Progetto Leonardo: rispettare i tempi di sviluppo del bambino per educarlo (con gioia) alla libertà
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Alessandria - Siamo a Novi Ligure, in provincia di Alessandria, in un centro cittadino che per edifici, traffico e ritmi è simile a molti altri. Varcata la soglia di un grande cancello però tutto cambia, rivelando potenzialità visibilmente diverse. Un ampio giardino con alberi, piante e archi di foglie si dispiega per accogliere bambini e ragazzi – circa quaranta – del progetto Leonardo, realtà educativa parentale che comprende giardino d’infanzia, elementari e medie.
Mi accompagna Caterina Rossi Cairo, fondatrice e insegnante del progetto Leonardo, promosso e gestito dai maestri e i genitori dell’associazione culturale e di promozione sociale Cascina del Melo. Qui i maestri principali, con la responsabilità dei bambini, sono tre. Tutti hanno una preparazione, un personale percorso che si innesta su una formazione comune, steineriana o Waldorf.
Caterina, qual è la storia vostra e di progetto Leonardo?
Il progetto nasce nel 2003, all’interno di un’azienda agricola biodinamica per una duplice motivazione, ideale e personale. Io avevo avuto un bambino e ne aspettavo un’altro. Vivevamo in Svizzera, dove studiavo il pensiero di Steiner. Cogliendo un’opportunità, il mio compagno e io abbiamo preso in gestione la parte agricola della cascina, riservando una o due stanze a un piccolo progetto educativo. In uno spazio microscopico, insieme ad alcuni altri genitori, abbiamo creato prima l’asilo per i nostri figli poi, dopo qualche anno, la scuola. Siamo rimasti a lungo, poi ci siamo spostati in un’altra bellissima cascina, più grande, per decidere in seguito di muoverci ancora: questa volta, in centro a Novi Ligure.
La nostra scuola non cresceva molto e abbiamo pensato di poterci espandere aggiungendo una componente di comodità per le famiglie. Ed eccoci qui, in questo edificio, che affittiamo dal Comune. In realtà, i numeri sono rimasti circa gli stessi: ci siamo resi conto che, per scegliere questa tipologia di progetti occorre una forte motivazione, capace di proiettare la scelta in cima alla lista delle priorità, a dispetto dei sacrifici. In caso contrario, prevalgono altri tipi di fattori, che possono indurre a rinunciare.
Stando alla tua lunga esperienza, quali sono le principali sfide che un progetto pedagogico deve affrontare?
La difficoltà più grande è costituita dalle relazioni sociali tra adulti, mai da quelle tra bambini. Noi esseri umani abbiamo una parte bella, luminosa, ma anche un lato più oscuro. Nei progetti pedagogici o sociali dobbiamo avere la capacità di tenerlo a bada, di guidarlo, affinché non prevalga. Allo stesso modo, l’elemento personale non è importante quanto l’ideale e ciò che gli è necessario: ogni volta che prevale l’elemento personale, normalmente c’è qualcosa che si disgrega.
Un suggerimento per progetti giovani, desiderosi di far bene: cosa serve per superare le difficoltà?
Innanzi tutto, è imprescindibile la formazione, che dà la conoscenza dei bambini, ossia la capacità pedagogica. Ma anche perché ti spinge a iniziare un lavoro consapevole su se stessi: un compito primario per un insegnante di scuola steineriana, che è chiamato a offrire la sua versione migliore ai bambini. Questa formazione diventa trasformazione, che permette di sviluppare nella vita nuove capacità, facoltà e forze, utili a superare le tantissime prove sul cammino: la resilienza, la fiducia negli ideali, la perseveranza, il coraggio, la dedizione. Ho visto tanti insegnanti entrare con entusiasmo e poi abbandonare dopo poco tempo. Un vero peccato, perché si trattava di persone con talento e capacità.
Ci racconti una tipica giornata all’asilo?
