5 Ago 2024

Dalle ONG al forest bathing: Giorgia Volpe ci accompagna alla riscoperta della natura e di noi stessi

Tutti noi esseri umani sappiamo intuitivamente che trascorrere del tempo a contatto con la natura ci fa stare bene. Eppure, vivere in città ci dà sempre meno occasioni per fare una passeggiata tra i boschi o vicino a un fiume. I nostri livelli di stress si alzano, ci sentiamo sempre più ansiosi e nervosi, perdiamo spesso la concentrazione e la voglia di condivisione. Ma per stare meglio basta poco: un po' di forest bathing, un momento che sia solo per noi stessi, dove sentirci in connessione con la natura e con gli altri. Giorgia Volpe, operatrice olistica e guida certificata di forest bathing ci racconta il suo viaggio, fisico ed emozionale in questo mondo.

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Campania - Giorgia Volpe è un’operatrice olistica e una guida certificata di forest bathing, la prima ad aver portato questa esperienza a Napoli. Ci siamo scambiate solo pochi messaggi prima di prendere appuntamento in un bar. Il caldo in città in questi giorni è davvero estremo, ma Giorgia preferisce comunque incontraci di persona, perché per lei le connessioni umane sono la cosa più importante. È proprio questa ricerca di connessioni autentiche che l’ha guidata in tutte le scelte della sua vita, anche quelle che a molti potrebbero sembrare folli. E così, davanti a una birra fresca, inizia a raccontarsi. 

LA STORIA DI GIORGIA: LA RICERCA DI UNA VITA AUTENTICA

Quella di guida di forest bathing non è la sua attività principale. Fin da giovanissima aveva iniziato a provare dentro di sé una forte spinta ad aiutare le altre persone e il desiderio di abbandonare una vita comoda per ricercarne una più significativa. Giorgia ha intrapreso un percorso che l’ha portata a girare il mondo.

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Foto di Kristel Pisani

«Questa chiamata è diventata sempre più chiara quando vivevo in Costa Rica, in un piccolo villaggio rurale, ospite di una famiglia locale in una baracca. È lì che ho capito quanto fosse importante per me vivere in modo autentico, immersa nella realtà delle persone e della natura. Da quel momento la mia vita è stata un susseguirsi di esperienze che mi hanno portata prima in Uganda, poi all’università per studiare relazioni internazionali e diritti umani e infine a lavorare nel settore internazionale di progettazione e sviluppo rurale tra diversi paesi dell’Asia e dell’Africa».

Giorgia ha lavorato per molti anni in aree rurali di paesi lontani dal suo, soprattutto del sud del mondo, in contesti di estrema precarietà o di emergenza umanitaria, gestendo progetti multisettoriali finanziati dall’Unione Europea e dalle Nazioni Unite. «Era un lavoro che sentivo profondamente, perché mi permetteva di vivere a stretto contatto con le comunità locali. Ma come spesso accade, la crescita professionale mi ha portato a un grande cambiamento».

Questo tipo di esperienza ti avvicina al luogo che ti ospita, facendoti sentire parte di qualcosa di più grande, spingendoti a prendertene cura

Con l’avanzare della carriera, l’organizzazione per cui lavorava ha scelto di trasferirla dalle aree rurali alla città, «dove avrei potuto fare una vita più agiata, ma che non sentivo mia. Per me significava rinunciare a tutto ciò che amavo: vivere nei villaggi a contatto diretto con le persone, oltre che osservare con i miei occhi l’avanzare del progetto».

IL RITORNO A NAPOLI

Giorgia soffriva tantissimo per questo cambiamento, e durante la mandemia Covid prese una decisione che diede inizio a un nuovo capitolo della sua vita: «Dopo aver affrontato un burnout personale e lavorativo, mi sono chiesta come riadattare ciò che avevo imparato in un contesto diverso, in un modo che rispettasse i miei valori e il mio desiderio di vivere in armonia con la natura. Così ho deciso di tornare alle mie radici, a Napoli e di dedicarmi a progetti di sviluppo rurale anche nel sud Italia, dove c’è altrettanto bisogno».

