11 Lug 2024

Empatia, vita itinerante, mal di denti e revisioni di camper

Scritto da: Associazione OIA'

A volte capita che i sogni si debbano scontrare con una delle cose più concrete, prosaiche, robuste e reali che esistono: la meccanica. E anche un camper che negli occhi e nei cuori del suo equipaggio è più un drago volante che un insieme di elementi meccanici deve fare i conti con guasti e malfunzionamenti. Ma esiste una cerniera che sia in grado di saldare sogno e realtà, storie e progetti concreti? Secondo Catarina, Julian e Nino sì ed è l'empatia.

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Alle 14:45 del 1° luglio 2024 il cancello dell’officina abilitata alle revisioni è spalancato dal suo ancor giovane proprietario, per permettere l’ingresso di un autocaravan del 1985 dall’aspetto curioso, per via di due grandi buffi draghi sorridenti, dipinti a mano, che coprono interamente le sue fiancate su uno sfondo blu. Lo sguardo severo del revisore, per nulla intenerito dall’arte pittorica di un quattordicenne, si posa su ogni dettaglio del mezzo a quattro ruote, misurando e valutando ogni sua funzionalità, ogni sua capacità. D’altronde è ciò che ha scelto di fare, il mestiere che ha appreso con metodo e rigore, dedicando molta della propria vita alle revisioni di auto e moto di tutte le epoche.

Per questo, il revisore conosce a memoria ogni regola, ogni formalità da eseguire per poter decidere quali siano le vetture ancora in grado di circolare, di continuare a esistere nel mondo dei veicoli. Ma ciò che non poteva conoscere questo ancor giovane revisore, era il miracolo che stava accadendo sotto i suoi occhi, cui lui stesso partecipava inconsapevole. Sotto il suo gelido giudizio, su quei rulli che calcolavano la frenata e quel catetere che annusava i fumi, silenziosamente, stava accadendo il trionfo dell’empatia.

L’associazione OIA’ – della quale siamo l’equipaggio – realizza le proprie attività mantenendo come riferimento le Storie ed è attraverso di Esse che crea i propri progetti che, in questo periodo della sua attività, sono itineranti. Ciascun progetto che proponiamo possiede un elemento assolutamente indispensabile al suo fine: l’empatia. Di tutti i progetti che abbiamo creato, ne esiste uno in particolare che è capace di sorprenderci sempre per la sua evoluzione, per la sua forza, per la sua generosità. È la nostra vita.

Empatia

Non è un progetto associativo a tutti gli effetti, lo sappiamo, ma essendo 24 ore su 24 impegnati in ciò che è l’associazione, proprio come un’agile surfista cavalca un’onda interminabile, il nostro vivere stesso diviene motivo di condivisione, di comunicazione, di empatia, appunto. Ovviamente senza mai voler insegnare nulla a nessuno né essere d’esempio e neppure ispirare concetti, filosofie o stili di vita alternativa. Semplicemente, il nostro vivere il quotidiano – così come lo è quello di ogni essere vivente – regala l’opportunità per osservare un’altra possibilità. Osservare non ha nulla a che vedere con giudicare.

Il nostro vivere è formato attraverso le nostre scelte, sulle quali in molti giocano ad appendervi le proprie etichette. Così, a partire dal nostro stare con il mondo, il veicolo che ci permette di realizzare i progetti itineranti è un motorhome del 1985 – quello della revisione di cui sopra. È il luogo dove creiamo, con il quale viaggiamo, dove viviamo e dove sogniamo. Un equipaggio di tre persone, una famiglia. Da quattro anni esatti. È il luogo dove Nino, ora sedicenne, ha vissuto i suoi ultimi anni di istruzione dell’obbligo, realizzata interamente in parentale. È dove tutti noi abbiamo imparato a nutrirci in maniera più consapevole, mirata a prenderci cura di noi stessi, sia individualmente che reciprocamente.

È dove abbiamo visto la costante trasformazione dell’altro, a distanza molto ravvicinata, nello spazio di 3 metri per 2, escluso posto di guida ma compreso l’ingresso, il bagno, la cucina, la sala da pranzo e le due spaziose camere da letto. È il luogo dove abbiamo vissuto il dolore, la paura, la gioia, l’amore. È la casa. Con questa casa abbiamo abitato nelle due grandi isole e nell’intera penisola, seppur in viaggio, e ci rincuora moltissimo quando accade che qualcuno – spesso i bambini piccoli – ci indica sorridendo: ha capito, ha visto veramente, perché privo di paura.

Il buffo motorhome con draghi non necessariamente deve piacere, è ovvio, ma in qualsiasi ambiente del tragitto che abbiamo vissuto la sua diversità potrebbe arricchire la vita collettiva se fosse visto con gli occhi dell’empatia. Sappiamo con certezza, per l’esperienza vissuta, che questo ha cambiato molte cose in molti luoghi, per diversi fattori seppur indipendenti da noi e la revisione del motorhome è stata la più recente tra le nostre sfide empatiche.

Empatia

Al controllo del mezzo, il primo revisore ci consiglia di non fare l’esame da lui perché non lo passerebbe e i lavori per risanarlo sarebbero così ingenti che non avrebbe alcuna convenienza. Ma è stato molto cortese, nella sua diagnosi. È un professionista, pensiamo, così una parte di noi ha voluto credere alle sue parole, creando così un’inutile tensione. È facile immaginare che se avessimo il capitale per investire in un mezzo in condizioni migliori lo avremmo fatto immediatamente. Ma forse la nostra esperienza non doveva essere quella di cambiare veicolo, ma di trovare qualcos’altro di molto più importante.

