4 Set 2024

Dispersione scolastica e competenza linguistica italiana in Sardegna: esiste una relazione?

Scritto da: Helis Blog

Roberto Bolognesi, originario di Villamassargia, è un linguista, fonologo e scrittore sardo. In questo articolo, Franciscu Pala di Helis Blog lo intervista in merito a un tema, quello della dispersione scolastica in Sardegna, che secondo Bolognesi andrebbe intersecato con la realtà linguistica sardofona isolana.

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La Sardegna da tempo si trova a fronteggiare una questione complessa, eppure spesso trascurata: il fenomeno della dispersione scolastica. In un’Isola raccontata dai dati come terra dove uno studente su cinque dopo la licenza media non conclude il ciclo di studi, diventa sempre più necessario interrogarsi su quali siano le radici profonde di questo fenomeno.

In questa intervista Roberto Bolognesi – linguista, fonologo e scrittore sardo – offre una prospettiva che guarda alle competenze linguistiche degli studenti sardi e al loro impatto sul rendimento scolastico, proponendo riflessioni e ipotesi che sfidano l’attuale paradigma educativo. Un dialogo in cui emerge quanto la competenza passiva dell’italiano standard possa influenzare la comprensione dei testi scolastici e di conseguenza contribuire all’abbandono precoce degli studi, soprattutto delle persone sardofone.

dispersione scolastica scuola
Quali sono le cause della dispersione scolastica?

Per il rapporto 2022 dell’Autorità Garante dell’Infanzia e l’Adolescenza – La dispersione scolastica in Italia: un’analisi multifattoriale – le cause vengono presentate così: “La dispersione è un fenomeno complesso che coinvolge diverse dimensioni della vita sociale: servizi per la prima infanzia, formazione professionale, politiche sociali, abitative e del lavoro”.

“I fattori connessi possono dipendere da disoccupazione, esclusione sociale e povertà, ma non si possono escludere motivazioni riconducibili a disagi personali e/o familiari, difficoltà nell’apprendimento e, più in generale, il modo in cui il singolo studente reagisce al sistema scolastico. Altre cause sono da attribuire a motivazioni individuali che possono spingere verso l’abbandono precoce degli studi e, fra queste, un peso notevole è attribuito ai disturbi d’ansia”.

Non si accenna alla situazione linguistica reale dei ragazzi…

No, i riferimenti alla competenza linguistica dei ragazzi compaiono solo in due passaggi: “Un’alfabetizzazione funzionale in grado di assicurare le competenze linguistiche e alfanumeriche necessarie per l’esercizio della cittadinanza” e “il percorso della tutela integrata si realizza nell’arco di due anni. Nel primo si offre sostegno ai minori di età compresa fra i 14 e i 15 anni con conoscenze di base della lingua italiana”. Questo è tutto.

Ma quindi la realtà linguistica degli studenti, dei sardofoni ad esempio, è ininfluente rispetto al tema della dispersione scolastica?

Verrebbe da pensare che ipotizzare una correlazione fra competenza passiva dell’italiano standard e conseguente comprensione dei testi scolastici sia una questione ingenua, naïf. Altrimenti non si spiega questo disinteresse alla questione da parte della scuola e dello Stato. E, si badi bene, correlazione non significa necessariamente un rapporto causa-effetto ma soltanto che se si verifica un dato fenomeno se ne verifica anche un altro.

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Nicola Zingarelli – Vocabolario della Lingua Italiana – Edizione minore – Casa Editrice Bietti Milano – 1935 – Anno XIV
Quali sono le ipotesi plausibili?

Sembra ovvio che se un ragazzo ha una scarsa competenza linguistica passiva, cioè di comprensione della lingua in cui sono scritti i testi, questa non possa che tradursi in uno scarso rendimento in qualsiasi materia. Eppure, dopo aver frugato internet per vari anni, finora non è stata effettuata alcuna ricerca per stabilire se tale correlazione esista. Molte ricerche hanno stabilito varie cause per la dispersione e così si esprime anche il rapporto dell’Autorità. Mai però si fa riferimento al fatto che queste cause possano avere origine da un’inadeguata competenza nella lingua che la scuola pretende.

Che cosa può determinare questa differenza di competenze?

Un alunno proveniente da una famiglia economicamente svantaggiata – e quindi tendenzialmente anche culturalmente svantaggiata – avrà meno occasioni di frequentare un ambiente in cui la lingua veicolare si avvicina all’italiano standard e quindi di dotarsi di una competenza linguistica adeguata a quella che la scuola dà per scontata.

Ma non ho mai trovato un documento in cui si faccia riferimento al chiaro fatto che un’inadeguata competenza linguistica passiva non possa non riflettersi sul rendimento scolastico e quindi nell’abbandono della scuola. Esiste un divieto implicito ad affrontare l’argomento? Vogliamo sapere quale sia la situazione linguistica effettiva dei ragazzi sardi, quelli che scuola, istituzioni e mass media definiscono frettolosamente come italofoni.

