inedite necessarie per creare le condizioni per abitarli e renderli mete di viaggio e, ancora meglio, di nuove forme di cittadinanza, realizzando, come ad esempio, comunità ospitali, secondo il modello che perseguono i Borghi Autentici d’Italia. Ciò comporta l’impegno – che nei borghi italiani è soprattutto delle amministrazioni locali – a leggere le esigenze della propria comunità e a sperimentare una dimensione competitiva, promuovendo il protagonismo locale e comunità operose che sanno leggere le proprie risorse, intervenire per migliorarle e tutelarle, condividerle con gli altri insegnando a salvaguardarle.
Le reti tra Comuni e le sinergie tra territori rappresentano, in questa direzione, la “possibile soluzione”, ma occorre dotarsi di una visione lungimirante che guardi ai borghi come luoghi della contemporaneità e soprattutto è necessario affidare lo sviluppo locale al protagonismo delle comunità, sviluppando alleanze tra tutti gli operatori presenti sul territorio, pubblici e privati, magari anche solo per riaprire il vecchio bar dove era possibile incontrarsi. Si tratta di un approccio innovativo di “destinazione” che aspira a una crescita economica e sociale sostenibile con la prospettiva di migliorare le risorse locali allo scopo di lasciarle alle future generazioni, come destinazioni “autentiche e del buon vivere”.
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