Oggi, Giorgia coordina progetti di agricoltura sociale, utilizzando l’agricoltura come strumento di inclusione per persone vulnerabili o marginalizzate. «Eppure, non mi bastava. Sentivo il bisogno di fare qualcosa di più, qualcosa che mi permettesse un contatto ancora più diretto con le persone e la natura. È così che sono diventata un’operatrice olistica certificata e una guida di forest bathing».

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Foto di Kristel Pisani
IL FOREST BATHING: PERCHÉ CI FA COSÌ BENE

Il forest bathing o “bagni di foresta” è una pratica che ha origine in Giappone negli anni Ottanta e si basa su studi scientifici che hanno dimostrato i benefici del contatto con la natura per il nostro benessere psicofisico. Non è necessario essere in una grande foresta; anche un piccolo giardino o un’aiuola possono bastare. L’importante è entrare in connessione con la natura in modo non meccanico, ma empatico.

Giorgia mi ha spiegato che questa pratica mira a migliorare il benessere complessivo della persona, agendo su diversi aspetti della salute: psicologico, emotivo, fisico e sociale. Non si tratta di una pratica religiosa o mistica, né di una terapia psicologica, ma di un’attività semplice e accessibile a tutti, che ci aiuta a ritrovare un equilibrio interiore e a riconnetterci con la nostra essenza naturale.

«Intuitivamente sappiamo già che passare una giornata all’aria aperta o al mare ci fa stare meglio, ma ci sono stati studi sono riusciti a spiegare perché succede. Quando passiamo del tempo in natura inaliamo di composti organici volatili chiamati COV e poiché l’olfatto quello dei nostri sensi che più di tutti è collegato al sistema nervoso, il rilassamento cognitivo è pressoché immediato».

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Foto di Kristel Pisani

Inoltre praticare attività all’aria aperta e a stretto contatto con la natura rinforza il sistema immunitario, abbassa la pressione sanguigna, e rende la respirazione più calma: «A livello mentale, ti aiuta a diventare più lucida e presente e di conseguenza a livello sociale ti rende più predisposta alla collaborazione, all’aiuto e alla solidarietà. Inoltre questo tipo di esperienza ti avvicina al luogo che ti ospita, facendoti sentire parte di qualcosa di più grande, spingendoti a prenderti cura dell’ambiente che ti circonda. In Giappone addirittura i medici prescrivono “dosi di natura” per curare ansia e depressione. Non si deve però pensare che i forest bathing siano sostitutivi di farmaci o psicoterapia, sono complementari».

Una sessione di forest bathing va oltre il semplice “stare” in natura e alterna diversi momenti e attività, sia individuali che di gruppo, che mirano a farci sentire più vicini alla natura stessa, a farci riscoprire i essere parte di essa. Ci sono momenti di ascolto attivo e di scoperta e momenti di meditazione guidata. Spesso capita di provare emozioni intense e a scoprire una nuova consapevolezza di sé e del mondo che ci circonda.

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Foto di Kristel Pisani
IL FOREST BATHING PER RISCOPRIRE LA PROPRIA UMANITÀ

«Per me il forest bathing è diventato uno strumento prezioso per veicolare valori importanti come una vita lenta, il rispetto per la natura e l’importanza di relazioni autentiche. Portare questa pratica nel Sud Italia è stata una sfida, ma alla fine si è rivelato ancora più bello di quanto mi aspettassi. Le reticenze sono quasi sempre le stesse. Si ha difficoltà a staccarsi dal cellulare, all’inizio c’è sempre molta timidezza nel condividere con gli altri le proprie sensazioni e i propri pensieri, ma è anche bello vedere le persone abbandonare la rigidità e lasciarsi andare totalmente all’esperienza».

In un mondo sempre più frenetico e alienante, ritrovare il contatto con la natura e con noi stessi fa paura. Non siamo più abituati ad ascoltarci, ad ascoltare gli altri. Viviamo sempre più isolati, concentrati sui nostri doveri e schiacciati da aspettative sociali che non riconosciamo neanche più. Ma perché ci fa così paura la nostra libertà? Forse è il momento di lasciarsi andare e scoprire quanto sia bello sentirsi parte di qualcosa di più grande.

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