16 Lug 2024

Rinaldo Pinna e i suoi Sonheros: quando la musica di strada diventa collante sociale

Scritto da: Sara Brughitta

Sonheros è un rivoluzionario laboratorio musicale ideato da Rinaldo Pinna a Cagliari, dove la musica diventa esperienza collettiva e democratica. Seguendo il metodo calljero, Sonheros capovolge l'approccio tradizionale: si impara il ritmo prima delle melodie, suonando insieme in uno spazio, in cui il pubblico non è solo spettatore, ma parte attiva dell'orchestra, coinvolto in una "onda ritmica".

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Cagliari - Musica come condivisione e ritmo come vita. Sono questi i principi su cui si basa Sonheros di Rinaldo Pinna. Qui la musica è democratica, aperta a tutti e a tutte: Sonheros è infatti un laboratorio di musica di insieme che ha luogo a Cagliari, in cui si segue il metodo calljero, ossia della musica di strada. Si tratta di un approccio che non prevede lo studio e poi la pratica strumentale, ma inverte il processo: si passa prima per l’apprendimento diretto delle regole ritmiche e successivamente per lo studio delle melodie. 

Si suona insieme, con piccoli strumenti a percussione, chitarre, maracas e tamburelli, e il suono diventa così mezzo unificante, strumento attraverso il quale nel gioco ci si lascia travolgere dal ritmo. Negli spettacoli di Sonheros il pubblico diventa parte della performance, come fosse metateatro: chi osserva fa parte dello spettacolo stesso, in un’esperienza metamusicale in cui i confini del fare si fanno invisibili. Non si sa chi farà, non si sa chi ascolterà: l’unica certezza è la musica, partecipata. A raccontare questa innovativa realtà socio-culturale è il suo ideatore, Rinaldo Pinna.

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Andiamo per ordine: cos’è Sonheros, come nasce?

Io sono un musicista e organizzatore di eventi culturali, soprattutto nel periodo antecedente al Covid: con “Suono al civico, musica dai balconi a Villanova” ad esempio, suonavamo dal vivo tra vie e balconi del quartiere, creando intorno a noi quel senso di festa e di convivialità che fa comunità. Poi con la pandemia ci siamo fermati, come accaduto a tanti. Sonheros nasce dalla ripresa post pandemia, come un progetto socio-musicale.

Ha preso il nome di Sonheros dall’unione delle parole “son”, che sta a rappresentare la radice di suono, e “eros”, che ha in questo caso il significato di eroi: le persone che si cimentano a suonare, non avendolo mai fatto prima, sono veramente eroiche. In Sonheros non c’è distinzione fra musicisti e pubblico, anzi: il pubblico diventa parte integrante dell’orchestra. Prima dell’esibizione distribuiamo tra i presenti degli strumenti; non c’è nessun palco, solo uno spazio pubblico. Il pubblico risponde perché si crea un’onda ritmica partecipativa che permette a tutti di suonare e provare l’emozione di fare musica, soprattutto insieme.

Il pubblico, pur non sapendo cosa deve fare, viene coinvolto in un insieme d’istinto e simpatia

Cosa intende per “onda ritmica”?

L’onda ritmica è un qualcosa di contagioso in cui tutti fanno la stessa cosa; è complicato da spiegare a parole. Il pubblico, pur non sapendo cosa deve fare, viene coinvolto in un insieme d’istinto e simpatia e copia gli altri. Possiamo paragonarlo a una sorta di ola dello stadio, che in spagnolo significa proprio onda. Nel nostro laboratorio ha lo stesso principio: fai una cosa istintivamente, senza pensare; parte un impulso e tutti, si muovono.

Ma il contesto cagliaritano e gli eventi organizzati pre pandemia, hanno in qualche modo influenzato la sua musica e/o il suo progetto Sonheros? 

Certamente! Io sono di Cagliari evengo da una realtà, quella dei quartieri popolari degli anni ’70 come zona Marina, in cui nelle calde notti estive ci si sedeva fuori a prendere il fresco e si suonava la musica callejera, la musica da strada. È quella che suonavano gli anziani del mio quartiere, era un gruppo variegato: c’era chi aveva studiato musica e no. Ma quando si incontravano con uno strumento in mano iniziavano a suonare e battevano insieme il tempo coi piedi. Si staccava il tempo e si partiva. Si creava così un’azione culturale, era un metodo collettivo per scambiare conoscenze e consolidare quelle che già sia avevano. Ecco, io sono ripartito esattamente da qui.

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Scatto durante una delle esibizioni in pubblico di Sonheros
Torniamo alla pratica. Lo spettacolo di Sonheros è dunque innanzitutto condivisione, ottenuta grazie al ritmo. Nello specifico, come si svolge quindi lo spettacolo? 

Ci si reca nella piazza in cui l’evento avrà luogo, disponiamo delle sedie in cerchio e abbiamo sia un pubblico che è già a conoscenza del nostro laboratorio musicale – che informiamo dei nostri spettacoli attraverso i social –, ma non solo. Capita infatti che passanti, turisti e non, incuriositi si avvicinino. Successivamente io distribuisco ai presenti gli strumenti musicali. Il tutto è molto intuitivo, quindi anche il pubblico che non conosce Sonheros capisce al volo, perché l’onda ritmica è estremamente intuitiva e ha una sua funzione.

La gente si lascia andare e si diverte durante lo spettacolo, che dura circa un’ora e mezza. In Sonheros abbiamo inoltre ottimi musicisti che sono dei professionisti: hanno sposato l’iniziativa e offrono le proprie competenze musicali, consci del fatto che suonare d’insieme è un’emozione unica che si comprende solo facendo un’esperienza di questo genere. Le persone a fine spettacolo sono stordite, come se avessero appena fatto un giro in giostra: sono felici. La frase che sento più spesso è: “Non sapevo di saper suonare”, ma in realtà io credo che la musica sia insita nell’uomo. Semplicemente non tutti trovano modo o occasione per comprenderlo.

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Scatto durante una delle esibizioni Sonheros
E invece per quanto riguarda la dimensione sociale della musica, come mai questa necessità?  E che aspettative ci sono a riguardo?

La musica di per se è un fattore unificante e creatrice di aggregazione, ma penso che i tempi siano cambiati e di conseguenza anche le esigenze del pubblico. Credo che la gente oggi abbia necessità di sentirsi protagonista e non solo di far parte passivamente di un pubblico pagante. Inoltre, questa modalità partecipativa permette maggiormente alla musica di espletare la sua funziona sociale unificante e di condivisione.

Per Sonheros questa tipologia di fare musica è basata sullo stare nel presente, nell’unione che si crea nel pubblico durante lo spettacolo. Mi piace paragonarlo a una seduta di yoga o di mindfulness in cui si riesce a ritagliare un momento in cui non si è in balia dei pensieri che ci affliggono nella quotidianità. La musica, nel mio modo di concepirla, è vita; e il ritmo è il suo soffio vitale, il suo respiro. Questa è la vera potenza della musica.

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