29 Lug 2024

A Pirri il primo centro antiviolenza sardo per donne, lesbiche, persone trans e non binarie

Scritto da: Lisa Ferreli

Il nuovo centro antiviolenza inaugurato da Lìberas a Pirri rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro la violenza di genere in Sardegna. In un contesto in cui i dati ISTAT rivelano che una donna su tre in Italia ha subito violenza, l'apertura di questo centro offre un sostegno vitale che va però "oltre il femminile" e guarda alla comune radice patriarcale della violenza su donne, lesbiche, persone trans e non binarie.

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Cagliari - Quello delle donne peggiori nemiche delle donne è un cliché paradigma di una cultura – quella patriarcale – che invischia la nostra società spesso offuscandone lo sguardo. Lo mettono in discussione le piazze, la letteratura e ancor prima le lotte trasversali di un movimento femminista che della sorellanza – quel sentimento di solidarietà tra donne dettato dalla condivisione di comuni esperienze e condizioni – ha fatto mezzo di consapevolezza, emancipazione e unione. La pratica femminista della relazione tesse legami e genera punti di vista, alcuni dei quali oggi vanno “oltre il femminile“, come accade con Lìberas.

Associazione antiviolenza femminista e transfemminista di prevenzione e contrasto alla violenza maschile sulle donne e a ogni forma di violenza di genere, a inizio luglio Lìberas ha annunciato la nascita di un Centro Antiviolenza nel territorio di Pirri, il primo in Sardegna a sostenere nel percorso di fuoriuscita dalla violenza non solo donne e loro figlie e figli, ma anche lesbiche, persone trans e non binarie. Un luogo che come racconta la vicepresidente Emanuela Falqui «offrirà l’opportunità di riacquistare autonomia e libertà attraverso la pratica femminista della relazione».

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Uno scatto dell’evento di presentazione del centro antiviolenza di Lìberas
AUTODETERMINAZIONE E CONSAPEVOLEZZA

«La violenza di genere è un fenomeno strutturale della nostra società, fondato su disparità di potere che condizionano ogni aspetto della vita, anche nelle relazioni, privandoci della libertà», spiega Falqui. «Per questo le nostre pratiche valorizzano l’autodeterminazione e la consapevolezza di chi ha vissuto esperienze di violenza e ha bisogno di riprendere il controllo della propria vita: nessun vissuto viene giudicato e ogni decisione viene presa nel rispetto di desideri e volontà di chi ci chiede sostegno».

Supporto gratuito, sportello di ascolto telefonico, consulenza legale, sportello antistalking e sostegno alla genitorialità: nel centro antiviolenza di Lìberas, ad essere centrale è anche l’avvio di procedure in rete. La formazione delle operatrici è avvenuta grazie alla rete dei centri antiviolenza, alla formazione continua del centro Onda Rossa di Nuoro e al supporto di altri centri antiviolenza femministi come la Cooperativa Be Free di Roma, la Linea lesbica Bologna e il Centro Donna L.I.S.A di Roma. Una realizzazione possibile anche grazie al co-finanziamento dell’Unione Europea attraverso un bando del network internazionale EL*C – Eurocentralasian Lesbian* Community, al supporto della Municipalità di Pirri e dell’Istituto Comprensivo Pirri 1-2.

Il centro antiviolenza è un luogo di transito verso l’autonomia, per sottrarsi alla violenza e di avvicinamento alla libertà

«Quando sei una donna della comunità LGBT+ subisci un’oppressione in quanto persona percepita come donna e come non conforme nell’espressione di genere. Sono aspetti che vanno considerati insieme, le radici sono le stesse» ha spiegato Ilaria Todde, attivista lesbica e advocacy director di EL*C. «La Sardegna è una delle zone con maggior disagio economico dell’Unione Europea, per noi è fondamentale portare i temi della lesbofobia, dei diritti Lgbt e delle donne. Vogliamo valorizzare le iniziative che nascono in realtà considerate marginali perché possano essere d’esempio anche per quelle più conosciute che si sviluppano con maggiore facilità nei grandi centri e nelle capitali».

