15 Lug 2024

Festival delle Cose Belle 2024: “asimmetrie” per ridefinire i paradigmi di perfezione

Scritto da: Francesco Bevilacqua

Torna il Festival delle Cose Belle del collettivo AWARE e come ogni anno Italia che Cambia è media partner. L'edizione 2024 sarà dedicata alla ridefinizione dei paradigmi di perfezione per renderli più inclusivi, attenti alle differenze e per proporre nuove bellezze. Come al solito sarà un momento d'incontro in una splendida cornice naturale in cui ci sarà spazio per arte, socialità, laboratori e momenti di confronto.

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Perugia, Umbria - “Una riflessione collettiva sull’importanza di ripensare i paradigmi di perfezione a cui siamo abituat3, capaci di generare esclusione e distanze, e disegnare una nuova idea di bellezza fuori dai canoni, dove disordine e unicità diventano modello di inclusione”. Questo il tema 2024 del Festival delle Cose Belle, che si terrà dal 28 al 31 agosto nella Valle dell’OM a Pietralunga, in Umbria, e di cui come ogni anno Italia Che Cambia è media partner.

Una riflessione complessa e necessaria che si può ricondurre a una parola, una concetto: asimmetrie. «Come collettivo ci siamo confrontati internamente su varie proposte ad inizio anno», spiegano i ragazzi e le ragazze del collettivo AWARE, il nome che si cela dietro il Festival e che lo anima non solo con programmi ricchi, inclusivi e coinvolgenti volti ad animare i giorni e le notti di ogni agosto sin dal 2020, ma anche con incessanti attività durante tutto il corso dell’anno.

Festival delle Cose Belle 2024: "asimmetrie" per costruire nuovi canoni di bellezza
Immagini dalle passate edizioni

«La nostra compagna Giulia ha suggerito la tematica legata alle “asimmetrie” raccogliendo molti spunti venuti fuori dalla discussione e un certo spirito che il Festival delle Cose Belle ha acquisito negli anni: uno spazio di cambiamento, incerto, mutevole, dove il caos dei corpi in movimento assume un significato politico e culturale, di riscoperta collettiva della diversità e multiformità come valore centrale dell’essere comunità. Il fatto che tutto intorno percepissimo un’aria fortemente orientata verso valori molto diversi, legati a un conformismo delle idee e a un perfezionismo dei canoni, ci ha dato la spinta per cogliere l’urgenza di dedicarci a questa tematica.

Mettere in discussione paradigmi cristallizzati da decenni di una cultura egemonizzante richiede uno sforzo notevole. Pensate che le persone più giovani siano le più indicate per fare da apripista in questo lavoro di decostruzione? Se sì, perché?

Pensiamo che la decostruzione sia un movimento collettivo in cui le persone più giovani giocano un ruolo centrale perché tendenzialmente più proiettate alla mobilità e flessibilità di pensiero, alla scoperta di nuove forme di essere, ma non sono assolutamente le uniche. Al Festival delle Cose Belle troviamo famiglie e persone in là con l’età, il loro apporto al processo collettivo di riflessione e comprensione dei modelli culturali in cui siamo immersi è fondamentale.

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Solo tramite questo coinvolgimento collettivo possiamo rendere l’obiettivo di decostruzione culturale un orizzonte raggiungibile e non solo uno slogan. Come partecipanti all’assemblea del collettivo AWARE – Bellezza Resistente abbiamo tutt3 meno di 35 anni e questo sicuramente mostra come in questa fascia d’età ci sia un seme di aspirazione ad affrontare certe tematiche. Ma pensare solo i giovani come apripista di un nuovo movimento di pensiero renderebbe questo slancio monco di parti fondamentali, come l’inclusione e la memoria.

Accostandoci al tema della fruizione del patrimonio naturalistico – e volendo anche di quello culturale e artistico – che l’Italia offre, ritenete che anche qui ci sia bisogno di decostruire i canoni di bellezza e andare verso una scoperta del territorio meno stereotipata?

Se guardiamo dove abbiamo organizzato il Festival delle Cose Belle negli ultimi anni ci rendiamo conto che in una certa misura lo stiamo già facendo: un rifugio nascosto tra i faggi nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, un centro di educazione ambientale sul Trasimeno, un’azienda agricola biologica nell’Appennino toscano e ora un bio-agriturismo nel cuore delle colline umbre.

