Crollo alle Vele di Scampia: un drammatico richiamo alla ristrutturazione urbana e alla sicurezza
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Campania - Napoli ombrosa, Napoli porosa, Napoli cadente. Napoli cade a pezzi e come Sodoma e Gomorra viene distrutta. Alle ore 22 di lunedì 22 luglio il quartiere di Scampia è stato sconvolto da un evento traumatico: uno dei tre edifici ancora in piedi del progetto Vele di Scampia ha subito il crollo di un ballatoio provocando due morti e alcuni feriti, alcuni dei quali in prognosi riservata. Le Vele – costruite tra gli anni ‘60 e gli anni ‘70 dello scorso secolo – e tutta Scampia restano a oggi simbolo di degrado urbano e l’evento ha riacceso il dibattito sulla necessità di interventi urgenti per la riqualificazione e la tutela della sicurezza dei residenti.
L’EVENTO
Il cedimento del ballatoio del terzo piano della Vela Celeste ha coinvolto nella caduta i ballatoi del secondo e del primo piano, causando un forte boato e creando una scossa alle abitazioni circostanti. I vigili del fuoco e le forze dell’ordine sono prontamente intervenute mettendo in sicurezza l’area e prestando soccorso ai residenti; il sindaco Gaetano Manfredi nella conferma stampa di oggi: «da questa mattina una squadra di tecnici si sta occupando della valutazione degli elementi che possono essere più critici nell’ambito delle Vele. (…) Abbiamo disposto un intervento straordinario utilizzando le palestre delle scuole dell’area e sono consegnati generi di prima necessità».
L’evento verificatosi a Scampia accende ulteriori fari sulla problematica del circolo abitativo delle Vele, ormai da anni simbolo di degrado e di malavita. Il complesso abitativo era originariamente composto da sette edifici su un’area di 115 ettari; quattro di questi edifici sono stati demoliti nel corso degli anni: la Vela F è stata demolita nel 1997, la Vela G è stata demolita nel 2000, la Vela H è stata demolita nel 2003 e infine la Vela A è stata demolita nel 2020.
Nel 2019 il comune ha lanciato il progetto Restart Scampia, con un finanziamento di ben 27 milioni di euro, che prevede l’abbattimento di altre due Vele, la Vela gialla e la Vela rossa, la riqualificazione del quartiere attraverso la costruzione di 433 nuovi alloggi autosufficienti dal punto di vista energetico e la ristrutturazione della Vela Celeste, integrando funzioni miste con una prevalenza di attrezzature pubbliche. Un lontano obiettivo, ma pur sempre un obiettivo.
Sottolinea il sindaco riguardo l’evento a Scampia: «questa grande tragedia, per noi molto dolorosa, deve essere una spinta a continuare il progetto di riqualificazione delle vele (…) già su questa vela il cantiere era aperto, si stava facendo un lavoro di pulizia e di messa in sicurezza dei piani bassi da cui si era partiti, proprio per migliorare le condizioni abitative», conclude «non lasceremo soli gli abitanti delle Vele, non lasceremo soli gli abitanti di Scampia. Ci impegneremo come stiamo facendo ancora di più per fare in modo che ci sia una sistemazione dignitosa, sicura e certa per tante famiglie che vivono da anni, alcune da decenni, in situazioni di estrema precarietà».
LA STORIA DELLE VELE
Le Vele di Scampia, situate nella periferia nord di Napoli sono un complesso di edifici residenziali costruiti tra gli anni Sessanta e Settanta come parte di un più grande progetto di edilizia popolare. La loro concezione era volta ad essere una soluzione innovativa per l’emergenza abitativa di Napoli, con spazi aperti e strutture che favorissero la vita comunitaria. Il progetto delle Vele fu ideato dall’architetto Francesco di Salvo o Franz di Salvo: una città modello, divenuta poi ghetto, a causa anche della mancanza dei presidi dello stato.
Dopo il terremoto dell’Irpinia nel 1980 numerose famiglie rimaste senza casa hanno occupato anche abusivamente gli alloggi delle vele e l’insediamento del commissariato di polizia a distanza di 7 anni dal terremoto ha favorito l’entrata in campo della delinquenza: i giardini sono divenuti luoghi di spaccio, i viali piste per corse clandestine e gli androni e le scale dei palazzi luoghi di incontro per malavitosi.
La decisione di agire demolendo le strutture è stata ampiamente sostenuta dalla popolazione che denunciava quotidianamente le gravi condizioni delle Vele: le demolizioni del 1997 e del 2000 sono state promosse dalla giunta comunale guidata dal sindaco Antonio Bassolino, la terza dall’allora sindaca Rosa Russo Iervolino. Le Vele e la loro fama devono tanto alla cinematografia, dapprima con il film Diario napoletano di Francesco Rosi del 1992 – dove la criminalità, la droga e le condizioni gravose dei giovani abitanti di Napoli sono il fulcro della narrazione – e poi con il film Gomorra di Matteo Garrone e la successiva serie TV Gomorra.
Poco però viene detto su Scampia e sulla gente che la abita: non solo malviventi o reietti dello stato; a Scampia vivono uomini e donne che alla vita non hanno mai chiesto nulla, che lasciano la propria abitazione per ritrovarla al tramonto lavorando per pochi euro l’ora. «Quando una parte della comunità è costretta a vivere nel degrado, l’altra parte è colpevole. Lo è insieme a tutte le istituzioni che negli anni hanno voluto e alimentato il degrado.
Oggi però non è tempo di inchiesta, oggi è tempo di silenzio e compassione. Il mio quartiere conta i suoi morti, ancora una volta, e fa male quando si è consapevoli che poteva essere evitato. Chiedo a voi tutti sostegno di ogni genere per stare vicino alle famiglie colpite.», la richiesta del cantautore Maldestro, nome d’arte di Antonio Prestieri, nato e cresciuto nell’ombra delle Vele di Scampia.
LE VELE OGGI
«La situazione alle Vele non la scopriamo oggi, quindi è una cosa che sappiamo tutti da anni, come ho detto da decenni. La maggior parte delle persone che si trovano oggi alle Vele sono occupanti senza titolo per vari motivi e ci sono stati negli anni vari provvedimenti di sgombero, in parte attuati, in parte non attuati.», continua il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. L’impegno per continuare a seguire il progetto ed eliminare nei tempi più rapidi possibili c’è tutto e l’obiettivo è quello di dare una casa dignitosa all’interno di questa situazione abitativa completamente precaria.
«Un nesso tra i lavori di riqualificazione e il crollo? Questo non lo posso assolutamente dire, saranno altri a stabilire se ci sono delle responsabilità. È un tema che si pone e che sarà sotto gli occhi e sotto la riflessione attenta di chi sta indagando in questo momento.» ciò è quanto affermato dal prefetto di Napoli Michele di Bari, parlando con i giornalisti al termine della riunione del centro coordinamento soccorsi in Prefettura «Il tema di oggi è quello di accompagnare la popolazione verso il superamento di questa tragedia.
È il motivo per il quale il Centro coordinamento soccorsi è presente da questa notte e sarà aperto fino a cessate esigenze. Le forze di polizia stanno facendo il massimo perché tutto ciò possa essere condotto senza proteste, aprendo una linea di grande dialogo attraverso l’Ottava Municipalità. Io credo che questo sia il messaggio che dobbiamo dare: essere al fianco di una popolazione che già vive un momento particolare e questa tragedia ne accentua le criticità complessive».
Seguiranno aggiornamenti.
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