Ci affidiamo a un primo aggiustatore meccanico che, dopo aver cambiato le gomme, ci segnala un grave difetto a noi sconosciuto, ma che lui non sa risolvere. Quindi andiamo da un secondo aggiustatore che, visto il mezzo, non sorride e non ne vuol sapere di metterci su le mani. Per farla breve, altri quattro aggiustatori si rifiutano, giustificati sempre da diverse complicazioni irrisolvibili. Ci troviamo dinanzi al sesto aggiustatore meccanico, forse l’ultimo della provincia che, miracolosamente, ci accetta immediatamente e fissa un appuntamento di li a una settimana.

Attendiamo quel giorno come s’attende un Natale e, al presentarci, il capo dell’officina ci informa dispiaciuto che tutti i suoi dipendenti aggiustatori erano indisposti, chi per malattia chi per – ironia della sorte – incidente stradale, pertanto assenti fino a data ignota. In quale strano sortilegio eravamo incastrati? Erano pochi i giorni rimasti al termine della revisione obbligatoria e la nostra fede nel mondo della meccanica per autovetture era agli sgoccioli.

Abbiamo avuto l’impressione di essere giunti a un ennesimo bivio: credere alle parole prive di empatia o credere nelle possibilità

Ad essere più sinceri eravamo esausti, sfiniti, delusi, amareggiati e impauriti. Era in gioco molto, per noi. Era in gioco la casa. Al punto che segnali dai nostri corpi iniziarono prepotentemente a emergere. Lo stress che avevamo coltivato stava dando i suoi frutti, procurando reazioni fisiche molto, molto dolorose, chi ai denti e chi allo stomaco. E così – costretti, davvero a malincuore – ci rivolgiamo a un aggiustatore del corpo.

La sua diagnosi è stata catastrofica. Estrazione di diversi denti, chirurgie, impianti o, in alternativa, conseguenze atroci e terrificanti. Uscendo da quell’officina di denti, abbiamo avuto l’impressione di essere giunti a un ennesimo bivio: credere alle parole prive di empatia o credere nelle possibilità. Infatti c’erano le possibili realtà dove i denti guarivano dal dolore lancinante fino a bloccare ogni eventuale complicazione e dove il motorhome avrebbe avuto la meglio sull’incantesimo.

Era il momento di seppellire l’angoscia e di respirare aria sana. Il consiglio dell’aria è stato di esternare a qualcuno ciò che stavamo vivendo e lo seguimmo. Immediatamente giunse una risposta, poi un’altra e un’altra ancora, fino a creare una brezza, un soffio di aria fresca che diviene sostegno, un’energia fatta di parole, di conforto, di gesti concreti, di amicizia. Amore, a tutti gli effetti. Questo nutrimento invisibile è il più potente che esista nell’universo intero. Riacquistammo fiato, fede e ci ricordammo dell’empatia. Dove era stata nascosta, in tutto questo tempo buio?

Empatia

Era necessaria più che mai, ora. Era importante ascoltare l’altro, capire, accettare. E l’altro erano gli aggiustatori tutti, sia del corpo che delle macchine, e ringraziarli per ciò che ci insegnavano, mostrando la strada per la nostra empatia. Questo elisir di consapevolezza è stato talmente dolce da rompere il sortilegio e il nostro intuito ci ha detto di rivolgerci molto più lontano. Ed ecco che subito spunta chi ci concede un appuntamento e riusciamo a risolvere il secondo danno del mezzo. Ma ci segnala che abbiamo da risolverne altri due che, ovviamente, lui non è più disponibile, quindi ci abbandona al nostro destino.

Potrebbe assomigliare vagamente a un’odissea, ma ormai adesso abbiamo la forza. E con questa nuova postura, questa diversa visione, sia il dolore persistente ai denti che il bruciore allo stomaco scompaiono. Sono stati vinti dal respiro dell’aria sana, dalla cura per l’amor proprio ritrovato e dalle erbe. Ci sentiamo a un passo dalla soluzione, sappiamo con certezza che non dobbiamo fermarci qui e anche se altri due aggiustatori meccanici ci rifiutano non importa più, perché apparirà chi farà il lavoro nel tempo giusto. Infatti l’undicesimo ci concede udienza. Risolve tutto, al limite dei giorni della revisione. E infine eccoci dinanzi al cancello del secondo, ancor giovane, revisore. Il resto è l’inizio di questa breve odissea, è il trionfo dell’empatia.

Ora ci attende un grande viaggio, con il motorhome del 1985, dipinto a mano ma felicemente revisionato. È quello che abbiamo chiamato Il Cammino delle Stelle, un progetto internazionale dove condivideremo arte, semi e ciò che è stata anche l’argomento di questo breve racconto, l’empatia. Ogni passo che comporrà questo cammino, sarà un pensiero di sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno preso parte – o no – consapevolmente – o no – al processo di questa revisione. Che questo ringraziamento giunga alla loro Vita come una brezza leggera, una carezza d’aria pulita, rinvigorente come un forte abbraccio perché, in fondo, non è più necessaria l’empatia quando ci si ricorda che siamo insieme.

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