“SOPRAVVISSUTE, NON VITTIME”

Il centro antiviolenza di Lìberas è un luogo di «transito verso l’autonomia – prosegue Falqui – per sottrarsi alla violenza e di avvicinamento alla libertà. Rifiutiamo lo status di vittima quando parliamo delle donne che hanno vissuto o stanno vivendo una situazione di violenza. Lo status di vittima è una versione patriarcale che presuppone che le donne siano passive, incapaci di reagire e per questo spesso vengono colpevolizzate: la tentazione di spostare la responsabilità dall’abusante alla persona abusata è costante e dipende in gran parte dalla percezione che si ha delle parti in causa».

«Siamo consapevoli, dai racconti delle donne, che esse mettono quotidianamente in atto una serie di strategie per sopravvivere alla violenza ed è per questo che parliamo di sopravvissute alla violenza maschile, non vittime». La pratica femminista della relazione è alla base delle azioni del centro antiviolenza. «Significa riconoscere i tempi della persona, non giudicare, mettersi in ascolto e accompagnare la persona nei suoi desideri, mettere in pratica la sorellanza. Le persone possono ritrovare l’energia per uscire dall’isolamento. Quello che ci ha unito è la nostra esperienza di vita, ci accomuna e ci porta a poterci riconoscere, a capirci l’un l’altra e a sostenerci».

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Foto di gruppo durante la conferenza stampa di presentazione del centro antiviolenza

L’area di Pirri è stata scelta perché, pur soffrendo un disagio economico e sociale, risultava ancora scoperta dalla presenza di un centro antiviolenza: «Progetti come questi sono necessari – commenta Maria Laura Manca, presidente della Municipalità di Pirri – perché la parità di genere nei fatti non è stata raggiunta, soprattutto tra le giovani generazioni. Il nostro obiettivo è riuscire a sensibilizzare le famiglie, perché è dentro le mura domestiche che si verifica la maggior parte delle violenze fisiche e psicologiche, che rappresentano comunque un abuso anche se non sfociano nel femminicidio».

LA SCUOLA AL FIANCO DEL CENTRO ANTIVIOLENZA

A radicare la presenza nel territorio e la volontà di una parallela azione di sensibilizzazione è anche la collaborazione con l’Istituto Comprensivo di Pirri. «Il tema della violenza di genere rientra nei temi della prevenzione e la scuola può essere un luogo dove mettere in atto concretamente azioni di prevenzione», dichiara Valentino Pusceddu, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Pirri 1-2. «Mi piace anche inquadrarlo nel tema del benessere, di un’esperienza scolastica che aiuta a cambiare il modo di vivere le relazioni, che spinge a stringere rapporti positivi fondati sul rispetto. Noi siamo una scuola senza zaino, facciamo di questi aspetti le modalità centrali del nostro agire quotidiano».

«La collaborazione con l’associazione Lìberas nasce dall’intenzione di sviluppare attività che coinvolgano studentesse e studenti e si inserisce nell’ambito del patto educativo di comunità firmato dalla scuola con enti pubblici e realtà del terzo settore. In questo contesto nasce il progetto della “scuola gentile”, che ha come obiettivo quello di educare a vivere in una società basata sul rispetto e sulle relazioni positive».

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Alcuni volantini del centro antiviolenza di Liberas

Attraverso il centro antiviolenza e la virtuosa rete di realtà del territorio che la supportano, Lìberas vuole portare la prevenzione e il contrasto della violenza di genere in ogni sua forma nella quotidianità delle famiglie, instaurando un dialogo diretto con le persone. In arrivo una campagna di sensibilizzazione online e l’attivazione di un bando di innovazione sociale del Comune di Cagliari grazie a cui Lìberas sarà presente nei mercati rionali di Pirri e di Sant’Elia.

Lo sportello di ascolto e le linee telefoniche del Centro Antiviolenza sono già attive: è possibile chiamare al 377 0466853 dal lunedì al venerdì dalle 09:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00. Fuori da questi giorni e orari si può lasciare un messaggio in segreteria o mandare un sms per essere ricontattate. Tutte le informazioni sulle attività gratuite dell’associazione sono reperibili sul sito internet associazioneliberas.org. “La violenza si può combattere, facciamolo insieme con fiducia, ascolto e accoglienza“.

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