Discarica di Lentini, tra chiusure e riaperture emerge la gestione dei rifiuti fallimentare in Sicilia
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È una battaglia che si sta combattendo a colpi di ordinanze, note, riunioni fiume, ma senza alcuna lungimiranza e sempre nell’ottica di venir fuori da una situazione emergenziale. È la situazione della discarica di Lentini, che serve ben 200 Comuni della Sicilia orientale e che, da qualche settimana, è stata prima chiusa e poi riaperta, ma la cui sorte tiene letteralmente con il fiato sospeso, e con il naso turato, tutti coloro che temono un vero e proprio disastro eco-sanitario.
Una battaglia, sì. In cui però gli unici a perdere davvero sono l’ambiente, il decoro urbano e la salute pubblica perché quella che viene scritta in questi giorni nella Sicilia orientale è solo l’ennesima pagina di un libro che parla di cattiva gestione dei rifiuti, di totale assenza di strategie che mirino a una politica efficace che veda nell’economia circolare, come vi abbiamo raccontato qui, la soluzione sostenibile al problema.
Una battaglia che se sul piano amministrativo mette in campo ordinanze e provvedimenti, sul piano politico si combatte a suon di proclami e dichiarazioni di intenti, come l’ultimo da parte del governatore della Regione siciliana, Renato Schifani, che non ha perso l’occasione di questa ennesima emergenza per sottolineare la “bontà” delle sue scelte politiche in tema di rifiuti, ovvero la costruzione di termovalorizzatori.
PER IL PRESIDENTE DELLA REGIONE È UN’OCCASIONE PER RIPARLARE DI TERMOVALORIZZATORI
«La vicenda di Lentini – ha detto – conferma la strategicità della realizzazione dei due termovalorizzatori già finanziati dal Fondo di sviluppo e coesione, la cui operatività spazzerà decenni di errate politiche sui rifiuti, figlie di assenza di coraggio in scelte strategiche che andavano assunte in precedenza». Insomma, una crisi – quella della discarica di Lentini – che invece di ispirare politiche virtuose di gestione dei rifiuti viene usata da chi vede nella combustione dei rifiuti indifferenziati l’unica soluzione.
“Non è una emergenza rifiuti – sottolineano invece con una nota i vertici di Legambiente Catania –, piuttosto l’effetto scontato di anni di scelte politiche sbagliate. È tempo di correre ma nella giusta direzione. Vanno immediatamente attivare le isole ecologiche di prossimità. A proposito: che fine hanno fatto quelle annunciate dall’amministrazione Trantino qualche mese fa? E, come sostiene giustamente il presidente della Srr di Catania, occorre modificare il calendario e raccogliere la frazione secca ogni 15 giorni piuttosto che due volte a settimana”.
“Questa misura – continua la nota –, accompagnata da una intensa e mirata campagna di informazione e un attento monitoraggio, potrebbe far abbassare il conferimento in discarica dell’indifferenziato ed evitarne la chiusura per saturazione. Occorre realizzare impianti. Piuttosto che incenerire i rifiuti è meglio trasformarli. L’umido può costituire un ottimo fertilizzante per nostri terreni, il vetro può essere riciclato all’infinito, la plastica reimpiegata in milioni di modi. E noi catanesi, per favore, facciamo la nostra parte: perché chi non differenzia bene i rifiuti a casa vuole la città piena di rifiuti”.
COSA STA SUCCEDENDO ALLA DISCARICA DI LENTINI
Ma andiamo con ordine per capire cosa sta succedendo in un’emergenza che di sicuro non si chiuderà in queste settimane. L’impianto Tmb della discarica di Lentini ha chiuso, per la prima volta e fino a data da destinarsi, il 21 giugno. Gli amministratori giudiziari della Sicula Trasporti, commissariata nel 2020, hanno inviato una comunicazione all’Assessorato regionale all’Energia, del Territorio e Ambiente e a tutti gli organi competenti avvertendo della sospensione dell’attività.
La decisione nasceva da un provvedimento del gip di Catania e da un provvedimento dell’Assessorato regionale, che hanno negato l’autorizzazione al proseguimento dell’attività in attesa della definizione delle istanze di verifica per la Via, valutazione di impatto ambientale. Quest’ultima sarebbe in stand by in attesa delle valutazione sulla insussistenza dei rischi sanitari, ambientali e culturali della Città metropolitana e dell’Arpa.
Gli effetti della nota sono stati subito percepiti come drammatici. All’impianto di Sicula Trasporti infatti, come detto, conferiscono 200 Comuni della Sicilia Orientale tra cui, appunto Catania. Una notizia, arrivata “quasi a ciel sereno” in un sistema impiantistico già estremamente precario e caratterizzato da costi elevatissimi, superiori a ogni altra parte di Italia, che si riversano su cittadini e imprese.
L’impianto è stato riavviato il 26 giugno in applicazione di un provvedimento del presidente della Regione Siciliana, ma dopo pochi giorni gli amministratori giudiziari della struttura hanno spiegato di aver ricevuto la disponibilità al conferimento e l’avvio delle procedure di omologa da sole due delle quattro società gestori di discariche. Ad oggi, dopo l’ennesima riunione con la nuova ordinanza del presidente della Regione Schifani, la terza in pochi giorni, l’impianto resta aperto per il trattamento dei rifiuti e il successivo inoltro degli stessi presso altre discariche o impianti di recupero energetico, anche al di fuori della Sicilia.
Ordinanze e provvedimenti emergenziali che mettono una pezza alla situazione ma sottolineano, ancora una volta, l’inadeguatezza della politica siciliana nella gestione dei rifiuti e la mancanza di strategie lungimiranti che mirino all’obiettivo rifiuti zero, concentrandosi invece purtroppo solo sulla grande operazione dei termovalorizzatori con cui d’altra parte il presidente Schifani ha inaugurato il suo governo parlandone già nel giorno della vittoria delle elezioni.
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