8 Ago 2024

Bosco della Salandra: storia di un luogo abbandonato diventato culla di natura e cultura

A Marano di Napoli c'è un bosco abbandonato all'interno del quale l'associazione Salandra Lovers ha riportato alla luce storie dell'età del neolitico, di epoca romana e di epoca medievale. Attraverso le loro passeggiate in natura sarà possibile conoscere e vivere la magia del Bosco della Salandra.

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Campania - Spesso mi capita di immaginare quanti piedi abbiano solcato il mio stesso terreno e quante risa e lacrime abbiano ascoltato e custodito gli alberi. Internet dona a tutti noi la possibilità di conoscere le grandi e piccole realtà vicine e lontane ed è tramite i social e grazie alla conoscenza di Indiana Jones napoletano che abbiamo avuto la possibilità di immergerci nella magia del Bosco della Salandra a Marano di Napoli, custodito e protetto dall’Associazione Salandra Lovers. A pochi mesi dalla sua fondazione, nel novembre 2023, l’associazione vanta molti iscritti e tantissimi traguardi raggiunti.

CHI SONO I SALANDRA LOVERS?

Con noi abbiamo il vicepresidente dell’associazione Salandra Lovers, Mario Audino: «La nostra associazione – spiega – nasce a metà novembre 2023; reduci di anni di Covid abbiamo sentito il bisogno di restituire al nostro paese e a noi stessi uno spazio verde, un luogo aperto all’interno della nostra città. Abbiamo conosciuto il bosco della Salandra quasi per caso: io e mia moglie abbiamo notato una macchia verde su Google Maps e spinti dalla curiosità, un po’ da pionieri, abbiamo (ri)trovato questo bosco, ai più sconosciuto».

Bosco della salandra

«Dopo esserci recati sul posto, abbiamo messo in atto la nostra ricerca anche tramite i social: abbiamo scoperto che era da tempo che singoli privati desideravano riqualificare e dare nuova vita a questo bosco ormai abbandonato da circa trent’anni. Abbiamo interagito con il gruppo social Salviamo il bosco della Salandra, da conoscenti siamo divenuti amici e dalla nostra unione è nato un gruppo fatto di persona desiderose di ripulire e far rinascere il Bosco della Salandra. Abbiamo cominciato con il ripulire l’area dalle erbacce e dai rifiuti, talvolta anche ingombranti come materassi e frigoriferi».

Un’associazione, quella dei Salandra Lovers, fondata e portata avanti da appassionati di natura e da amanti della propria città: tra i soci vi sono anche archeologi, speleologi e geologi. «Abbiamo cominciato a fare passeggiate presso il bosco della Salandra e da lì è nato il desiderio di fondare l’associazione Salandra Lovers, che è soltanto il nostro punto di inizio».

La nostra associazione è fatta da singoli che fanno parte di un gruppo: ognuno di noi ha imparato a sporcarsi le mani, a lavorare con e per il prossimo

GLI OBIETTIVI DEI SALANDRA LOVERS

«Il progetto principale della nostra associazione è quello di riportare alla luce e di far conoscere, non solo ai maranesi, il bosco della Salandra. Abbiamo grosse ambizioni: immaginiamo come Salandra Lovers il bosco della Salandra alla portata di tutti, un bosco dove poter fare percorsi trekking, piste sterrate per mountain bike, sessioni fotografiche e culturali. Il nostro bosco merita di essere conosciuto e apprezzato da tutti: non è solo un bosco, è un ambiente naturale che al suo interno custodisce meravigliosi segreti. L’albero prevalente è il castagno – albero a cui noi maranesi siamo molto legati – dal quale si ricava il fasciame cui vengono create le sporte, le ceste cui il commercio maranese era ed è ancor legato da tempi immemori».

Gli eventi sul territorio per il bosco della Salandra come Salandra Lovers coinvolgono grandi e piccoli, con tante sinergie con le scuole e con altre associazioni per eventi di lettura, di fotografia e di trekking. «Abbiamo collaborato con l’associazione Scienze naturali unite grazie alla quale ora vi è un documento dove sono riportati flora e fauna del Bosco della Salandra. L’impegno arriva da ogni fronte: tutti hanno desiderio di donare nuova vita a questo bosco, custode di storia e bellezza».

Bosco della Salandra
LA STORIA DEL BOSCO DELLA SALANDRA

Nella fitta selva si nascondono tesori straordinari: il “Ciauriello” – chiamato cosi perché simile al mausoleo romano ancora oggi conservato nella villa comunale di Marano di Napoli; la “Grotta del brigante”, cisterne, resti di un antico torchio; l’ Eremo semi-rupestre di Santa Maria Pietra spaccata ,nei pressi del quale vi è un tiglio secolare, incastonata all’interno del Castagneto del Bosco della Salandra. Come riportato sul sito FAI, “l’eremo costituisce un unicum archeologico-architettonico in Campania essendo parzialmente scavato nel fianco di un profondo solco idrografico che dalla collina di Camaldoli sbocca nel fondo del cratere di Quarto (…) ; le sue grotte si sviluppano su più livelli e probabilmente rappresentano un primitivo insediamento rupestre risalente al neolitico“.

L’area del Bosco della Salandra è molto esteso e nel corso degli anni ha necessitato di pulizie, anche se attualmente la problematica più grossa riguarda la proprietà del bosco. Come ci spiega Mario Audino, vice presidente dell’associazione Salandra Lovers, «il bosco non è di proprietà del Comune di Marano di Napoli, ma una sua parte è della Curia. Uno dei progetti dell’amministrazione comunale è quello di prendere in gestione il bosco della Salandra attraverso un fitto annuale e assegnarlo alle cure di una o più associazioni, dopo regolare gara. Un progetto che restituirebbe al bosco della Salandra i vecchi onori».

Bosco della Salandra

Il bosco necessita di essere curato e pulito costantemente; attorno a esso c’è bisogno di maggiore conoscenza e protezione. Va riaperto e riscoperto, serve un intervento anche nei confronti del singolo cittadino, che spesso in passato ha visto il bosco come una discarica dei propri rifiuti. «Spesso la nostra lotta più grande è contro l’omertà e la noncuranza: l’unico modo che abbiamo per fronteggiare il problema è unire le nostre forze e collaborare con le autorità».

«All’interno del bosco finalmente cominciamo a vedere guide naturalistiche e la consapevolezza nei confronti del Bosco diviene sempre più parte integrante della cittadinanza», conclude Mario Audino. «La nostra associazione è fatta da singole persone che fanno parte di un gruppo: ognuno di noi ha imparato a sporcarsi le mani e a lavorare con e per il prossimo».

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