No Harbour for Genocide: per fermare il genocidio blocchiamo le navi con jet fuel israeliano
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“Le navi del genocidio non sono benvenute nei nostri mari”. Così esordisce No Harbour For Genocide, l’appello che chiede ai Paesi del mar Mediterraneo di vietare e impedire l’attracco di navi che trasportano carburante militare in Israele. “Senza carburante, non ci saranno più bombardamenti” e “Il popolo unito impoverirà le vostre armi!” sono il grido che sta rimbombando nel Mediterraneo, dal Marocco alla Spagna, dalla Tunisia a Cipro, da Gibilterra all’Italia, da Malta alla Grecia.
«Il movimento BDS – mi spiega Maria di IN.Palestina, un collettivo autonomo fondato nell’ottobre 2023 con l’obiettivo di diffondere la narrazione e il vocabolario palestinesi nel paesaggio di solidarietà italiano attraverso la traduzione di articoli e saggi scritti da persone palestinesi in Palestina e nella diaspora – sta chiedendo urgentemente a tutti i lavoratori portuali di sostenere la recente sentenza della Corte di Giustizia e la risoluzione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite: trasportare armi e componenti di armi in Israele è illegale!».
LA TRATTA
«Da Corpus Christi, in Texas, ogni due mesi e mezzo partono due navi cisterne che trasportano jet fuel, un carburante militare della Valero, sino ad Ashkelon, dove vengono riforniti gli aerei da guerra israeliani che bombardano Gaza da dieci mesi», chiarisce. Maria mi spiega che la motonave Overseas Santorini dall’Atlantico è arrivata nel Mediterraneo il 30 luglio: al porto di Algeciras in Spagna ha richiesto di poter attraccare, ma dopo una fortissima campagna popolare, supportata anche da Podemos, il partito della sinistra radicale spagnola, non le è stato concesso ed è quindi rimasta al largo.
Ha proseguito poi verso Gibilterra, dove grazie alla mobilitazione di una costellazione di gruppi di solidarietà con la Palestina, movimenti contro la guerra, organizzazioni ambientaliste e sindacati dei lavoratori portuali, la nave non è nuovamente riuscita ad attraccare, quindi non ha potuto fare rifornimento di carburante. «Da Gibilterra ha quindi continuato la tratta in direzione est e da questa mattina [l’intervista è del 2 agosto, ndr] potrebbe già trovarsi nelle acque italiane, specificamente nella costa occidentale della Sicilia, e resterà nel Mediterraneo fino al 15 agosto».
«Vorremmo avere una dichiarazione ufficiale del Governo perché far attraccare una nave che porta carburante militare è una violazione del diritto internazionale e dell’ultima sentenza della Corte Internazionale di Giustizia che impone esplicitamente l’obbligo ai Paesi terzi di cessare il commercio di armi verso Israele e di astenersi da qualsiasi azione che possa contribuire alla guerra in corso».
La Overseas Santorini sta trasportando circa trecentomila tonnellate di jet fuel a Israele. «Per darti un’idea della portata, trecentomila barili possono alimentare fino a dodicimila attacchi aerei. Potremmo dire che la maggior parte – circa il 90% – delle bombe cade su Gaza proprio perché queste navi continuano a viaggiare nei nostri mari».
COME SUPPORTARE LA CAMPAGNA NO HARBOUR FOR GENOCIDE
Come precisa la coalizione internazionale che supporta No Harbour for Genocide, dalle 13:00 (UTC) del 31 luglio la Overseas Santorini ha spento il sistema di identificazione nautico SIA e si è oscurata per evitare di essere localizzata. Ecco perché ora il ruolo dei lavoratori portuali, degli agenti e di tutti i fornitori di servizi alla Sicilia è fondamentale, perché chiunque può segnalare la posizione della nave. «Noi abbiamo allertato le autorità portuali facendo presente la cosa – sottolinea Maria – ma non sono ancora state rilasciate dichiarazioni. Nel frattempo ci siamo già mobilitati in diversi gruppi, sia in Sicilia che in altre parti di Italia, abbiamo mosso i sindacati portuali di varie città».
«A Genova come CALP, Collettivo Autonomo dei Lavoratori Portuali, che dal 2014 si occupa di contrastare il traffico di armi di passaggio nello scalo genovese, siamo stati da subito di supporto alla campagna No Harbour For Genocide, ma in ambito più strettamente informativo e mediatico», mi racconta José Nivoi, portuale e sindacalista di cui abbiamo parlato qui. «Abbiamo collaborato fornendo informazioni su come individuare la nave e sui possibili porti di attracco lungo la tratta, un lavoro a livello di mappatura, quindi».
La coalizione internazionale fa appello a cittadini e cittadine di Palermo e della Sicilia tutta, a terra e in mare, a scendere in piazza contro la catena di rifornimento militare e contro le multinazionali che continuano a trarre profitto dalle migliaia di morti causate dal trasporto di carburante militare. “Chiediamo di fare pressione sulla Capitaneria di Porto affinché rifiuti l’ingresso alla nave”, scrive nel comunicato No Harbour For Genocide.
«Non lasceremo che i nostri porti e i nostri mari si macchino del sangue del popolo palestinese: quello che facciamo adesso è creare delle vedette. Al momento siamo riusciti a farlo su entrambe le sponde del Mediterraneo, sia sull’Algeria che la Tunisia, ma anche sulle aree più orientali come Cipro e Malta; poi lungo tutta la costa settentrionale, dalla Spagna all’Italia. Siamo in coordinamento anche con le nostre controparti in Texas e al momento ci stiamo muovendo così».
Per chi si trova a terra, la coalizione No Harbour For Genocide chiede di tenere gli occhi aperti e di attivare “sentinelle”, dotate di binocoli, telecamere e go-pro per tenere traccia dei movimenti e catturare immagini della nave da tutte le angolazioni. A chi si trova in mare, invece chiedono di scattare foto e registrare video da inviare via mail per poter localizzare la nave.
I firmatari dell’appello No Harbour For Genocide: AFOA, Cyprus, Arab Group for the Protection of Nature, Asamblea de Madrid por Palestina, Bisan Centre for Research and Development, Boycott, Divestment and Sanctions, Cartography of Darkness, Corpus Christi Texas Palestine Solidarity Community, Disrupt Power, Front Marocain Pour le Soutien de la Palestine et Contre La Normalisation, Global Energy Embargo for Palestine, Indigenous Peoples of the Coastal Bend, International Coalition to Stop Genocide in Palestine, Palestine Institute for Public Diplomacy, Palestine Speaks, Palestinian Assembly for Liberation, PNGO Network, Progressive International, Red Solidaria Contra la Ocupación de Palestina.
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