8 Lug 2024

Monte Nuovo: politici, medici, accademici e pluripregiudicati. La fitta ragnatela del mondo di mezzo in salsa sarda

Scritto da: Indip

Politici, medici, accademici. E pluripregiudicati. Tutti insieme appassionatamente. Indip ha ottenuto l'intero incartamento dell'inchiesta Monte Nuovo condotta dai pm della Procura di Cagliari Rossana Allieri e Emanuele Secci. I documenti raccolti dalla procura restituiscono una realtà finora inimmaginabile, caratterizzata da una commistione tossica tra mondi apparentemente inconciliabili.

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A scorrere le migliaia di pagine contenute nel fascicolo di chiusura indagini dell’inchiesta Monte Nuovo pare di stare sulle montagne russe: ogni documento un sussulto e non è raro saltare dalla sedia, esterrefatti da quel che raccontano le informative di polizia giudiziaria, le intercettazioni, gli interrogatori e le Sit, le sommarie informazioni testimoniali rese da «persone informate sui fatti». Compreso l’ex presidente della Regione Christian Solinas. Indip ha potuto visionare migliaia di documenti relativi a tutte le fasi dell’inchiesta che ha portato la parte inquirente a contestare agli indagati l’associazione di stampo mafioso.

Il quadro è dirompente, perché dai resoconti investigativi emerge un universo di rapporti trasversali ancor più inquietante di quanto si prospettasse nel settembre scorso, quando un’ondata di arresti portò in carcere, tra gli altri, l’ex assessora regionale all’Agricoltura Gabriella Murgia, lo stimato medico Tomaso Gerolamo Cocco e con loro, in acclarata e consolidata contiguità, pluripregiudicati come Nicolò Cossu e Tonino Crissantu, condannati per il sequestro dell’imprenditore Ferruccio Checchi.

monte nuovo
DALL’INCHIESTA MONTE NUOVO UNO SCENARIO DESOLANTE

Quel che l’operazione Monte Nuovo pare ad oggi certificare pareva finora inimmaginabile, e cioè una fitta rete di variegate cointeressenze – denaro, ma soprattutto esercizio del potere votato a fitto scambio di favori ben al di là del codice penale – che lega mondi apparentemente estranei e inconciliabili.

Come leggere altrimenti le intercettazioni – da far tremare le vene e i polsi – che testimoniano il confidenziale rapporto che lega il rettore dell’Università di Sassari Gavino Mariotti, ex candidato sindaco del capoluogo turritano sotto le insegne del centrodestra, all’orgolese Cioccolato, vale dire il già citato Nicolò Cossu? Anche perché tra un’amichevole conversazione con il Magnifico, l’organizzazione di uno spuntino con Matteo Boe e il traffico di cocaina, il pluripregiudicato orgolese trovava pure il tempo per le gite fuori porta in quel di Cagliari, dove all’interno dell’ospedale Binaghi pasteggiava allegramente con l’assessora Murgia, il medico Cocco e giusto qualche consigliere regionale allora in carica. 

E per non farsi mancar nulla, spuntano pure i contatti con la ‘ndrangheta e allevatori che sulla carta campavano con qualche migliaia di euro l’anno. Poi i carabinieri del Ros, il Raggruppamento operativo speciale, su input dei pm Rossana Allieri ed Emanuele Secci fanno un salto a casa del capraro e trovano 340mila euro in contanti. Come ci sono arrivati lì? Risposta: «Risparmi di una vita». Poco importa che, a far di conti, le vite per poter mettere insieme un gruzzoletto così cospicuo dovrebbero essere dieci.

I protagonisti dell’inchiesta Monte Nuovo amano la convivialità nella misura in cui può tradursi nel soddisfacimento di reciproci interessi personali.

Lo scenario complessivo è desolante. Malgrado la lunga lista di spuntini che vedono attovagliati al medesimo desco politici, accademici, alti papaveri della pubblica amministrazione e della sanità insieme con pluripregiudicati di prima levatura, i protagonisti dell’inchiesta Monte Nuovo amano la convivialità nella misura in cui una chiacchierata fronte spiedo o un’amichevole telefonata possano tradursi nel soddisfacimento di interessi personali.

DOTTOR COCCO E MR.HYDE

Tomaso Gerolamo Cocco è uno dei protagonisti indiscussi dell’inchiesta Monte Nuovo. Ha 55 anni, è medico anestesista e agli albori dell’indagine guida l’ambulatorio di Terapia del dolore dell’ospedale Binaghi di Cagliari. È la struttura alla quale, in larga parte, si rivolgono i malati terminali di tumore. Della figura di Cocco, le carte restituiscono un quadro in chiaroscuro.

«Io mai avrei potuto immaginare che un medico come Cocco avesse una vita privata caratterizzata da tali frequentazioni. Non abbiamo mai parlato di cosa facesse fuori dall’orario di lavoro. Di certo l’ho ringraziato perché le sue cure hanno rimesso in piedi un mio carissimo amico, che non riusciva nemmeno ad alzarsi dal letto. Apprendere dalla stampa il fatto che frequentasse ex sequestratori mi ha scioccato», dirà di lui durante l’interrogatorio dei pm Allieri e Secci Massimo Temussi, al tempo commissario straordinario dell’Azienda tutela salute della Sardegna e oggi direttore generale delle Politiche attive del lavoro presso l’omonimo ministero guidato dalla sarda Marina Elvira Calderone.

