I PFAS tornano a scuola: riparte One Health, il percorso di cittadinanza attiva nelle scuole
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Veneto - Tutto è partito dal Veneto. È qui che i PFAS – sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate – hanno cominciato a contaminare le falde acquifere ormai decine di anni fa, per poi iniziare a diffondersi in altre regioni italiane, dal Piemonte alla Toscana, fino addirittura alla Sardegna. È però solo nel 2013 che si comincia a indagare seriamente su ciò che sta succedendo all’acqua veneta.
È quindi giusto e naturale che sia il Veneto l’epicentro di un movimento di resistenza e reazione a questa “crisi nella crisi” che minaccia l’ambiente e la salute del territorio e di chi lo abita. Fra le tante azioni che vengono portate avanti da chi si è attivato a livello locale e nazionale – primo fra tutti il movimento No PFAS – c’è One Health, un progetto giunto ormai alla sua settima edizione che ha coinvolto sinora 8500 giovani e 1500 adulti, fra corpo docente e famiglie, in quaranta scuole della regione.
“L’itinerario che proponiamo nelle scuole è una forte azione civile tesa a consegnare un futuro alle nuove generazioni, promuovendone il senso di responsabilità. Cerchiamo perciò di innescare negli studenti un processo di autocoscienza e di consapevolezza, necessario alla crescita della loro autonomia intellettuale”, scrive la dottoressa Donata Albiero, un passato da dirigente scolastica e un presente da coordinatrice del gruppo educativo Zero PFAS. “Riteniamo che solo quest’ultima dia ai giovani strumenti critici per esplicitare potenzialità e capacità di essere protagonisti attivi di fronte alle sfide del nostro tempo”.
Il progetto One Health parte dalla consapevolezza, diffusasi in tutti i Paesi del Pianeta, che i PFAS possono essere considerati la seconda calamità eco-sanitaria mondiale dopo i cambiamenti climatici. Sono dovunque e durano per sempre. Da ciò nasce la necessità di scuotere politica e allo stesso tempo di rompere il muro di indifferenza che grava su gran parte dell’opinione pubblica, colmando la disinformazione della stessa sul disastro ambientale in atto.
«Bisogna fare di tutto per cambiare lo stato delle cose», ci ha detto a questo proposito Giuseppe Ungherese, autore del libro PFAS. Gli inquinanti eterni e invisibili nell’acqua. «Non solo per il presente, ma anche per il futuro di chi verrà dopo. Questa è l’esperienza più forte che ancora oggi mi porto dietro. D’altra parte, la storia dei PFAS in tutto il mondo, ci insegna che poche persone sono riuscite a mettere sotto scacco le grandi multinazionali».
Gli obiettivi del progetto? “Creare consapevolezza che la salute degli esseri viventi, diritto umano irrinunciabile, è stretta mente legata alla difesa dell’ambiente e che la cittadinanza attiva è la risposta da dare. L’approccio One Health infatti implica una visione olistica, abbracciando una percezione della vita in cui natura e società sono integrate e la salute è una sola. Non si può vivere bene in un ambiente ammalato”.
Rivoluzionaria anche la didattica utilizzata da One Health, che si ispira a specifiche metodologie di apprendimento attivo. La prima è quella chiamata flipped classroom, che letteralmente vuol dire “classe capovolta”, secondo la quale sono gli studenti che, dopo averla studiato e approfondito a casa, spiegano agli insegnanti la lezione, in modo da sviluppare autonomia e capacità d’apprendimento. Simile anche la seconda metodologia, quella della peer education, ovvero l’educazione fra pari, che come dice il nome abbandona l’insegnamento frontale in favore di uno scambio orizzontale fra gli stessi studenti.
Fondamentale è inoltre il legame con il territorio: come specifica la dottoressa Albiero illustrando il progetto, “auspichiamo, all’interno dell’itinerario educativo anche uscite didattiche ad hoc da noi gestite; una geografia concreta che si esplica tra bellezze del territorio e devastazione ambientale. Conoscere il territorio è infatti il primo passo per rispettarlo, per sviluppare amore, senso d’appartenenza, spirito di iniziativa in sua difesa“. Il team di Onea Health infatti garantisce la propria consulenza per l’intero anno scolastico e si rende disponibile a far conoscere alle scolaresche il territorio contaminato nonché a realizzare incontri con autori, percorsi fotografici, pittorici e altre iniziative volte a prendere contatto concretamente con i PFAS e gli effetti che stanno generando.
“La nostra presenza tra i giovani è il frammento di una lotta più generale, intrapresa da scienziati e uomini di buona volontà, contro un clima che cambia rapidamente e un pianeta che invia segnali sempre più gravi del dissesto ambientale ormai incontrastabile e irreversibile“, conclude Donata Albiero. Per saperne di più e proporre di avviare percorsi di One Health nelle scuole, la si può contattare al suo indirizzo e-mail.
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