Vediamo una stretta correlazione tra la bellezza naturale del paesaggio e le modalità in cui noi come persone la viviamo. Trovare nuove modalità di fruizione, più lente e attente ai cicli ambientali intorno, è tra gli obiettivi di quello che facciamo. Questo è sicuramente in controtendenza rispetto a una visione di turismo ancora dominante che vede nel comfort di chi ne fruisce la principale motivazione.

Potete farci qualche esempio di laboratori, spettacoli, incontri o altri tipi di eventi inseriti nel programma e di come declineranno il tema di quest’anno?

Il programma seguirà tre onde diverse: una più musicale e artistica, una più legata alle attività di apprendimento e movimento, e un’ultima al dibattito su tematiche collettive. Per quanto riguarda la musica, ogni giorno si alterneranno sul palco artist3 con percorsi estremamente diversi, spaziando dalla musica elettronica alla rumba congolese.

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Immagini dalle passate edizioni

Anche lo spazio di laboratorio sarà molto variegato, con momenti di circle singing e training poetico che si mescoleranno a corsi per scoprire quanta storia e stereotipo c’è dietro alla cottura di una pagnotta di pane o alla cucitura di un turbante del West Africa. Infine, ci saranno vari talk su tematiche legate al corpo non conforme, all’utilizzo e riutilizzo dei rifiuti e alla costruzione di spazi autogestiti con attivist3 provenienti da diversi punti del globo.

Le attività per parlare di non conformità di corpi e pensieri proseguiranno anche durante l’anno?

Il Festival delle Cose Belle è il momento più importante del collettivo e lo spazio in cui ci dedicheremo con maggiore cura all’approfondimento della tematica, ma non l’unico. Il 14 settembre nel museo a cielo aperto d’arte contemporanea di No Man’s Land a Loreto Aprutino (PE) supporteremo la Fondazione NML nella realizzazione della seconda edizione dell’evento Cantiere Aperto, una giornata di performance e musica in cui la tematica centrale sarà quella delle migrazioni – anche qui l’obiettivo è quello di decostruire molto del pensiero radicato nella collettività.

In più, sul nostro magazine online continueremo a dare spazio alle voci di chi avverte l’urgenza di approfondire esistenze e comunità tendenzialmente poco visibili, tentando di scardinare forme di pensiero antiche attraverso il racconto delle piccole storie personali di oppressione e resistenza. Per ora questi sono gli appuntamenti e spazi in programma ma siamo molto apert3 a ricevere altre proposte di eventi da costruire insieme o storie da rendere visibili.

Vorremmo lavorare per essere ancora più allineat3 sui valori che sono alla base di questa piccola comunità e promuovere la decrescita felice del nostro Festival

Com’è cresciuto il collettivo AWARE in questi anni? Che progetti avete per il futuro?

Il collettivo è cambiato molto. Nato come un gruppo di persone unite dal desiderio di raccontare storie di oppressione e fare una festa con una dinamica di socialità alternativa e creativa, oggi si è strutturato in un’assemblea che si incontra ogni settimana, a cui fanno riferimento vari gruppi di persone con responsabilità che coprono i vari ambiti di intervento, dall’organizzazione del Festival delle Cose Belle alla redazione del magazine online. L’idea è quella di creare una piccola comunità aperta e alternativa che funziona con meccanismi decisionali orizzontali, dove chiunque può profondere il proprio contributo purché in linea con l’idea di inclusione del collettivo.

Non è sicuramente facile e lo sforzo più grande è legato alla capacità di portare avanti gli obiettivi organizzativi senza lasciare nessun3 indietro; ogni proposta viene discussa insieme, sviscerata e portata fino alla decisione collettiva. Il consenso richiede tempo. Nei prossimi mesi vorremmo lavorare per essere ancora più allineat3 sui valori che sono alla base di questa piccola comunità e promuovere la decrescita felice del nostro Festival delle Cose Belle tentando di renderlo ancora di più uno spazio di confronto e costruzione accogliente – più grande nelle sensazioni e idee di chi lo vive, non nei numeri. 

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