2 Ago 2024

Elihartè: gli ulivi distrutti “rinascono” nelle opere d’arte di Sandra Berardi

Scritto da: Tiziana Barillà

Una frana ha distrutto un uliveto secolare lasciando un letto di piante morte e legno, che l'artigiana Sandra Berardi ha pensato di far rivivere in opere uniche. È nato così il progetto artistico Elihartè, "dall’irresistibile bisogno di dare agli ulivi una nuova vita preservandone le intricate trame che ogni taglio svela".

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Cosenza - Un violino scolpito dal vento in più di mille anni, cornici irregolari e piccole opere d’arte che contengono una qualche anima preservata nel legno degli ulivi secolari calabresi. È questa la nuova vita restituita da Sandra Berardi e dal suo progetto Elihartè agli ulivi di Polligrone, dopo che una frana nel 2019 ha colpito la costa ionica e l’entroterra calabrese – nel cuore della Magna Grecia, in provincia di Crotone – distruggendo parte della terra di famiglia inclusi tre ulivi millenari intorno ai quali si sono avvicendati per decenni suo nonno e suo padre.

Conoscete già Sandra Berardi, ve l’abbiamo presentata come attivista di lungo corso con la sua associazione Yairaiha. Quella frana ha cambiato la sua vita, il suo destino e quello della sua terra a Polligrone, un luogo ricco di storia e in buona parte ancora inesplorato, una terra impervia e selvaggia che è stata per millenni teatro di eventi geologici e storici eccezionali. Da quel disastro naturale è nato il progetto artistico Elihartè: vestendo con veli di resina epossidica sezioni del tronco di quegli ulivi secolari.

Elihartè

«Pensare che tre ulivi, testimoni dei mutamenti dell’ultimo millennio, potessero diventare legna da ardere ha fatto nascere in me l’irresistibile bisogno di dare loro una nuova vita preservandone le intricate trame che ogni taglio svela», racconta Sandra in un ritaglio di tempo dal lavorìo nel laboratorio di San Giovanni in Fiore, in provincia di Cosenza. 

«A seguito della morte di mio padre ho iniziato a occuparmi di questa terra di famiglia, non volevo venderla né tantomeno abbandonarla quindi ho preso le redini di questo uliveto», spiega l’ideatrice di Elihartè. «Una mattina dopo la frana sono arrivata lì è ho trovato mezza montagna venuta giù, mentre in un’altra vallata ho trovato tre ulivi secolari, tra cui un millenario, e ho avuto l’impulso: non posso farne legna da ardere».

Oltre al suo impegno da attivista politica e sociale, Sandra Berardi è anche maestra d’arte e disegnatrice di architettura e arredamento, con alle spalle una formazione di ebanisteria, falegnameria, modellistica, progettazione di interni. È stato naturale quindi decidere di restituire a quegli ulivi una nuova vita che non fosse il fuoco in cui arderne la legna tramite il progetto Elihartè. 

Mi piace pensare che in qualche modo una creatura sia rimasta incastrata e preservata dentro il legno dall’albero, che contiene altre forme di vita e le mette a nudo quando lo lavori

Sandra è a metà tra un’artista e un’artigiana, molti pezzi li realizza di sua inventiva e tutti sono espressione diretta del suo territorio: «Ricevo delle commissioni ma le realizzo sempre in base a quello che vedo all’interno di quel pezzo di legno, provando a restituirgli un’anima e fondendolo con altri elementi del territorio: vado raccogliendo pietre, fiori secchi, conchiglie, in giro per la Sila e per la Marina e cioè per le campagne del Marchesato crotonese».

Ogni singolo manufatto di Elihartè è un pezzo unico per forma, trama e colore: «L’ulivo ha le sue nodosità presenta molte irregolarità – spiega ancora Sandra – quindi è molto difficile trovare una tavola di ulivo perfettamente liscia e intera. L’unico modo per poterlo preservare e valorizzare è quello di lavorarlo assieme alla resina, adesso sto sperimentando legno e mosaico ma lo sto ancora testando e aspetto di vedere i risultati».

Elihartè

Ogni pezzo poi, «è materia viva che ancora di vita parla, perché per la realizzazione è stato impiegato esclusivamente il legno degli alberi sradicati nella frana, nessuna altra pianta è stata abbattuta né lo sarà in seguito». I prodotti infine ricevono un trattamento finale ecocompatibile per garantire un uso sicuro per l’essere umano e l’ambiente. “Fatto a mano” vuol dire lavoro interamente artigianale, anche perché su questi particolari pezzi di ulivo non possono essere utilizzati macchinari industriali ma devono necessariamente impiegarsi piccoli attrezzi. 

C’è molta curiosità intorno a Elihartè. Non solo per la cura e la creatività che permettono di evitare l’ennesimo tuffo nell’incuria e nell’abbandono, ma anche perché è una donna a impugnare gli attrezzi di una falegnameria: «Il fatto che sia una donna a levigare, piallare, lavorare il legno da queste parti è abbastanza anomalo», dice Sandra.

«Per me è una scommessa, ma soprattutto una passione che mi sta dando molte soddisfazioni, a cominciare dall’odore indescrivibile che il legno emana quando viene levigato e lavorato o alla scoperta di inaspettate venature e colori che vengono fuori man mano che levighi. O ancora alla scoperta dei disegni che la natura stessa disegna, per esempio sezionando un pezzo è venuto fuori un delfino, in un altro un rapace che potrebbe essere un’aquila o una poiana! Mi piace pensare che in qualche modo una creatura sia rimasta incastrata e preservata dentro il legno dall’albero, che contiene altre forme di vita e le mette a nudo quando lo lavori».

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