Inquinamento indoor e i rischi sottostimati che si nascondono nelle nostre case
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Quando si parla di inquinamento, raramente si pensa alla qualità dell’aria dei luoghi in cui viviamo o lavoriamo. Ci basta pensare che chiudersi la porta di casa alle spalle ci metta al riparo da tutto o quasi. Eppure abitare in strade ad alta densità di traffico, in spazi troppo piccoli, fare scelte poco accurate in fase di ristrutturazione, sono tutti fattori che contribuiscono a un elevato inquinamento dell’aria interna. L’inquinamento indoor è infatti responsabile di numerose patologie e disturbi – aumento dell’incidenza di malattie polmonari, cardiache e neoplastiche, che gli studi scientifici riconducono con sempre maggiore evidenza a questo fenomeno, finora piuttosto trascurato.
Solo nel 1991 infatti il Ministero dell’Ambiente ha definito l’inquinamento indoor una «modificazione della normale composizione o stato fisico dell’aria atmosferica interna, dovuta alla presenza nella stessa di una o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da alterare le normali condizioni ambientali e di salubrità dell’aria stessa e tali da costituire un pericolo ovvero un pregiudizio diretto o indiretto per la salute dell’uomo». Ed evidenzia inoltre il più recente interesse scientifico a mostrare le cause e gli effetti sulla salute, rispetto alla letteratura scientifica già esistente sull’inquinamento atmosferico esterno – outdoor pollution.
UNA GEOGRAFIA DI DIFFERENZE
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che nel 2019 l’inquinamento indoor abbia causato la perdita di circa 86 milioni di anni di vita in buona salute. Ad accusarne maggiormente gli effetti dell’inquinamento domestico sono le donne che vivono nei Paesi a basso e medio reddito. Quasi la metà dei decessi dovuti a infezioni delle vie respiratorie tra i bambini di età inferiore ai cinque anni è causata dall’inalazione di particolato (fuliggine), così come esistono numerose prove della correlazione tra l’inquinamento atmosferico domestico e il basso peso alla nascita, la tubercolosi, la cataratta e i tumori nasofaringei e laringei.
Secondo i dati, circa 2,3 miliardi di persone in tutto il mondo – un terzo della popolazione mondiale – cucinano utilizzando fuochi aperti o stufe inefficienti alimentate a cherosene, biomassa – legna, letame animale e scarti agricoli – e carbone, che generano un inquinamento indoor altamente nocivo. Si stima che nel 2020 questo abbia causato circa 3,2 milioni di decessi all’anno, di cui oltre 237.000 di bambini di età inferiore ai cinque anni.
A pagare il prezzo più alto sono le donne e i bambini, solitamente responsabili delle faccende domestiche come cucinare o raccogliere la legna da ardere e quindi più esposti al rischio di danni alla salute derivanti dall’uso domestico di combustibili. Più in generale, i bambini, gli anziani e i malati cronici sono i soggetti più vulnerabili agli effetti dell’inquinamento indoor perché, oltre a essere più sensibili, trascorrono molto tempo al chiuso e quindi sono anche più esposti ai rischi presenti negli ambienti confinati.
I PRINCIPALI INQUINANTI
Ma cosa rende inquinata l’aria delle nostre abitazioni? Ci sono fattori di diversa natura. Dai contaminanti biologici, come virus e batteri, al fumo di tabacco, agli allergeni – muffe, funghi, acari della polvere –, ai composti organici volatili (VOC) come la formaldeide. A questi si aggiungono gli inquinanti inorganici, tra cui il particolato (PM2,5e PM10), il biossido di azoto (NO2), il monossido e il biossido di carbonio. Infine gli inquinanti fisici come la temperatura, il rumore, l’umidità, l’illuminazione, le vibrazioni.
Per quanto riguarda i particolati, le cause principali sono il fumo, il riscaldamento, l’uso di candele e profumatori, gli insetticidi. Anche se l’aria esterna resta una delle principali fonti di PM2,5, soprattutto nelle stanze con un affaccio su strade molto trafficate. La formaldeide invece e tutti gli altri composti organici volatili, sono emessi da un’ampia gamma di fonti interne ed esterne tra cui il fumo e l’uso di solventi e prodotti per la casa.
