28 Ago 2024

Costellazioni familiari: Giuseppe Mercone ci racconta il suo viaggio attraverso vino e spiritualità

Come può il vino dare inizio a una ricerca spirituale? Lo racconta Giuseppe Mercone, che dopo aver viaggiato per il mondo grazie al suo lavoro di enologo ed essere entrato in contatto con pratiche e tradizioni di popolazioni native ha scelto di riportare nella sua terra natale, la provincia di Benevento, le preziose conoscenze acquisite. Durante i suoi viaggi ha avuto modo di conoscere e comprendere le dinamiche energetiche e le Costellazioni familiari e ha deciso di condividere questo tesoro con chiunque abbia voglia di esplorare ed esplorarsi.

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Benevento, Campania - Giuseppe Mercone è un enologo appassionato e un esploratore di profonde dinamiche umane che si sta impegnando per diffondere la conoscenza delle costellazioni familiari in diverse realtà campane. Nel corso degli anni, il vino lo ha portato a girare il mondo e durante il suo ultimo viaggio, iniziato nel 2016 e durato circa un anno e mezzo, Giuseppe ha scelto di esplorare le tradizioni e i modi di vita di alcune popolazioni native.

Ogni viaggio ha rappresentato per lui un’opportunità di crescita personale e professionale, conducendolo verso una comprensione più profonda delle energie sottili e delle dinamiche relazionali. «Conoscevo le costellazioni familiari perché avevo già partecipato a diversi seminari in giro per l’Italia. L’ultimo viaggio è stato un crescendo: sono andato a fare il vino in Canada e ho vissuto con alcuni discendenti dei nativi americani, i First nation. Poi sono stato in Perù con i Q’ero, discendenti degli Inca, in Nuova Zelanda per una nuova vendemmia e nel cuore dell’Australia, dove mi sono fermato dagli aborigeni australiani, la popolazione più antica del mondo».

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L’ESPERIENZA CON LE POPOLAZIONI NATIVE

Queste comunità custodiscono una conoscenza profonda delle energie e vivono in cerchio in maniera quasi permanente. «Succede che ogni tanto diano la possibilità a qualche occidentale di iniziare un percorso di conoscenza insieme a loro, chiamato Walkabout». Questi incontri hanno rafforzato in Giuseppe la consapevolezza del potere del cerchio e delle costellazioni familiari come strumento di riconciliazione con il proprio albero genealogico e i propri avi. «Mentre ero tra gli aborigeni, si sperimentava la connessione con i simboli e la natura attraverso il canto, la danza e il didgeridoo, lo strumento sacro aborigeno. Il tutto sempre attorno al fuoco».

MA COSA SONO LE COSTELLAZIONI FAMILIARI?

Giuseppe mi ha spiegato che a portare per la prima volta le costellazioni familiari in occidente è stato un missionario e teologo tedesco, Bert Hellinger, che durante una missione in Africa con gli Zulù aveva notato come, ogni volta che si creava un problema all’interno di una comunità, questa si riuniva attorno a un cerchio e, attraverso parole e movimenti, risolveva il problema.

«Durante una costellazione uno dei partecipanti introduce un problema che può essere relazionale, economico, materiale o di qualsiasi tipo. Il costellatore fa delle domande per cercare di individuare se quella è la questione principale che preme o ci sono altre motivazioni più profonde dietro quel problema. Poi il costellato sceglierà un’altra persona dal cerchio che andrà a rappresentarlo».

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«Questa pratica fa in modo che si sentano emozioni, sensazioni o bisogni. Il rappresentante può avvertire una sensazione fisica in qualche parte del corpo, gli può venire in mente una parola, può visualizzare un’immagine o può avvertire il desiderio di sdraiarsi. Il ruolo del costellatore è quello di interpretare cosa sta comunicando il “campo morfo-genetico”, cioè il grande “libro” che contiene tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno».

Ogni simbolo che comunica il campo è una chiave. Spesso si affrontano situazioni non semplici: lutti, aborti, segreti e altre cose non pacificate. «Il lavoro del costellatore è proprio quello di togliere il velo dalle dinamiche che si stanno vivendo in questa linea temporale e non solo. È quindi un facilitatore al servizio dell’evoluzione del sistema familiare».

Più le tue radici vanno in profondità, più riesci a portare su in rami in sicurezza

PERSONE SINGOLE E COMUNITÀ

Le informazioni che ci servono sono già dentro di noi e non è necessario conoscere nei dettagli la nostra storia familiare. «Una volta partecipò a una costellazione una donna coreana che non aveva mai conosciuto la sua famiglia biologica, perché era stata adottata da piccolissima ed era cresciuta in una famiglia italiana. Il campo le mostrò comunque le informazioni di cui aveva bisogno in quel momento».

Le costellazioni familiari possono aiutare non solo singoli individui, ma anche intere comunità. «È vero che le costellazioni lavorano sull’albero genealogico, ma questo concetto può essere esteso da una famiglia stretta a una comunità. Addirittura, l’ultima parte della sua vita Hellinger la trascorse a cercare di risanare la Polonia, uscita devastata dalla Seconda Guerra Mondiale, lavorando quindi su un sistema nazione». La cosa più importante quando si partecipa a una costellazione è l’intento. «Bisogna essere molto attenti a come si pone la domanda e su cosa si vuole portare luce. Più l’intento è chiaro, più il lavoro risulta armonico».

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IL RITORNO IN ITALIA E LE COSTELLAZIONI IN VIGNA

Tornato in Italia, Giuseppe ha deciso di iscriversi a una scuola di costellazioni a Milano, l’accademia Ajna, e infine di radicarsi maggiormente nel suo territorio, in provincia di Benevento, portando con sé le conoscenze acquisite. Ha iniziato a organizzare eventi di costellazioni familiari mettendo a disposizione degli altri ciò che aveva appreso, per portare energie a progetti di permacultura o di altri tipi. «Più le tue radici vanno in profondità, più riesci a portare su in rami in sicurezza», mi ha detto.

E LE CERIMONIE DEL VINO

Oltre alle costellazioni familiari, Giuseppe sta esplorando un altro campo affascinante: le cerimonie del vino. Ispirato sia dalle tradizioni sudamericane e dal loro uso rituale delle piante, sia dai culti misterici occidentali, Giuseppe sta sviluppando un nuovo modo di vivere il vino, non solo come bevanda, ma come strumento di connessione e apertura. «È un progetto ancora in via di sperimentazione, perché il vino rappresenta ancora un grande mistero, come nei rituali dionisiaci e può essere utilizzato per celebrare gli Avi in modo rituale o per onorare i posti».

Giuseppe Mercone è un uomo in continua evoluzione che ha saputo unire la sua passione per il vino con un percorso spirituale e che ha scelto di condividere le sue conoscenze con chiunque sia disposto a intraprendere un viaggio di scoperta interiore. Offre una guida per chi cerca equilibrio e comprensione e allo stesso tempo invita a esplorare nuove dimensioni di consapevolezza. Per chiunque desideri intraprendere un viaggio di trasformazione, il suo servizio è una bussola preziosa verso una vita più armoniosa e connessa.

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