L’asilo del progetto Leonardo è come una casa: dentro, ci sono pochi giochi in legno, qualche telo, delle seggiole, dei tavoli. Il bambino vive di ritmo, per cui le attività vengono portate sempre nello stesso ordine. Si arriva fra le 8 e le 9, si inizia con un’ora di gioco libero, importantissimo. Poi un cerchio con canti, filastrocche, ritmi musicali, giochi con le dita. In seguito viene proposta un’attività, che può essere acquerello, modellaggio della cera d’api, preparazione del pane, disegno, telaio.
Anche la merenda viene fatta in modo rituale, preparando con cura e accendendo una candelina: un modo per indicare il tempo nel quale stare seduti, senza il bisogno di ripetizioni o imposizioni. Di nuovo gioco libero all’aperto prima di pranzo, in un’alternanza di momenti di concentrazione – girotondo, attività, pasti – ed espansione. La giornata termina con il gioco libero dopo il pranzo. Per quanto riguarda il pomeriggio, concordiamo con i genitori la possibilità di ritardare l’uscita in base alle effettive necessità.
E come si svolge la giornata nella scuola del progetto Leonardo?
Parliamo delle elementari. Si inizia con la parte ritmica – mezz’ora o un’ora a seconda delle tappe – che include giochi, movimenti, salto della corda, tabelline per risvegliare il corpo e la volontà. Poi inizia l’epoca, che nella scuola steineriana è la materia principale e si porta per 4-6 settimane consecutive. Una modalità immersiva che permette di affrontare un argomento andando sempre più in profondità, senza dispersione di energie. Non usiamo libri di testo, si apprende attraverso l’insegnante che ha dovuto dedicarsi al tema per vivacizzarlo e proporlo.
L’intervallo prevede mezz’ora di gioco libero all’aperto, in tutte le stagioni. Nella seconda parte della mattina ci sono le lingue – per noi, inglese – con l’insegnante madrelingua. Poi il lavoro manuale, dove i bambini imparano a fare delle cose, ad esempio con la lana, progredendo nel livello di complessità di anno in anno. Dopo il pranzo ci si dedica alle materie artistiche e alla musica.
Queste le attività, ma è il modo di portare le materie che caratterizza il metodo. Un metodo creativo che, esistendo da oltre cento anni, ha generato un grandissimo patrimonio di esperienze, messe in condivisione da chi le ha già portate in classe. L’esperienza pratica è fondamentale, perché non coinvolge solo il pensiero, ma anche il sentimento, contrastando quel processo di salutogenesi che porta il bambino a eliminare le informazioni dopo averle imparate, per non sovraccaricarsi.
Al contrario, tagliare il formaggio per imparare le frazioni o ripetere filastrocche ritmiche per memorizzare concetti senza neppure rendersene conto… tutto questo rimane a lungo, spesso per sempre. Non ci sono voti: solo alle medie vengono introdotti, in alcuni casi, dei punteggi – un puro conteggio delle risposte corrette – perché sono gli studenti stessi a richiederli. Tali punteggi sono tuttavia esenti da giudizio: sarà il singolo a scegliere come reagire al punteggio ottenuto, a seconda delle proprie aspirazioni.
Quali sono i benefici e quali gli obiettivi di questo tipo di educazione?
L’educazione steineriana mira a educare alla libertà. Una forza risultante dallo sviluppo di determinate qualità e capacità, che giacciono nell’interiorità del bambino e che la scuola vuole educare nei giusti tempi, nel rispetto dello sviluppo. Queste qualità sono: un pensare che sia indipendente, autonomo e libero; un sentimento che sia profondo ed empatico; una forza di agire nel mondo.
In linea con ciò, il progetto Leonardo si basa su tre punti fondamentali: lo sviluppo graduale della consapevolezza del bambino, la conoscenza delle tappe evolutive, la relazione con la natura. Crediamo che l’infanzia debba essere un’epoca dorata, un periodo della vita da progettare affinché – con il sostegno di noi adulti – il bambino possa edificare con spensieratezza e innocenza le forze fisiche e interiori che gli saranno necessarie per affrontare la vita con gioia.
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