26 Ago 2024

Burnout e smart working: lavorare da casa riduce il rischio di esaurimento?

Scritto da: Mirella Madeo

Negli ultimi anni, in particolare durante e dopo l'ondata pandemica, il lavoro a distanza si è diffuso sempre di più e insieme a esso i vantaggi e gli svantaggi che comporta. Ma in che modo lavorare da casa influisce sul rischio di burnout, di cui secondo una ricerca soffrono quasi tre persone su quattro?

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Il burnout è da molte persone considerato uno degli aspetti più allarmanti della società moderna, che sta influenzando negativamente sia la vita lavorativa che quella personale di quanti lo subiscono. La sindrome da burnout è una condizione legata allo stress cronico sul lavoro che porta all’esaurimento delle risorse fisiche e mentali di una persona.

È caratterizzata da sintomi psicologici come apatia e irritabilità, e sintomi fisici come cefalea e disturbi del sonno. Colpisce soprattutto chi lavora nelle professioni d’aiuto come medici e infermieri. Le cause sono multifattoriali, includendo carichi di lavoro eccessivi, mancanza di controllo e tensioni tra colleghi. La gestione del burnout richiede modifiche nello stile di vita e, in casi severi, l’intervento di un professionista. È importante sensibilizzare e supportare coloro che lavorano in situazioni estreme per prevenire e affrontare efficacemente questo problema.

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Nell’era post-pandemia, il lavoro ibrido emerge come una valida alternativa tra il ritorno in ufficio e il lavoro da casa, offrendo flessibilità e agilità ai dipendenti e resilienza alle organizzazioni. Questo modello risponde alle mutate esigenze dei lavoratori, combinando i vantaggi del lavoro remoto e in presenza. Un approccio che comporta tuttavia sfide significative come mantenere l’equità tra i lavoratori, salvaguardare la cultura aziendale e affrontare il gap tecnologico. L’implementazione efficace richiede l’adozione di strumenti tecnologici adeguati e una gestione attenta delle relazioni umane.

PRO E CONTRO DELLA FLESSIBILITÀ

Il lavoro flessibile può offrire numerosi vantaggi sia ai dipendenti che ai datori di lavoro. Per i dipendenti, la flessibilità oraria consente di lavorare durante le ore di maggiore produttività, come, ad esempio, al mattino presto o la sera, senza dover seguire un orario imposto dall’azienda. Ciò porta a una maggiore soddisfazione, riduzione di ritardi e assenteismo e minor turnover.

I dati della ricerca indicano che il 72% dei lavoratori ha sperimentato episodi di burnout prima di adottare il lavoro ibrido

Il lavoro flessibile presenta però anche sfide organizzative per il datore di lavoro, come garantire l’efficienza dei dipendenti senza supervisione e rispondere alle esigenze dei clienti con orari non standard. Nonostante questi svantaggi, i benefici superano generalmente le difficoltà, contribuendo a un aumento della produttività e a un ambiente lavorativo più attraente per i dipendenti.

Il lavoro flessibile offre dunque numerosi vantaggi abbattendo barriere geografiche a favore di una ottimizzazione del tempo e di una maggiore produttività, permettendo ai lavoratori di mantenere un migliore equilibrio tra vita privata e lavoro, riducendo lo stress associato agli spostamenti quotidiani. Lo smart working può però comportare un potenziale rischio di isolamento sociale, problemi di comunicazione e difficoltà nel mantenere la cultura aziendale.

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I RISULTATI DI UNA RICERCA SUL BURNOUT

Un recente studio condotto da International Workplace Group ha evidenziato che la transizione al lavoro ibrido ha avuto un impatto positivo significativo sulla riduzione dei burnout tra i lavoratori. Secondo questa ricerca infatti tre quarti dei partecipanti hanno riportato una drastica diminuzione dei sintomi derivanti dallo stress cronico sul posto di lavoro dopo aver adottato un modello di lavoro ibrido.

I dati della ricerca indicano che il 72% dei lavoratori ha sperimentato episodi di burnout prima di adottare il lavoro ibrido. Nello specifico, si tratta di un nuovo approccio che combina lavoro da ufficio, spazi di coworking flessibili e lavoro da casa e che ha consentito di evitare lunghi spostamenti quotidiani verso l’ufficio, permettendo ai lavoratori di dedicare più tempo al proprio benessere. Ciò ha portato a una migliore work-life balance, più esercizio fisico, alimentazione più salutare e miglior qualità del sonno, tutti fattori che contribuiscono alla prevenzione dei burnout.

MIGLIORAMENTI FISICI E MENTALI

Oltre due terzi dei lavoratori – 68% – ha segnalato un miglioramento della propria salute fisica grazie al lavoro ibrido. L’82% ha riferito di sentirsi meno esausto, il 78% meno stressato e il 72% meno ansioso. Miglioramenti significativi che sono stati attribuiti principalmente alla maggiore flessibilità ed autonomia nel gestire la propria giornata lavorativa.

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Secondo lo studio citato, il lavoro ibrido non solo ha migliorato la salute mentale e fisica dei dipendenti, ma ha anche influenzato positivamente la produttività aziendale. Il 74% dei lavoratori ha dichiarato di essere più produttivo quando lavora in modalità ibrida, mentre l’85% ha evidenziato un aumento della soddisfazione lavorativa complessiva. Questi dati sono supportati anche dalle opinioni degli HR leader, il 76% dei quali ha notato un miglioramento nella produttività dei dipendenti grazie al lavoro ibrido

RICHIESTE CRESCENTI E PROSPETTIVE FUTURE

Il lavoro ibrido è ora considerato uno dei benefit più richiesti, con gli HR leader che lo valutano positivamente per il suo impatto sulla produttività e il benessere dei dipendenti. Gli studiosi concordano sul fatto che questo modello potrebbe non solo continuare a migliorare la qualità della vita lavorativa, ma anche influenzare positivamente la crescita economica delle aziende. Il futuro del lavoro sembra sempre più orientato verso soluzioni che non solo aumentano l’efficienza operativa, ma anche il benessere individuale e collettivo.

Per saperne di più leggi anche il nostro approfondimento su lavoro in azienda, benessere e relazioni umane.

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