Taranto, i diritti negati e quella libertà di stampa invocata anche dal Presidente Mattarella
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Taranto, Puglia - “Torno a voi all’indomani del pronunciamento del Presidente della Repubblica a proposito della libertà di stampa e il diritto di essere informati, mentre sulla timeline di Taranto chiama ci sono migliaia di clip in attesa di un intenso lavoro di taglio e verifica a cui mi sto dedicando”. Così comincia un nuovo aggiornamento della giornalista Rosy Battaglia non solo sul suo ultimo lavoro che racconta il dramma dell’ex Ilva di Taranto, ma anche sul cruciale concetto di libertà di stampa, parametro rispetto al quale il nostro paese occupa solo il 46° nel mondo. Decisamente troppo poco.
“Taranto chiama” si inserisce in una trilogia di Storie resilienti, una serie di approfondimenti che Rosy Battaglia ha deciso di dedicare alle tematiche ambientali. I primi due docu-inchiesta sono stati “La rivincita di Casale Monferrato” (2018) e “Io non faccio finta di niente” (2020) sulle lotte civiche di Brescia. Il lavoro è stato sostenuto da un crowdfunding e dall’endorsement e dalla promozione di molte realtà, fra cui anche Italia Che Cambia.
Tornando al tema della libertà di stampa, Rosy Battaglia chiama in causa gli amici e colleghi di Articolo 21, che riportano come Sergio Mattarella, nella “cerimonia del ventaglio”, abbia ribadito concetti per nulla scontati: “Si affianca, in democrazia, anche il diritto a essere informati in maniera corretta. Informazione, cioè, anche come anticorpo contro le adulterazioni della realtà. Operare contro le adulterazioni della realtà costituisce una responsabilità, e un dovere, affidati anzitutto ai giornalisti”.
“Ora, vorrei fosse chiaro – prosegue la giornalista nella sua nota – che il prolungamento dell’inchiesta per “Taranto chiama”, ha risposto esattamente a quanto pronunciato dal Presidente della Repubblica. A un dovere, quello di portare alla luce la verità sulla questione Taranto, con tutte le conseguenze possibili per chi scrive e ha la responsabilità ultima di questo lavoro”.
Verità che nel capoluogo pugliese sembra non avere cittadinanza, neanche quando si tratta di studi e ricerche che riguardano la salute stessa delle persone che abitano questo territorio e che da anni combattono per avere giustizia. Fra i tanti, drammatici casi, ricordiamo quello approfondito dal nostro Paolo Cignini sui sospetti eccessi di tumori e leucemie, soprattutto infantili, un campanello d’allarme gravissimo che viene ignorato da anni.
Quello di un buco nero d’informazione libera è, secondo Rosy Battaglia, “un pericolo più che concreto, se anche il rapporto della Commissione Europea sullo stato di diritto e media in Italia, pubblicato nei giorni scorsi, ha ravvisato seri pericoli per l’informazione nel nostro Paese e come sia necessario tutelare i giornalisti e garantire l’indipendenza dei media”.
Tutelare i giornalisti è anche permettere loro di denunciare senza incorrere in querele pretestuose o SLAPP. “Ecco, spero abbiate compreso che buona parte delle difficoltà nel portare a compimento questo lavoro, siano state dovute proprio al fatto di dover suffragare ogni parola, ogni fotogramma, da fonti e dati precisi ed inequivocabili, per non incorrere in tali minacce”, prosegue Rosy. “Ma ne parleremo meglio nei prossimi mesi. Conto di tornare a voi, a fine agosto con ulteriori aggiornamenti in merito alla prossima uscita del documentario e di tutto ciò che sto costruendo intorno, comprese le anticipazioni e le inchieste – segnalo anche l’articolo richiestomi e uscito su Valori.it che ringrazio –, sulla stampa nazionale e internazionale”.
La sentenza della Corte di Giustizia UE è stata una vittoria per il popolo tarantino, ma anche per chi ha cercato di ascoltare e documentare la voce, mentre molti volgono il capo a tutt’oggi dall’altra parte. Anche per questo l’autrice di “Taranto chiama” ci tiene a ringraziare di cuore tutte e tutti coloro che hanno deciso di continuare a donare – e che continueranno a farlo – all‘associazione Cittadini Reattivi, proprio per sostenere il prolungamento dell’inchiesta, che la vede ormai impegnata da due anni.
“Il bilancio e il resoconto delle spese affrontate nel 2023 è stato depositato al RUNTS e pubblicato sul nostro sito, ma prepareremo, con la chiusura del progetto, il resoconto definitivo e completo del crowdfunding”, conclude Rosy. “Ricordo che il budget totale del progetto, come annunciato su Produzioni dal Basso era di 46mila euro, in parte anticipati da me stessa e ha superato, a oggi, i 50mila. È questo, ahimè, il prezzo dell’informazione libera e indipendente nel nostro Paese. Resto a disposizione di tutti voi, per maggiori dettagli in merito e grazie fin d’ora a chi potrà ancora donare in modo straordinario per permetterci di arrivare alla distribuzione, con maggiore serenità, nei prossimi mesi”.
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