I livelli di formaldeide – una sostanza volatile classificata come cancerogena – sono molto alti nelle case più nuove e in presenza di mobili acquistati da poco. È fondamentale quindi fare delle scelte oculate anche in fase di ristrutturazione. Quando si parla di bioedilizia, spesso si pensa maggiormente all’efficienza energetica e all’impatto ambientale dei materiali impiegati, più che agli effetti sulla salute di chi abita la casa. Ristrutturare casa può essere una sfida interessante per ridurre i fattori dell’inquinamento indoor. Come è stato per il nostro Daniel Tarozzi, tra difficoltà e interessanti scoperte, racconta di averla rifatta così.
GLI EFFETTI SULLA NOSTRA SALUTE
Sempre più spesso si sente parlare di sindrome dell’edificio malato (Sick Building Syndrome), ovvero quei disturbi – come tosse, mala di testa, asma – dovuti a un ambiente lavorativo o domestico insalubre e comunque non riconducibili a malattie preesistenti. Più in generale, gli effetti sulla nostra salute dell’inquinamento indoor dipendono dalla tipologia e dalla concentrazione dell’inquinante, dalla sinergia con altri inquinanti, dal tempo di esposizione e dalla suscettibilità delle persone esposte.
Gli effetti possono essere acuti, e quindi a breve termine, oppure cronici e a lungo termine. I primi possono presentarsi dopo una singola esposizione o dopo esposizioni ripetute a un singolo inquinante o miscele di inquinanti, anche a basse concentrazioni. La sintomatologia dura poco tempo e scompare con l’eliminazione della fonte di inquinamento, naturalmente quando è possibile identificarla. Per esempio nei casi di acuta da monossido di carbonio (CO).
Gli effetti a lungo termine invece si manifestano dopo una esposizione prolungata a livelli di concentrazione anche lievi o dopo esposizioni ripetute. Possono manifestarsi anche dopo anni dall’esposizione. L’inquinamento dell’aria indoor può rappresentare inoltre un importante cofattore nella genesi delle malattie cardiovascolari e di altre malattie sistemiche e alcuni inquinanti indoor possono contribuire all’aggravamento di patologie preesistenti.
COSA POSSIAMO FARE?
Vi sono diversi modi per contrastare l’inquinamento indoor, a seconda della tipologia di inquinanti. Nel 2010 l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha creato il Gruppo di studio nazionale inquinamento indoor, a cui partecipano le varie istituzioni nazionali e territoriali. Lo scopo è quello di fare il punto della situazione attuale sul tema della qualità dell’aria indoor, – con particolare attenzione agli ambienti lavorativi, domestici, scolastici e ricreativi –, al ruolo delle sorgenti, alle emissioni dei materiali, agli interventi di efficienza energetica, alle esposizioni della popolazione.
A livello europeo, mancano dei limiti normativi per quanto riguarda la concertazione di inquinanti indoor negli ambienti in cui si trascorre la maggior parte del tempo, come case, uffici e scuole. In Italia risalgono al 2001 le prime linee guida sulla tutela e la promozione della salute negli ambienti confinati, mentre l’OMS invita le autorità competenti degli Stati membri ad adottare un approccio globale e onnicomprensivo all’inquinamento atmosferico, compreso l’inquinamento indoor.
Le scelte individuali sono quindi fondamentali per contrastare gli effetti di questa forma di inquinamento. Tra le principali accortezze, per quanto riguarda gli inquinanti fisici, vi è sicuramente il controllo dell’umidità, insieme alla ventilazione, per contenere muffe, acari e tutti gli inquinanti interni o quanto meno ridurne la concentrazione. Non si dovrebbe mai fumare in ambienti confinati, perché il fumo impregna tessuti, tappezzeria e mobili. Se possibile, meglio scegliere detergenti, prodotti da bricolage e vernici ecologici.
Stessa cosa per l’igiene e la pulizia della casa: i profumi persistenti infatti, al contrario di quanto si crede normalmente, non sono indice di pulizia, ma possono essere dannosi per le nostre vie respiratorie. Ci sono inoltre diverse piante deumidificanti che riducono negli ambienti chiusi la concentrazione di umidità grazie a foglie e radici igroscopiche. Piante come la sanseveria, l’edera inglese, il giglio della pace, il crisantemo e l’areca palm prevengono la formazione di muffe e funghi, alleviando i sintomi di allergie e altri disturbi respiratori dovuti proprio all’inquinamento indoor.
Per sapere come costruire una casa sana per la propria salute leggi anche la nostra intervista a Fausto Cerboni.
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