Salvatore Borsellino: “Non serve ricordare la strage di via D’Amelio solo una volta all’anno”
Nella giornata che ricorda la strage di Via D’Amelio e l’uccisione di Paolo Borsellino e della sua scorta, la redazione di Sicilia che Cambia ha intervistato Salvatore Borsellino, fratello del magistrato. Parole forti e accorate per non dimenticare e continuare a chiedere giustizia e verità. Con impegno e senza retorica.


«Serve a poco ricordarsi della strage di Via D’Amelio solo il 19 luglio. Per tanti, troppi, è così. Bisogna ricordarlo ogni giorno. A 32 anni di distanza non c’è giustizia, né verità. Le ferite sono ancora aperte e sanguinanti. Lo Stato non può processare sé stesso, ha deciso di autoassolversi per quella trattativa che ha portato alla strage di Via D’Amelio, alla latitanza prolungata di Provenzano, alla mancata perquisizione del covo di Riina. E poi i mancati processi sulla sparizione dell’agenda rossa che è la scatola nera di via D’Amelio; si saprebbero i motivi che non sono sicuramente la vicenda mafia-appalti come qualcuno vuole fare credere».
Sono le parole di Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo ucciso 57 giorni dopo il suo amico e collega Giovanni Falcone. Forti, accorate, ma anche lucide e pungenti. Salvatore Borsellino non fa sconti a nessuno.
Vi invitiamo ad ascoltare l’intervista integrale a Salvatore Borsellino qua sotto.
«Il Decreto Falcone è stato approvato solo dopo la morte di Paolo – continua Salvatore Borsellino -. Stanno distruggendo a poco a poco tutto il patrimonio di leggi che ci hanno lasciato. Oggi la mafia è cambiata, non fa più stragi, ma si insinua nei meccanismi della politica attraverso la corruzione, le tangenti. L’abolizione del reato di abuso di ufficio toglie armi per poter intercettare questi meccanismi e arrivare anche ai delitti di mafia. Togliendo le armi alla magistratura si favorisce la mafia».
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