9 Set 2024

L’isola di Vivara, la sentinella verde di Procida

Vivara, un piccolo angolo incontaminato nel Golfo di Napoli, è una riserva naturale di straordinaria bellezza. Caratterizzata da una rigogliosa vegetazione e da una fauna unica, Vivara è un vero e proprio scrigno di biodiversità, accessibile solo attraverso visite guidate per preservarne l’equilibrio ambientale. L'associazione Vivara grazie a un accordo di collaborazione con la Riserva di Vivara, promuove e organizza attività di educazione ambientale nelle scuole.

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Campania - Tra i pittoreschi borghi di case color pastello, le strette viuzze e la ricca tradizione marittima, Procida dona ai suoi visitatori un ulteriore paradiso naturale: l’isola di Vivara, a essa collegata tramite un sottile ponte pedonale. Riserva naturale statale dal 2002, Vivara – facente parte dell’arcipelago delle Isole flegree – con la sua superficie di appena 34 ettari è un’isola dove il patrimonio naturale e culturale è al primo posto; essa è accessibile solo per visite guidate e ricerche scientifiche. L’essere umano su Vivara è solo di passaggio.

Ne abbiamo parlato con Roberto Gabriele, socio fondatore di Vivara, associazione di promozione sociale: «La nostra associazione, fondata nel 1997, porta il nome dell’isolotto di Vivara perché alcuni dei soci fondatori, tra cui il sottoscritto, hanno vissuto anni or sono esperienze bellissime proprio su questa che oggi è una riserva naturale statale. Abbiamo cominciato negli anni ’80 a prenderci cura dell’isola e con essa della sua flora e della sua fauna».

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COS’È VIVARA? SOLO UN’ISOLA?

Vivara è una delle isole più piccole del nostro stato. Non antropizzata, almeno non in epoche recenti, è caratterizzata da un territorio collinare e da una ricca vegetazione mediterranea con una grande varietà di specie botaniche e uccelli migratori. Sull’isola sono stati eseguiti studi archeologici che hanno messo in luce la presenza umana arrivare addirittura durante l’età del bronzo; da quel periodo storico non vi sono più notizie fino al 1600.

Vivara, il cui nome deriva dal latino vivarium, cioè allevamento – Vivara era un luogo di caccia e le acque del golfo di Gènito all’interno del cratere, all’epoca più alto, un vivaio di pesci –, e la sua storia sono diventate materie di studio a partire dal 1937, quando l’archeologo Giorgio Buchner, lavorando alla sua tesi di laurea Vita e dimora delle Isole flegree, scoprì nei pressi di Punta Capitello e in contemporanea a Castiglione d’Ischia alcune testimonianze di ceramica micenea.

Quarant’anni dopo Vivara venne studiata e su di essa vi furono altre campagne di scavo a opera del professor Massimiliano Marazzi e del professor Sebastiano Tusa, allora ricercatori presso l’Università La Sapienza di Roma. Gli scavi permisero di individuare ben tre insediamenti riferiti a momenti diversi dell’età del bronzo e con essi molti oggetti in argilla e alcune coperture di capanne fatte in tegole di tufo locale.

La nostra aula è il territorio e il nostro tetto è il cielo

Da allora Vivara è stata sottoposta a diversi domini: da meta di caccia divenne ben presto dimora del caporale della guardia del corpo di Carlo III; tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento divenne un avamposto militare sul mare, dove i francesi costruirono due fortini adibiti a postazione per batterie di cannoni allo scopo di prevenire tentativi di sbarco dei borbonici asserragliati a Ponza e Ventotene; nel 1818 venne ceduta come demanio pubblico al comune di Procida che nel 1833 la cedette in affitto; in seguito, è passata dall’essere un’isola privata, a “Oasi di protezione naturale” nel 1974; infine, dal 24 giugno 2002 è “Riserva naturale statale” e dal 2019 è una proprietà privata dei fratelli Diana.

L’ASSOCIAZIONE VIVARA

«Il nostro lavoro a Vivara è cominciato alcuni anni fa e per circa un decennio ci siamo presi cura di quest’isola attraverso la manutenzione dei sentieri e l’organizzazione di attività per far conoscere la storia e le caratteristiche di questo piccolo paradiso completamente disabitato. Giovani studenti e universitari con la guida del professor Giorgio Ponzo, naturalista e ornitologo, hanno avuto la possibilità di scoprire a fondo tutte le bellezze di questa isola attraverso una full immersion nella natura».

