2 Lug 2024

Bioplastiche dalle trebbie di birra al centro del progetto del polo olivettiano di Roccavaldina

Scritto da: Maria Enza Giannetto

La fondazione MesSSinA ha ideato e sostiene un ampio progetto che vede nella produzione di nuove bioplastiche green dalle trebbie di scarto della lavorazione della birra la base di un modello di sviluppo sul piano ambientale, sociale, economico che rilancia il territorio. Il polo olivettiano che nascerà in provincia di Messina sarà anche un'hub, un centro di ricerca e un nodo produttivo di comunità energetica.

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Messina - Bioplastiche green dalle trebbie di scarto della produzione della birra del Birrificio Messina. Dal progetto della prima “fabbrica” capace di produrre bioplastiche dagli scarti della lavorazione della birra sta nascendo il polo olivettiano di Roccavaldina, piccolissima località montana in provincia di Messina. E intorno a questo progetto si muove tutto un vasta strategia di rinascita di un’area interna della Sicilia.

Il progetto, già in fase avanzata, è capitanato da Marco Giunta della Cooperativa sociale EcosMed, fra i fondatori della Fondazione MeSSina, ente filantropico che da anni finanzia politiche, ovvero un insieme di interventi, che toccano in modo integrato diversi aspetti dello sviluppo sul piano ambientale, economico, sociale dei territori in cui opera. Nell’ottica del contrasto alle diseguaglianze e ai cambiamenti climatici.

In particolare, la Fondazione sta realizzando nella piccola area interna del messinese un’operazione di economia circolare e sociale. In quest’area, in via di spopolamento e con un altissimo tasso di disoccupazione, sta sorgendo un polo olivettiano di lavorazione, ricerca e formazione nel quale saranno prodotte a livello “industriale” nuove bioplastiche green. Il Polo ha sede nei capannoni dell’area ex artigianale alla periferia del paese, ristrutturati dalla Fondazione.

Polo olivettiano Roccavaldina
Ricercatrice al lavoro con macchinario lavorazione trebbie
IL PROGETTO DI ECONOMIA CIRCOLARE NEL POLO OLIVETTIANO DI ROCCAVALDINA

«L’idea di fondo – spiega Marco Giunta – è dare nuova vita a un materiale di scarto ovvero trasformare un rifiuto in risorsa, valorizzando in modo importante sul piano economico e sociale un territorio abbandonato da anni. Il processo è in stadio avanzato e sta puntando sull’economia circolare attraverso la produzione su larga scala di nuove bioplastiche e sul risparmio energetico da fonti rinnovabili con il sistema delle comunità energetiche nonché su processi di rimboschimento».

Qui la Fondazione MeSSInA e il suo Distretto Sociale Evoluto – un gruppo di organizzazioni social green che fanno capo alla stessa, fra cui la cooperativa sociale EcosMed –, con la partnership, fra gli altri, del Comune di Roccavaldina, sta sviluppando il Polo “olivettiano” di Roccavaldina dove il fine dell’impresa non è solo il profitto ma anche la creazione di una comunità solidale.

I tetti dei capannoni ospiteranno impianti fotovoltaici che, oltre ad alimentare la fabbrica, saranno il principale nodo produttivo di una Comunità Energetica Solidale

«Oltre alla produzione su scala industriale di bioplastiche – continua Marco – , il polo includerà anche un centro di ricerca avanzato su bioplastiche e mutamenti climatici, una comunità energetica alimentata da pannelli fotovoltaici a servizio della comunità, la sede di alcune imprese che arrivano da fuori paese, la formazione di start up e imprese locali per contenere lo spopolamento e ridurre a disoccupazione». 

La produzione delle nuove bioplastiche green avverrà sottoforma di pellet o di fili che verranno venduti a varie aziende per produrre manufatti, anche di largo consumo. È prevista anche la produzione diretta di alcuni prototipi di prodotti con le nuove bioplastiche che costituiranno una valida alternativa all’uso della plastica di origine fossile – ricordiamo anche che da due anni l’Italia ha bandito la plastica usa e getta –, ma anche alle attuali bioplastiche che richiedono molto consumo di suolo.  

