In Sardegna la rivolta degli ulivi contro il Tyrrhenian Link ma Todde rimarca: “L’opera è necessaria”
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Cagliari - La rivolta degli ulivi pone radici in una popolazione da tempo schierata a difesa del territorio che vive e vuole vivere. Nasce da una richiesta di aiuto e di comunità: venerdì pomeriggio dai profili social dei presidi contrari al progetto del Tyrrhenian Link è stato pubblicato l’annuncio di un “sit in di massima urgenza” per la mattina successiva, in località Su Padru. “Terna sta effettuando un esproprio coattivo nei confronti di un cittadino di Selargius che non ha accettato di vendere il proprio terreno – recita l’annuncio – è richiesta massima condivisione e massima partecipazione: non permetteremo che vengono portate via le nostre terre, il nostro lavoro, il nostro futuro, le nostre radici”. E la risposta non si è fatta attendere.
Cento persone si sono ritrovate nelle campagne di Selargius minacciate dalla costruzione della stazione di smistamento Terna, presidiando il luogo e tendendo mani, piedi e cuore alla terra: gli ulivi, preparati per l’espianto dalla società energetica e “lasciati al sole con le radici esposte” – denunciano i comitati – sono stati ricoperti di terra dai presidianti durante il sit-in. Ma non è servito. La mattina dopo, “Terna ha sradicato gli ulivi con una violenza e prepotenza senza pari, in risposta alla nostra rivolta degli ulivi”. E la rabbia, ha generato altra solidarietà: nuove piante e mani tese sono arrivate a Selargius da tutta l’Isola. La rivolta degli ulivi è la protesta di una Sardegna unita contro la speculazione energetica.
CHE COSA È IL TYRRHENIAN LINK
“Ci siamo immersi nella terra per proteggere la madre terra”. Le azioni dei comitati in lotta contro la realizzazione del Tyrrhenian Link nelle campagne di Selargius vanno avanti da tempo. L’infrastruttura consiste in un elettrodotto sottomarino di Terna che mira a collegare la Sicilia con la Sardegna attraverso un doppio cavo sottomarino. “Un nuovo corridoio elettrico al centro del Mediterraneo, il Tyrrhenian Link – si legge nel sito di Terna – migliorerà la capacità di scambio elettrico, favorirà lo sviluppo delle fonti rinnovabili e l’affidabilità della rete”. La principale accusa mossa dai comitati in protesta riguarda la mancata consultazione pubblica e la realizzazione di una mega infrastruttura che sovradetermina le volontà della comunità. Ma non solo.
I terreni interessati – come spiega Rita Corda, portavoce del Comitato No Tyrrhenian Link – sono luoghi «custodi della nostra memoria storica e della nostra identità», ma anche terre attraversate e vissute da lavoratori e lavoratrici delle campagne, popolate da uliveti, vigneti, ginepri e orti che costituiscono una realtà di piccola produzione o di autoproduzione e sostentamento, che agli espropri continua a dire no. Negli ultimi mesi, agli attivisti impegnati nella difesa delle campagne selargine si è sommato il supporto dei vari comitati sardi schierati contro la speculazione energetica e di chi punta il dito contro una transizione energetica che così, “è distruzione”.
CONTRO LE POLITICHE CHE IMPOVERISCONO I TERRITORI
«Tantissime persone stanno rispondendo alle chiamate e contribuendo al presidio del territorio», racconta Roberto Ladu, agricoltore locale tra i presidianti di Sa Barraca de Su Padru, presidio contro il Tyrrhenian Link a Selargius. «Sta andando bene, si è innescato quel minimo di entusiasmo che permette presenza e ricambio; c’è anche chi resta qua a dormire in tenda». Le nuove piantumazioni arrivate da tutta l’Isola – «dal nuorese soprattutto» – ripopolano i terreni facendosi anche loro presidio: timo, lentisco, rosmarino, acacia, ginestra, corbezzolo, mandorli e altre piante “più resistenti” sono state la risposta alla rimozione definitiva degli ulivi protetti dagli attivisti.