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Visitare e vivere Vivara è stata un’esperienza unica: «All’epoca attraverso l’associazione Unione Trifoglio, in accordo con la regione Campania, eravamo presenti fisicamente sull’isola. Per alcuni anni successivamente l’isola ha vissuto in uno stato di completo abbandono. I continui vandalismi hanno ridotto in ruderi gli edifici del 1600; dal 2002, anno in cui è stata istituita la riserva naturale statale, sino al 2014 non si è avuta la possibilità di organizzare visite guidate», precisa Roberto. Oggi è possibile prenotare la propria visita sul sito della riserva di Vivara.

L’associazione è anche CEA – cioè centro di educazione ambientale, riconosciuto dal Comune di Procida e dalla regione Campania – e organizza varie attività e percorsi di apprendimento anche e soprattutto per le scuole. «Uno dei nostri obiettivi, quello forse a cui siamo più legati, è quello di far conoscere la natura attraverso la natura; l’ambiente va conosciuto al di fuori degli spazi tradizionali, delle forme classiche dell’aula. La nostra aula è il territorio e il nostro tetto è il cielo».

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Attualmente l’associazione Vivara con la sua sede operativa è anche sede dell’Accademia Vivarium novum di Frascati, centro Internazionale di studi umanistici che si ispira alle scuole del Rinascimento con l’intento di influire positivamente sull’educazione dei giovani e la società. La storia e le radici di entrambe le realtà partono tutte dall’isolotto verde disabitato di Vivara; attualmente collaborano per sviluppare attività comuni sia nel territorio Tuscolano, sia sulle isole di Vivara e Procida e in generale in Campania, con particolare riferimento all’area flegrea. Intense le ricerche per divulgare l’interesse nell’ambito delle scienze naturali non disgiunte da un apporto umanistico, attraverso l’organizzazione di iniziative di educazione alla conoscenza della natura, dell’essere umano e del pensiero.

FESTIVAL DELLE SCIENZE E DELLA NATURA

«Sono previsti percorsi tra terra, cielo e mare: ci saranno passeggiate a bordo di imbarcazioni da pesca per osservare la biodiversità marina, ci saranno serate dedicate all’osservazione del cielo notturno, escursioni sulla riserva naturale statale isola di Vivara, per far “assaporare” colori e profumi di questo piccolo gioiello nel Golfo di Napoli», spiega Roberto. Il festival delle scienze e della natura di Procida è un evento dedicato alla divulgazione scientifica e alla valorizzazione delle tematiche legate alla natura e all’ambiente. Tenuto sull’isola di Procida, e quest’anno alla sua 3a edizione, il festival coinvolge ricercatori, scienziati e divulgatori per discutere di argomenti come la biodiversità, il cambiamento climatico e la sostenibilità.

Durante l’evento, l’isola si trasforma in un vero e proprio laboratorio all’aperto, permettendo ai partecipanti di esplorare le meraviglie del mondo naturale in modo accessibile e coinvolgente. Il festival è parte di un più ampio impegno di Procida nella promozione della cultura scientifica e ambientale, anche in linea con il suo ruolo di Capitale Italiana della Cultura 2022. «Ogni anno questa manifestazione cresce e sempre più vediamo coinvolgimento da parte delle istituzioni e delle realtà associative del territorio, e non solo. Siamo affiancati dalla stessa riserva naturale, dalla stazione zoologica Anton Dohrn, dall’area Marina protetta Regno di Nettuno».

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dal comunicato della Riserva natura statale Isola di Vivara

Con un comunicato dello scorso 18 agosto la riserva Vivara ha informato i suoi lettori che l’isola ha ospitato un progetto dell’Istituto Federale Svizzero WSL: “l’ecologo Marco Basile e l’ornitologo della Stazione Zoologica Anton Dohrn, Rosario Balestrieri, hanno avviato, presso la nostra riserva – accompagnati dalla nostra guida  Michele Scotto Di Cesare – e nelle acque dell’Area Marina Protetta Regno di Nettuno, un’attività di campionamento del legno degli arbusti perenni mediterranei allo scopo di investigare lo scambio di nutrienti determinato dagli uccelli fra ambiente marino e terrestre.

“Utilizziamo gli anelli di accrescimento delle piante come una macchina del tempo”, spiegano i ricercatori.  Nel corso dell’attività è stato anche prelevato guano di gabbiano corso. Si tratta di un primo passo di complesse analisi che verranno condotte in Svizzera e che serviranno a palesare e misurare i rapporti fra quanto accade sopra e sotto la superficie del mare”.

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