LA BIOPLASTICA È UN MIX DI COMPONENTI GREEN TRA CUI LE TREBBIE DAL BIRRIFICIO MESSINA

La possibilità di creare bioplastiche dagli scarti dell’industria agro-alimentare è l’esito di un programma di ricerca partito due anni fa, che la Fondazione co-finanzia nell’ambito del programma Ue “LIFE” e che vede la collaborazione del Dipartimento di Nanosistemi dell’Università Cà Foscari di Venezia e del suo spin off Crossing e del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Messina. Le risorse provengono, appunto, da Fondazione MeSSiNA, Fondazione Con Il Sud, Iniziative per il Sociale di Intesa Sanpaolo, Progetto LIFE RESTART nell’ambito del programma LIFE dell’Unione Europea, Ministero della Cultura su fondi Pnrr.

Polo olivettiano Roccavaldina
Macchinario per la lavorazione delle bioplastiche

Gli enti di ricerca hanno già testato e validato alcune nuove formulazioni di bioplastiche, che sono un mix di componenti bio fra cui le trebbie fornite dal Birrificio Messina, workers buyout di successo sostenuto dalla stessa Fondazione. Da esse sono già stati realizzati alcuni prototipi di prodotti, in particolare tappi, etichette, vasi da fiori e un primo test di cintura/tracolla ideato dalla designer Ilaria Venturini Fendi.

L’avvio della produzione porterà con sé nell’immediato la creazione di alcuni posti di lavoro, alcuni dei quali riservati a fasce deboli della popolazione. I posti di lavoro creati saranno molti sia perché in uno dei capannoni del Polo olivettiano avranno sede anche altre due imprese: un pastificio messinese che assumerà persone per la lavorazione di grani antichi e un laboratorio gestito da Francesco Belvisi, uno dei giovani designer più promettenti d’Italia per quanto riguarda la stampa 3D di oggetti.

IL POLO OLIVETTIANO DI ROCCAVALDINA SARÀ ANCHE HUB E NODO DI COMUNITÀ ENERGETICA

La start up NUGAE di cui Belvisi è socio di maggioranza ha sede legale nel capannone di Roccavaldina: qui installerà un robot che realizza stampa in 3D di oggetti. Inoltre la Fondazione agisce come Agenzia di sviluppo del territorio e in questi mesi ha già formato e supportato otto realtà, alcune di Roccavaldina, altre di Messina e Palermo, svolgendo un ruolo di incubazione e di attrazione di imprese. Alcune di queste sono strutture ricettive già esistenti, altre hanno l’obiettivo di mettere in piedi un’attività o un ristorante o una società di consulenza.

Polo olivettiano Roccavaldina
Polo olivettiano Roccavaldina_ rendering del capannone

I tetti dei capannoni ospiteranno impianti fotovoltaici che, oltre ad alimentare la fabbrica, saranno il principale nodo produttivo di una Comunità Energetica Solidale capace di redistribuire energia a costi più bassi a chi ne ha maggiore bisogno. La Comunità Energetica “servirà” tutte le imprese del Polo e i cittadini che vorranno aderire. Inoltre nelle zone limitrofe a Roccavaldina sarà attuato un processo di rimboschimento che farà del territorio non solo un’area non inquinante ma addirittura capace di riassorbire nell’atmosfera la CO2.

E ancora, il Polo olivettiano di Roccavaldina ospiterà un Centro di ricerca avanzato sulle bioplastiche, sull’inquinamento, sui processi di mutamento climatico e un Fab Lab per la ideazione e produzione di manufatti di design con le nuove bioplastiche. Mentre il guscio esterno di uno dei capannoni sarà trasformato attraverso un’operazione di Land Art curata da Martina Corgnati, direttrice di Dipartimento presso l’Accademia di Brera di Milano. Per l’intervento è stato scelto Agostino Ferrari, uno dei più importanti artisti contemporanei italiani.

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