Porto Conte minacciata dal nuovo progetto di campi boe per yacht e maxi yacht
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Sassari - Sono sette le associazioni ambientaliste che operano in Sardegna e che attraverso una lettera congiunta hanno espresso forti preoccupazioni riguardo al progetto di realizzazione di cinque nuovi campi boe nel cuore dell’Area Marina Protetta (AMP) di Porto Conte. La richiesta – in merito a quello che definiscono un progetto «inquietante» – è di un “autorevole e tempestivo” intervento del Sindaco e dell’Amministrazione Comunale di Alghero: il timore è che l’infrastruttura finisca per favorire un turismo nautico aggressivo, incompatibile con la conservazione della biodiversità e il mantenimento dei delicati equilibri naturali della baia.
Le associazioni firmatarie – Italia Nostra, Lipu, SardegnAmbiente, Punta Giglio Libera-Ridiamo Vita al Parco, Earth Gardeners, Parco NordOvest Sardegna e Sardenya i Llibertat – sollevano infatti l’allarme soprattuto per quanto riguarda l’impatto che queste infrastrutture potrebbero avere sull’equilibrio ambientale di un’area, quella di Porto Conte, dove è presente una Zona Speciale di Conservazione (ZSC). Un progetto, quello dei cinque nuovi campi – «due dei quali con ormeggi per yacht e maxi yacht fino a 40, 70 e 100 metri di lunghezza», precisano le associazioni –, che andrebbe ad aggiungersi a quelli già esistenti e a quelli in fase di progettazione sempre nell’AMP.
IN CHE COSA CONSISTE L’INFRASTRUTTURA
I campi boe sono aree appositamente attrezzate dove le barche possono ormeggiare legandosi a un gavitello, ovvero un galleggiante assicurato al fondo del mare tramite un peso, detto “corpo morto”, che lo mantiene in posizione. Si tratta di una soluzione che semplifica le operazioni di ormeggio senza l’utilizzo dell’ancora e che è quindi stata pensata soprattutto per proteggere i fondali ricchi di vegetazione marina come la posidonia, che potrebbe essere danneggiata dalle operazioni che prevedono invece l’utilizzo dell’ancora.
Per questo si trovano spesso in aree marine protette, luoghi dove quindi la tutela dell’ambiente dovrebbe essere al primo posto ma che in questo caso, secondo le associazioni il rischio, costituirebbero un’ennesima minaccia per l’ecosistema marino e non solo. “Di fatto – spiegano le associazioni attraverso una nota congiunta – dietro l’azione apparentemente encomiabile a protezione della posidonia emerge, ancora una volta, uno sconcertante tentativo di accrescere, anziché contenere, la pressione nautica, spingendo in realtà oltre ogni limite l’incremento di un turismo aggressivo che non è compatibile con i delicati equilibri ambientali della Zona Speciale di Conservazione della baia di Porto Conte e dell’intera Area Marina Protetta”.
«Le dislocazioni, il numero delle zavorre di ancoraggio e le dimensioni delle imbarcazioni che potranno utilizzare i punti di ormeggio sono indicativi: 30 a Baia delle Ninfe-Porto Conte, di cui una per imbarcazione da 100 metri e una per imbarcazioni da 70 metri; 10 a Capo Galera, di cui quattro per imbarcazioni da 24 metri; 10 a Punta Negra e 18 a Lazzaretto, di cui sette per imbarcazioni da 15 metri e 4 da 24». Centrali nella richiesta di intervento, oltre all’impatto, sono però anche altre questioni, riassunte nell’oggetto della lettera indirizzata al Comune di Alghero e all’Assessorato regionale all’ambiente: problemi ovvero di accessibilità agli atti, carenze nella documentazione pubblicata e impossibilità di formulare osservazioni entro la data prevista.
SULLA PROCEDURA DI APPROVAZIONE
«Diverse sono le perplessità sul progetto e sulle procedure seguite, basti citarne due: sul sito della Regione relativo alla pubblicazione della documentazione della procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale (VIncA) è presente ma non sono consultabili tutti gli elaborati progettuali e già questo elemento dovrebbe comportare lo slittamento dei termini per la presentazione delle osservazioni ora previsti per il 7 settembre 2024». La seconda questione riguarda invece il fatto che «appare singolare che la Regione possa dare corso a una richiesta di VIncA formulata dal gruppo di professionisti che ha redatto il progetto di fattibilità, anziché, come di consueto, dall’Istituzione, il Parco Naturale Regionale di Porto Conte».
Le associazioni ambientaliste mettono in evidenza soprattutto «l’insufficienza dello studio e l’incompiutezza della documentazione, oltre che l’irrituale modalità con cui lo studio di Valutazione d’Incidenza Ambientale per la posa dell’infrastruttura sommersa sia stato inoltrato agli uffici regionali preposti, senza che si sia fatto precedere da un processo democratico di informazione e discussione particolarmente necessario quando si tratta di scelte importanti e gravi per l’integrità del prezioso patrimonio di biodiversità, la qualità del paesaggio naturale e la salvaguardia dei valori storico culturali».
Un tema, quello del processo democratico, che le associazioni evidenziano anche nella lettera inviata al Comune e all’Assessorato, ricordando come “sia primario diritto della cittadinanza tutta di essere ampiamente informata e messa nelle condizioni di potersi documentare e informare sui processi di trasformazione del territorio al fine di poter esprimere in piena libertà un proprio giudizio critico ai fini dell’assunzione delle decisioni, così come prescritto dalla vigente normativa (D.Lgs.152/2006)”.
LE RICHIESTE SUL PROGETTO DI PORTO CONTE
La richiesta da parte delle associazioni firmatarie – «nel segno di una leale e franca cooperazione con le istituzioni» – è quella di un incontro “urgente”, rivolta al Sindaco e all’Amministrazione Comunale di Alghero, «auspicando che quest’ultima si faccia parte attiva nel sottoporre a un’analisi di sostenibilità i contenuti progettuali e nell’intervenire sulle modalità di gestione del processo informativo da parte dell’Ente Parco, in coerenza con gli impegni programmatici assunti dall’amministrazione in carica che mettono in primo piano il principio della partecipazione informata della cittadinanza a tutte le scelte e decisioni importanti che interessano il territorio».
“Riteniamo infatti – si legge nella lettera – che la partecipazione della cittadinanza alle decisioni che interessano un territorio di cui si rivendica il diritto di appartenenza oltre che quello di natalità, faccia parte di quella sfera di diritti inalienabili sanciti non solo dall’ordinamento vigente, ma ispirati ai principi universali di giustizia ed equità”. Le associazioni restano ora in attesa di una risposta da parte delle istituzioni, nella speranza che si favorisca un dialogo aperto e trasparente che sia volto a tutelare la ricchezza naturale, culturale e storica dell’Area Marina Protetta di Porto Conte.
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