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Genova - Arriva una nuova ordinanza di custodia cautelare per Giovanni Toti, il presidente della Regione Liguria, dal 7 maggio ai domiciliari con l’accusa di corruzione, voto di scambio e falso e ora accusato anche di presunti finanziamenti illeciti ricevuti da Esselunga. Domiciliari bis, a seguito di una serie di spot elettorali pagati proprio da Esselunga e proiettati sul maxi schermo di Terrazza Colombo, a Genova.
Il caso vuole che la notizia sia uscita la sera dello scorso giovedì 18 giugno, proprio quando piazza De Ferrari era gremita di persone – oltre duemila – per chiedere le sue dimissioni con una manifestazione organizzata dall’opposizione. «Un governatore agli arresti domiciliari che non si dimette non può mettere sotto scacco un’intera Regione», ha dichiarato Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle. «Non siamo qui per emettere sentenze di condanna, ma non permetteremo che le scelte di alcuni politici emettano una sentenza di condanna per la Liguria», ha concluso.
Il consiglio regionale, infatti, ha respinto la sfiducia e le dimissioni del presidente della Regione non sono arrivate. «La Liguria ha diritto al futuro – ha sottolineato Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico – che Toti sta sottraendo ai cittadini, decidendo di non dimettersi e tenendo la regione ai domiciliari con lui da mesi».
«La scena che ha offerto il governo di questa regione è indecente e bisogna dare una risposta che è quella che un Paese normale dovrebbe prevedere: le dimissioni», ha evidenziato Nicola Fratoianni, Sinistra Italiana. «Mi voglio rivolgere direttamente al presidente Toti. Toti, non puoi sequestrare la democrazia in questa Regione. La destra ha paura che si vada al voto? Noi vogliamo elezioni subito. E diciamolo insieme: elezioni subito», ha aggiunto il leader di Europa Verde Angelo Bonelli.
“ANCHE SE VOI VI CREDETE ASSOLTI”. I GENOVESI CANTANO DE ANDRÈ DAVANTI AL PALAZZO DELLA REGIONE
Una cantata in piazza De Ferrari, spontanea, davanti al palazzo della Regione, sulle note di Fabrizio De Andrè. A convocarla lo scorso 17 luglio, la sera prima della manifestazione del centrosinistra, le realtà firmatarie dell’appello Le dimissioni non bastano, tra cui Genova Che osa, Arci Liguria, Libera, Comunità di San Benedetto, Caritas Young e molte altre. È stato un momento di genuinità, in cui persone di tutte le età proprio sulle parole di De André si sono sentite vicine, accomunate dalla ricerca di un senso a quello che sta accadendo nella nostra regione.
«Crediamo che in questo momento – sottolinea Giacomo D’Alessandro, attivista presente in piazza – solo le parole di Faber ci possano dare quell’energia, quella forza di chiedere una regione e una politica diverse, un’attenzione al bene comune, una denuncia forte dei mali poteri che si sono spartiti le risorse pubbliche tra pochi, ignorando completamente la cittadinanza, le sue esigenze, la sua voglia di democrazia e di partecipazione».
Pulizia, trasparenza e onestà della politica, quindi, fatta con sincera passione per il bene comune e per rappresentare la cittadinanza tutta, quella che esprime voto e anche quella che non lo esprime. «Abbiamo questo patrimonio, le canzoni di De Andrè, – rimarca D’Alessandro – in cui emerge una forte spinta sociopolitica, ecco perché abbiamo pensato di farle risuonare proprio di fronte al palazzo simbolo di chi pensa di autoassolversi anche quando viene fotografato in comportamenti politici e atteggiamenti assolutamente incompatibili con una presenza istituzionale».
E se “le dimissioni di Toti sono un primo passo indispensabile e di minima decenza”, emerge uno slancio ancora più forte, più propositivo, più intraprendente per una politica finalmente pulita, in una realtà complessa, ma con dei valori chiari. “C’hanno insegnato la meraviglia verso la gente che ruba il pane, ora sappiamo che è un delitto il non rubare quando si ha fame”, cantava De André. Io, nonostante tutto, voglio credere che i poteri buoni da qualche parte esistano ancora.
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