Sembrerebbe così ragionevole supporre che l’italiano standard non costituisca la lingua con cui sono cresciuti molti ragazzi sardi

Si possono definire italofoni?

Mi chiedo fin dove la loro lingua coincida con l’italiano standard, visto che in Sardegna si parla correntemente il cosiddetto italiano regionale di Sardegna, nato dal contatto fra il sardo e l’italiano appreso come lingua straniera da parte dei sardofoni delle precedenti generazioni. Qual è la competenza passiva di comprensione dell’italiano scolastico da parte dei discenti sardi? Esiste una correlazione tra questa competenza, il rendimento scolastico e i risultati nella materia più direttamente collegata, l’italiano? E con il rendimento generale?

Si può prevedere l’abbandono di un discente sardo in base ai suoi voti in italiano? Se tale correlazione risultasse presente, le sue conseguenze come concausa della dispersione scolastica sarebbero stabilite. Sembrerebbe così ragionevole supporre che l’italiano standard, quello che la scuola dà per scontato, non costituisca la lingua con cui sono cresciuti molti ragazzi sardi.

Non abbiamo riconoscimenti di questa situazione?

In Openpolis si dice: “Si registrano divari educativi negli apprendimenti in classe. Nei test Invalsi 2020/21, il 48,6% dei sardi in III media si è attestato sui livelli di competenza 1 e 2 in italiano, considerati non adeguati, a fronte di una media nazionale del 39% circa. Nella provincia di Sassari il dato supera il 49%. Mentre nella città metropolitana di Cagliari sono risultati inadeguati i test del 41,4% degli studenti. Dati a cui dedicare un’attenzione prioritaria: i bassi livelli di competenza sono uno dei segnali più rilevanti della dispersione scolastica”.

I numeri sulla dispersione scolastica sarda raccontano un’Isola spesso definita “maglia nera“.

In merito il sito della CISL Scuola afferma: “L’aumento della povertà tra i giovani in età scolare mette a rischio anche i percorsi educativi. In Sardegna, nel 2022, circa il 9,7% degli studenti con un diploma superiore si ritrova in condizioni di dispersione “implicita”, cioè senza le competenze minime per entrare nel mondo del lavoro o dell’Università. Nell’Isola il 13,2% dei minori non arriva al diploma delle superiori in quanto abbandona precocemente gli studi”.

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Un po’ basso questo dato.

Sorgono però forti dubbi su quel 13,2% che dimostrerebbe un miglioramento di addirittura 10 punti in due anni. Ancora nel 2020 la situazione era la seguente: “La Sardegna è la regione più colpita da questo fenomeno. Qui infatti il 23% dei giovani abbandona prematuramente gli studi, un dato decisamente più alto della media nazionale del 14,5%”. Nel 2022 ci troveremmo quindi di fronte a un vero e proprio miracolo, visto che per molti anni la dispersione scolastica in Sardegna si è sempre aggirata attorno al 25%. Secondo Il Sole 24 Ore nel 2019 la dispersione in Sardegna ha superato il 30%.

In conclusione, davanti a una situazione comunque drammatica, con il miracolo del 2022 tutto da chiarire, a colpire è soprattutto il disinteresse generale per una ricerca che metta in chiaro se vi sia una relazione tra competenza linguistica passiva e dispersione scolastica in Sardegna, e quale eventualmente essa sia.

C’è di mezzo la gestione del potere politico e culturale?

Messa in questi termini semplici la questione fa evidentemente paura a chi basa il proprio potere e il proprio benessere economico sul mito del siamo tutti italiani perché parliamo tutti in italiano. La mostruosa dispersione scolastica della Sardegna dimostra che esistono ragazzi che vengono considerati cittadini di serie B, probabilmente sulla base della loro lingua non accettata dalla scuola.

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Segnaletica bilingue a Pula, foto di Olaf Tausch
Come si potrebbe realizzare una ricerca in merito?

Sarebbe molto semplice: basterebbe effettuare un test sui ragazzi delle seconde superiori per stabilire quale sia la loro competenza lessicale, la conoscenza delle parole, la comprensione delle frasi. Questo test è già stato messo a punto. Sulle reti sociali ho lanciato un appello ai miei contatti che lavorano nella scuola per raccogliere un numero sufficiente di pagine scelte a caso dai libri di testo di varie materie in diversi tipi di scuola: sono arrivate oltre 150 pagine da libri di testo di V elementare (25%), II media (25%) e II superiore di diverso tipo (Liceo e ITI, 50%).

In queste pagine sono state effettuate alcune selezioni randomizzate di frasi e di parole, per arrivare a un totale di 30 parole inserite in 30 frasi di difficoltà medio-bassa rappresentative della lingua in uso nei testi scolastici: quell’italiano che la scuola dà per scontato che i ragazzi conoscano già.

E adesso? Cosa manca?

Bisogna sottoporre il test in un numero sufficiente di seconde classi delle superiori. Sono prevedibili resistenze da parte dei responsabili scolastici e infatti sono già arrivate voci di dirigenti allarmati e insospettiti alla sola idea del test. Noi andremo avanti.

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