Cammini in Sicilia: nel cuore degli Iblei nasce il rifugio Scirocco grazie al sogno di Nanni
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Ragusa - È vero che i sogni possono diventare realtà e per fare sì che ciò accada servono impegno, visione e tanta forza di volontà. La storia di Nanni Di Falco va ad aggiungersi a tutte le storie “impossibili” che vi abbiamo raccontato in questi anni e che, oltre ogni difficoltà, sono esempio concreto di coraggio. Nel territorio ibleo si trova il rifugio più a sud d’Italia, Rifugio Scirocco, in uno dei luoghi più belli e selvaggi della provincia ragusana.
A costruirlo è stato proprio Nanni. Nel 1997 è diventato una guida ambientale escursionistica in Abruzzo, dove si era trasferito da qualche tempo. Già allora desiderava tornare in Sicilia ma l’escursionismo era ancora legato solo alle cime e alle montagne: escludendo l’Etna non sapeva come svilupparlo nella “sua” zona Iblea. Sin da subito sono arrivate le prime richieste di viaggi a piedi in giro per la Sicilia e da allora non si è più fermato. Non solo è tornato a vivere nell’isola, ha anche comprato una casa in campagna oggi diventata un rifugio per tutti i camminatori e gli escursionisti che percorrono il parco archeologico di Cava d’Ispica e Kamarina.
«La bellezza di Cava d’Ispica fa perdere il fiato, si tratta di un canyon e non di un cava d’estrazione come farebbe pensare il nome. È la porta degli Iblei, se vieni dal mare la vedi in lontananza. È un percorso obbligatorio dalla costa verso l’interno che in passato è stato attraversato da Fenici, Greci, monaci, militari e molti altri. È anche un luogo molto selvaggio, viverci non è facile. È proprio in quest’area che parecchi anni fa ho visto il rudere di una casa, abbandonata nel nulla e raggiungibile solo a piedi, di cui mi sono innamorato. Il mio sogno era acquistarlo e trasformarlo in rifugio da condividere con altri», racconta Nanni.
A distanza di dieci anni, oggi quella casa abbandonata si è trasformata nel Rifugio Scirocco che Nanni ha sistemato da solo e in parte con l’aiuto di alcuni amici. Qui nessuna squadra edile può arrivarci, non ci sono né acqua né luce, ma Nanni non si è arreso. Il rifugio è fornito di pannelli fotovoltaici che garantiscono l’energia necessaria per la luce e il frigorifero, mentre l’acqua arriva dal pozzo di un vicino grazie a un tubo lungo un chilometro e mezzo.
«C’è quel poco che serve per stare bene e godere del luogo. Non è stato facile perché in passato da queste parti non passava nessuno, mentre negli ultimi anni almeno due o tre persone al giorno percorrono Cava d’Ispica. Il rifugio fa parte della rete dei Rifugi d’Italia e di quella Rifugi Appenninici. Qui porto i miei clienti, mangiano e a volte si fermano pure a dormire. Facciamo tante attività: presentazioni di libri, osservazione delle stelle, yoga. Un posto a cui ho dato l’anima», continua Nanni.
Aver contribuito ad animare questo luogo con una presenza ormai continua di viaggiatori lungo la Cava è una delle soddisfazioni più grandi. Nanni, coordinatore regionale dell’Aigae, ha tracciato la variante Iblea della Via Fabaria che unisce Noto a Caltagirone e passa per Cava d’Ispica – dai paesi interni di Vizzini, Monterosso, Chiaramonte, Ragusa e Modica, arriva a Cava d’Ispica e poi a Rosolini, fino a Noto – al nord degli Iblei ed è ormai tra i cammini ufficiali.
«La Sicilia si presta molto al turismo dei cammini, potrebbe diventare una meta escursionistica seria. Bisogna destagionalizzare i cammini e spalmarli durante tutto l’anno tranne luglio e agosto, anche se tutti vanno in vacanza in questo periodo. La Sicilia si può vivere in qualsiasi periodo dell’anno, dobbiamo avere il coraggio di fare certe scelte, ma soprattutto dobbiamo credere di più nel nostro territorio, tra incendi e rifiuti non diamo il meglio di noi, come amministrazioni e come popolo. Serve lavorare in rete perché da soli non si va da nessuna parte», continua Nanni.
Dal suo racconto appassionato e innamorato della bellezza oggettiva dei luoghi che vive – un paradiso di roccia bianca e di verde macchia mediterranea, un luogo sacro che custodisce i tesori e la memoria storica di buona parte della Sicilia sud orientale attraverso tracce millenarie di storia stratificata che vanno dall’età del bronzo agli anni ’50 del secolo scorso – e della fatica di questi anni che rende la zona ancora più affascinante, si percepisce il fastidio dei viaggiatori di fronte a certi scempi e insensatezze.
«Si è sparsa la voce e quest’anno abbiamo avuto un calo rispetto agli altri anni, ci sono davvero tanti rifiuti in giro e i viaggiatori si infastidiscono. Io sono sempre con il sacchetto pronto a raccogliere munnizza. Posso dire però che i cammini stanno aiutando molto i territori, negli anni ho visto scomparire cumuli di rifiuti», osserva Nanni Di Falco.
«L’accoglienza siciliana è predominante e la presenza di nuove persone spinge, chi vive in questi luoghi, a rendere migliore quella che sentono come casa loro. Ancora non basta, ma molti borghi stanno rinascendo proprio grazie ai cammini. Anche i social sono di aiuto, se denunci e pubblichi foto, scatta la vergogna. Le grandi città sono in decadenza, ma nei piccoli centri va molto meglio».
Il suo sogno è come un cammino: per arrivare alla meta finale scopri, non senza fatica, bellezze e meraviglie che rendono il viaggio ancora più entusiasmante. Anche nei sentieri poco conosciuti all’interno dell’area di Cava d’Ispica, si scoprono villaggi rupestri, necropoli preistoriche, mulini ad acqua e acquedotti arabi. «Se guardo il rifugio oggi mi sembra impossibile immaginarlo rudere e invece… non so se riuscirò a vedere tutti i cambiamenti che mi auguro, ma ci provo. Già tutto è un sogno», conclude Nanni.
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