Metodo TRE®, come imparare a rilasciare lo stress postraumatico fisico e psicologico
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Cesena, Emilia-Romagna - Come reagiamo a un trauma? Un incidente, una perdita, una separazione, un terremoto o un’esplosione? Sembra strano a credersi, ma da un punto di vista fisiologico la nostra risposta e quella degli animali non umani – i mammiferi in particolare – è la stessa. Nato da un’intuizione dell’americano David Berceli, il metodo TRE®, acronimo di Tension and Trauma ReleasingExercises (esercizi di rilascio di tensione e trauma), muove da questa analogia per scoprire come guarire dagli effetti fisici e psichici dello stress postraumatico.
COME ANTILOPI IN FUGA
Quando una persona – o un mammifero più in generale – subisce uno shock o un trauma da un punto di vista neurofisiologico reagisce secondo delle modalità «stereotipate», chiarisce Riccardo Cassiani Ingoni, docente di metodo TRE®, biologo, un dottorato in neurofisiologia e anni di ricerca nel sistema nazionale sanitario statunitense e nell’ambito della neuroetologia, ovvero lo studio del comportamento animale da un punto di vista neurofisiologico.
«Il riferimento è a quelli che in letteratura vengono definiti hard trauma: incidenti stradali, esplosioni, terremoti, ma anche separazioni, abbandoni. Tutto ciò che ci colpisce in maniera inaspettata e che ci coinvolge notevolmente da un punto di vista psico e quindi fisiologico», prosegue. «Quello che si nota dopo un evento traumatico è una fase iniziale di congelamento o di inibizione del movimento e del pensiero, seguita da una fase di elaborazione del trauma stesso generalmente accompagnata da una tensione muscolare. Il rilascio di tale tensione si manifesta con una vibrazione che può essere a carico di singoli muscoli, singoli arti o anche generalizzata».
Allo stesso modo un animale, quando riesce a sfuggire dal suo predatore, entra in una sorta di congelamento, di morte apparente o di svenimento. È stato appurato che per scrollarsi di dosso quest’esperienza traumatica, si innesca una vibrazione muscolare che né l’uomo, né gli animali possono inibire. «Il tremore nel corpo è una sorta di uscita di servizio, di reazione di emergenza al trauma», spiega Matteo Pezzano, anche lui docente di metodo TRE®, pedagogista e psicomotricista con una vasta esperienza in età infantile rispetto allo spettro dell’autismo e i disturbi comportamentali.
COSA SI INTEDE PER METODO TRE®?
Ormai diffuso in tutto il mondo, il metodo TRE® nasce da anni di esperienza sul campo di David Berceli in moltissimi paesi, tra cui Israele, Palestina, Sudan, Uganda, Kenya, Yemen, Egitto e Libano. «Da missionario in zone di guerra era sempre a stretto contatto con civili in fuga», racconta Matteo. «Accompagnava specialmente i più fragili e i bambini nei rifugi antiaereo. E tenendoli in braccio si accorse di un tremore involontario dei loro corpi». Dalla scoperta di questo tremore neurogeno, che si ripresenta in altre specie animali, è nato il metodo TRE®.
Si tratta di una sequenza specifica di sette esercizi che vengono praticati a corpo libero e senza l’utilizzo di macchinari o altri supporti. «Questi hanno la specifica funzione di mettere sotto stress il gruppo muscolare dell’ileopsoas che interviene nei movimenti della schiena e del bacino. Affaticandolo si ottiene in risposta una vibrazione muscolare, derivante in parte dalla fatica e in parte dal controllo nell’eseguire l’esercizio», spiega Riccardo. «Tecnicamente sono delle contrazioni isometriche e isotoniche. Una volta attivata questa vibrazione, sopra una certa soglia, continua spontaneamente senza il coinvolgimento attivo e volitivo della persona».
RIEDUCARE IL CORPO A RILASCIARE LE TENSIONI POSTRAUMATICHE
Molto spesso, anche in contesti ospedalieri, questa reazione di scarico e rilascio della tensione in seguito a un trauma, viene inibita o scambiata erroneamente per una manifestazione di paura, sedata anche farmacologicamente. «Questa inibizione della scarica avviene in tutto il mondo per cause molto diverse: possono essere sociali, oppure viene incompresa», prosegue Riccardo. «A livello biologico, se questa risposta di scarico non avviene nell’arco di quattro o sette giorni dall’evento traumatico, lo stato di tensione si cronicizza e questa risposta fisiologica finisce dimenticata in un qualsiasi cassetto della memoria procedurale dell’organismo».
«Spesso tale tensione diventa un nuovo status di normalità, con frequenti squilibri che possono interferire con il sonno, causare difficoltà a rilassarsi, problemi di memoria e stati di ansia. Tutti problemi indirettamente dovuti all’esperienza traumatica e al fatto che l’organismo non ha scaricato l’esperienza vissuta e non ha resettato il proprio status fisiologico», aggiunge. Il metodo TRE®, quindi, forza il corpo a manifestare questa reazione innata, lo rieduca.
APPRENDERE IL METODO TRE®
Per avvicinarsi al metodo TRE®, dal 6 all’8 settembre, ospiti dell’agriturismo biologico Autosufficienza a Bagno di Romagna (FC), Riccardo e Matteo terranno un corso introduttivo che porterà i partecipanti nel vivo di queste tecniche. Si imparerà a utilizzare il metodo TRE® sotto la guida di persone esperte e primariamente in relazione con gli altri. «Occorre una formazione approfondita per imparare questa che è una vera e propria forma di autoterapia a cui ricorrere nei momenti di difficoltà. Nelle zone di guerra, ad esempio, non ci si può rivolgere a un terapeuta, ma avere questi preziosi strumenti può salvarci. E così in molte altre situazioni della vita».
Il corso è rivolto a chi avverte tensioni croniche, specialmente nel diaframma, nelle vertebre lombari, nella schiena e non solo. Ma anche tensioni mentali che si manifestano in disturbi del sonno, risvegli notturni e fobie di qualsiasi genere. In risultati sono notevoli: da una riduzione dello stato di allerta e quindi il miglioramento del sonno a un’attività onirica molto più intensa. Ma anche un miglioramento della postura, dovuto al rilassamento del tono muscolare, specialmente nella catena muscolare dell’ileopsoas.
«La guarigione in senso profondo nasce innanzitutto dalla consapevolezza, dal ricordo dei singoli eventi traumatici metabolizzati», conclude Riccardo. «A un livello più superficiale, riprendere a muovere dei muscoli che sono stati atrofizzati inconsapevolmente per un po’, spesso permette a tensioni e dolori cronici di svanire gradualmente. Al di là di quello che si potrebbe fare attraverso la rieducazione fisioterapica, si attiva una componente involontaria, ancestrale del sistema nervoso che è fuori dal nostro controllo. Questo porta alla scomparsa di dolori cronici, anche laddove la riabilitazione posturale e fisioterapica non sono riuscite a ottenere risultati soddisfacenti».
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