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Bologna, Emilia-Romagna - “Prospettive Vegetali” è un progetto di divulgazione che ruota attorno alla ricerca Etnobotanica, una Scienza evolutiva (e quindi mai statica) a metà tra la botanica e l’antropologia, che attraverso la pluralità e le testimonianze di chi la pratica e la tramanda sin dall’alba dei tempi, si impegna affinché si tragga ispirazione dal regno vegetale per dar vita a strategie vincenti risolutive che l’uomo in molti casi non sa più immaginare, alienato e distante dal dialogo con la principale fonte di stimolo evolutivo per la sua psiche: la Natura.
Incontriamo nuovamente, a distanza di qualche anno, Giacomo Castana, fondatore del progetto e regista dei due documentari che stanno risvegliando le coscienze sulla necessità di proteggere la natura urbana in Italia, “Botanica per tutti” del 2020 e “Radici Vicine” del 2021.
Dopo le agitazioni che hanno visto protagonista il parco Don Bosco di Bologna abbiamo chiacchierato per approfondire e portare all’attenzione della comunità e dell’amministrazione l’impegno per la salvaguardia del nostro patrimonio verde, anche in vista dell’evento voluto dal Comitato Besta. e dagli abitanti del quartiere il 26-27 luglio, dove Giacomo ed Elsa Merlino, premio ambientalista dell’anno 2021 proprio per aver saputo denunciare, facendo squadra, un abuso in Friuli Venezia Giulia. Sabato 27 alle ore 11, presenteranno una proposta di coordinamento popolare e di libera adesione per gli individui, così da provare a condizionare un autentica “transizione ecologica” che si svincoli dalle condizioni ormai dettate unicamente dal denaro, raccontando l’esperienza che li ha portati contro qualsiasi pronostico, a fare emergere e poi “vincere” la battaglia per la protezione di un biotopo protetto dalla legge su cui si era cominciato senza permessi a speculare.
Giacomo, mi racconti meglio cosa è accaduto nel Parco Don Bosco in questi ultimi mesi?
Del Parco Don Bosco bisogna subito raccontare che la ragione dietro alla “necessità di abbattere un centinaio di alberi adulti e sani” è la ricostruzione, a distanza di 300 metri, di una delle scuole più performanti della città dal punto di vista dell’efficientamento energetico. Questo è già abbastanza assurdo in un momento storico in cui sappiamo dalla Società Internazionale di Arboricoltura che le giovani piante muoiono dopo 6-7 anni in media se non si investe seriamente per almeno 30 anni sulla loro crescita.
Stiamo rinunciando a uno “stato di fatto” ambientale che è il meglio che si possa sperare di avere, ora come ora, per fare tabula rasa e ricostruire su un deserto impossibile da rigenerare una volta distrutto il verde preesistente. La comunità è preoccupata perché nel quartiere San Donato il parco è l’unico polmone verde rilevante dove si può sperimentare sensibilmente l’abbassamento delle temperature garantito dagli alberi adulti. I cittadini ormai si rendono conto che nei momenti più caldi manca loro il fiato e un solo albero può fare la differenza.
Cosa è successo il 20 giugno scorso?
Gli scontri provocati senza scrupoli dal Sindaco Lepore, inviando quasi 200 poliziotti in tenuta antisommossa lo scorso 20 giugno, hanno permesso all’azienda incaricata di abbattere gli alberi, di disboscare il perimetro del parco, come a circondarlo, devastando l’effetto fonoassorbente e di protezione dallo smog che garantivano arbusti, giovani alberi, piante tappezzanti e persino alcune essenze di valore botanico che era stato chiesto di proteggere e ripiantare nel cuore del parco. Un tavolo di confronto con il Comitato pochi giorni prima c’era stato, ma è stato interrotto bruscamente dal sindaco perché intollerante alla richiesta inamovibile dei cittadini di ristrutturare la scuola esistente. Istanza supportata pochi giorni prima persino dal noto fumettista Zerocalcare.
Qual è stato il ruolo di “Prospettive Vegetali”?
Con Prospettive Vegetali abbiamo dedicato tempo per capire le diverse sensibilità in campo all’interno del comitato: durante i quattro giorni trascorsi a Bologna abbiamo parlato della necessità di fare il punto su scala nazionale di quello che accade, in modo diverso ma con lo stesso minimo comune multiplo in tutta Italia, agli alberi, per cui abbiamo deciso di fare un grande invito a tutti i comitati d’Italia per capire come proteggerci vicendevolmente, dato che le prepotenze (illegali) riescono unicamente grazie alle strategie di stretta collaborazione tra politica e stampa locale.
Cosa avete proposto?
Abbiamo proposto un momento di confronto e di ascolto molto profondo anche grazie ad uno strumento che porto con me da anni in tutta Italia: la musica delle piante. E non ultimo, abbiamo cominciato a “insegnare” ai singoli membri del comitato a usare i propri canali social per denunciare non solo le prepotenze, ma soprattutto le incongruenze sulla regolare manutenzione del verde dell’amministrazione. Un’altra vergogna infatti è stata aver forzato l’abbattimento di alberi sani e di aver lasciato un olmo di 12 metri, completamente secco ed a rischio crollo, a bordo strada. L’albero è ancora lì e se dovesse finire su un pedone il Sindaco rischia l’accusa di omicidio colposo.
Quali sono le prospettive future per il Parco Don Bosco e le altre aree verdi urbane?
Per il futuro del Don Bosco e di tutti i parchi e le aree verdi urbane delle città italiane, ci auguriamo che la consapevolezza dei cittadini cresca ancora. Ci impegniamo a metterli in relazione con esperti affinché questo si realizzi. Lo scopo è permettere a chi vive questi luoghi e dice di amarli di adottarli ed animarli tutto l’anno, definitivamente, e non solo quando c’è da difenderli. Avendo riscontrato che se gli alberi vengono lasciati amministrare dai Sindaci vengono spesso sacrificati superficialmente a scopo di lucro, ingannando i cittadini e giocando sulla loro scarsa conoscenza della botanica, crediamo che ai comitati vada chiesta intraprendenza anche in termini propositivi.
Spetta quindi ai cittadini saper immaginare nuove aree verdi, ampliamenti, rigenerazioni e proposte innovative, approfittando delle direttive della Comunità Europea ed emulando quel processo che negli anni ’90 portò le metropoli americane, New York su tutte, a “rinselvatichirsi” grazie alla progettazione e alla conversione, con la forza e il bisogno “dal basso” di vivere migliaia di spazi abbandonati, trasformandoli in “Community Gardens”.
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