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Non è l’unico neo, dicono sempre le carte, presente nel curriculum di Cocco. Il quale, ad esempio, compra la complicità dei suoi infermieri con non meglio specificati «regali» affinché i pazienti vengano dirottati dalle terapie in convenzione verso le ben più remunerative visite intramoenia. Effettuate, ça va sans dire, dallo stesso Cocco, che non si mette scrupoli nello speculare sulle sofferenze di soggetti già provati dalla malattia.

D’altronde, per Cocco, il fine pare giustificare ogni mezzo. Ben lo dimostra un’intercettazione captata dalla polizia giudiziaria il 3 marzo 2020 di cui Indip aveva dato conto lo scorso settembre. Il medico, nato a Ozieri ma originario di Tula, si vantava con un’amica romana di essere massone e di aver conosciuto Licio Gelli – «L’ho visto a Roma, poi ad Arezzo, a villa Wanda. Un grande uomo…» – e senza tanti giri di parole faceva candidamente presente che «tra fratelli ci si aiuta e molte volte ci si aiuta attraverso degli affari illeciti, ok?».

Non è quindi un caso che nelle carte della Direzione distrettuale antimafia i grembiulini siano una presenza costante. Con profili non proprio edificanti. Come già scriveva Alberto Statera su Repubblica il 14 marzo 2007, tralasciando mattoni e militari, quando si parla di alti livelli il milieu cagliaritano è popolato principalmente da medici e massoni (figure che spesso coincidono). 

Compaiono così nel fascicolo parecchi colleghi di Cocco, dal primario dell’ospedale pubblico al libero professionista, che oltre all’appartenenza massonica hanno in comune una sfrenata ambizione da soddisfare senza se e senza ma, “asfaltando” i colleghi e chiunque possa interferire con le proprie mire. La lista dei grembiulini ricavata dalle carte visionate è lunga – pubblicata nelle successive inchieste di Indip, ndr – conoscibile non senza una piccola avvertenza: il fatto di appartenere a un’obbedienza massonica non è di per sé una macchia. Il discorso però si complica un pochino se si prendono per buoni i princìpi di Cocco, quando ricorda che «tra fratelli ci si aiuta» sempre e comunque (anche) «attraverso affari illeciti».

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SOLINAS: «NON CONOSCEVO I TRASCORSI DI COSSU»

Rumors mai confermati indicano l‘ex presidente Solinas come appartenente alla Gran loggia degli Alam, gli Antichi liberi accettati muratori, in quel di Roma. Il rito è quello scozzese e sono ammesse anche le donne. Difatti, per sua stessa ammissione, degli Alam fa parte l’ex assessora Gabriella Murgia. Solinas però, a differenza dell’ex collega di giunta, è difficilmente avvicinabile: guardingo, solitario, si mostra sempre cordiale ma quasi mai cede alla confidenzialità. È un «anguillone»: così lo definisce l’assicuratore Alberto Bebo Galizia quando il pluripregiudicato Cossu gli chiede se fosse possibile organizzare un incontro con l’allora presidente.

E infatti, nel commentare l’epiteto affibbiatogli da Galizia – marito dell’ex senatrice della Lega-Psd’Az Michelina Lina Lunesu – Solinas taglia corto: «È la dimostrazione che rifuggo da certe frequentazioni». Non fa una piega nemmeno quando Allieri e Secci gli ricordano gli atteggiamenti confidenziali – immortalati nelle intercettazioni ambientali – che l’ex presidente riserva a Nicolò Cossu in occasione di una manifestazione organizzata da Coldiretti nella centralissima piazza del Carmine, a Cagliari, il 17 febbraio 2022. «Se non avessi visto sulla stampa la fotografia che mi ritrae con lui, non ricorderei la sua presenza», dice Solinas ai pm il 7 dicembre 2023, quando viene convocato in procura in qualità di persona informata sui fatti. 

Cosa raccontano quelle fotografie, quei filmati raccolti dal Ros? In sequenza, si vede Solinas che prende Cossu per un braccio, si intrattiene a chiacchierare con lui e con altre persone ben note alle forze dell’ordine. Sorride. In altre parole, traspare un agio che difficilmente può attagliarsi a un solitario come lui. A meno di avere una certa intimità con gli interlocutori. Eppure, durante il colloquio a palazzo di giustizia, Solinas dichiara di non essere a conoscenza dei trascorsi di Cossu. «Il mio rapporto con lui si limitava a un “Buongiorno, buonasera” quando lo incontravo nella sede cagliaritana del partito, nella palazzina che ospita anche gli uffici dell’assicuratore Galizia (che aveva preso Cossu in prova, ndr)», ha detto Solinas ai pm. 

Da antologia la reazione del maggiore dei Ros Giorgio Mazzoli: «Cioè, Cossu andava a pranzo con una sua assessora (Murgia, ndr), con consiglieri regionali della sua maggioranza, con il marito della sua collega di partito (Michelina Lunesu, ndr), con Nanni Lancioni e nessuno si è premurato di dirle chi fosse la persona con cui chiacchierava in piazza del Carmine?». Abbozzo di Solinas mentre la stanza viene inondata da palpabile imbarazzo. Lo scenario che emerge con forza dirompente dalle carte dell’inchiesta Monte Nuovo può essere riassunto così: attualmente, in Sardegna, nessuno sembra immune dalla logica del do ut des.

Puoi continuare a leggere l’inchiesta su Monte Nuovo qua.

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