«Sradicare un albero in questo periodo e lasciarlo con le radici esposte sotto il sole significa condannarlo a morte quasi certa. Abbiamo cercato di salvarli coprendoli di terra in mezzo a un terreno diventato deserto, pieno solo delle tracce dei mezzi degli operai; ma all’alba del giorno successivo al sit-in le ruspe di Terna hanno direttamente sradicato gli ulivi e li hanno spostati da un’altra parte. Una roba assurda, di una violenza inaudita. Non è chiara la questione degli espropri, avvengono anche senza l’assenso della persona ma ormai da tempo è evidente che Terna quei terreni li considera già suoi. Una ditta che invade serenamente i terreni distruggendo tutto è evidente che abbia un qualche ulteriore via libera».
«Non è più il tempo per questo genere di politiche estrattive. Queste azioni di presa e distruzione dei territori senza alcuna messa in discussione, innescano un processo di impoverimento notevole sia ambientale che sociale. Tra l’altro, l’idea stessa di permettere a dei privati di gestire beni fondamentali per la vita delle persone come in questo caso la produzione di energia, non potrà mai essere a vantaggio delle comunità. Proprio con le rinnovabili si potrebbe fare l’esatto contrario, mettendo in rete piccole produzioni meno impattanti, invece ciò che sta accadendo nell’Isola è esattamente l’opposto: dal punto di vista ambientale si vuole distruggere, non disoccupare parti di suolo e usarle per rimboschire, ma disboscare per creare centrali di produzione di energia».
PER TODDE «IMPORTANTE FARSI SENTIRE MA IL TYRRHENIAN LINK È NECESSARIO»
«Il silenzio delle istituzioni è assordante, non possono lasciare soli i cittadini che protestano contro i soprusi». Per Rita Corda, portavoce del Comitato No Tyrrhenian Link, «le questioni con Terna sono un problema sociale che va mediato dalle istituzioni: dal sindaco che è l’autorità che deve intervenire a tutela dei suoi cittadini per mediare il conflitto e poi dalla regione. Todde deve fare qualcosa. La rivolta degli ulivi è diventata un simbolo per tutta la Sardegna arrivano da ovunque persone e mezzi con piante, cibo, supporto. La battaglia è condivisa e corale contro la speculazione energetica che si sta abbattendo sulla Sardegna, siamo molto contenti di questo ma attendiamo interventi da parte delle istituzioni».
In merito, la posizione della presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde, incontrata a Cagliari in occasione dell’insediamento della Giunta Zedda, rimane però in linea con quanto già espresso. Alla richiesta di una dichiarazione in merito alla protesta in corso a Selargius, Todde risponde: «Credo da una parte che sia importante farsi sentire, ma nell’ambito però di un contesto che è necessario per la Sardegna e il Tyrrhenian link è necessario per la Sardegna. Credo inoltre che sia importante far capire a Terna che non è stata coinvolta la popolazione correttamente in questo progetto: se c’è questo tipo di malcontento evidentemente è un lavoro che doveva essere fatto meglio, coinvolgendo la popolazione».
«Allo stesso tempo, lo ripeto, è un’infrastruttura che è necessaria e quindi ovviamente va trovato un giusto compromesso rispetto a quello che si sta facendo. Come Regione abbiamo risposto in maniera forte e chiara – aggiunge Todde – abbiamo bloccato la realizzazione dei progetti, ci stiamo muovendo per disciplinare quelle che sono le aree idonee con un percorso che è chiaro e trasparente: le installazioni verranno fatte dove noi vogliamo, col coinvolgimento della popolazione. Bisogna però decidere cosa vogliamo essere perché noi abbiamo come contraltare le centrali a carbone, e spesso di questo ci dimentichiamo».
«PER LA SARDEGNA UNA NUOVA SERVITÙ»
Resta allora da comprendere come sia possibile coniugare le azioni di Terna, le posizioni della Regione e le esigenze rimarcate da comitati, presidianti e proprietari terrieri, in particolar modo da chi lavora nelle zone interessate dagli espropri. Centrale resta la messa in discussione da parte delle persone in protesta di una transizione energetica che «così non è, questa è solo distruzione e speculazione».
«Noi ormai definiamo il Tyrrhenian Link e l’opera di Terna una servitù che il Governo italiano ha deciso di assegnare alla Sardegna, per l’ennesima volta considerata come colonia su cui localizzare le servitù che servono all’Italia – dichiara Rita Corda in conclusione –, il nostro è un territorio monopolizzato dalle servitù. Ora, da altrove è stato assegnato alla Sardegna il compito di produrre un quantitativo enorme di energia, quando sappiamo che l’energia andrebbe invece prodotta laddove si consuma. Non possiamo tollerare questa ennesima servitù».
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