Diritti umani e ambientali: dal Festival Life After Oil cinque preziose pellicole a tema da vedere
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Si è chiusa l’XI edizione del Life After Oil International Film Festival, concorso cinematografico dedicato ad ambiente e diritti umani. Villanovaforru, paese nella provincia Sud Sardegna, simbolo di lotte ambientali e politiche a favore del rispetto dei diritti umani, ha ospitato le cinque intense giornate in cui si è articolato il programma della manifestazione fondata e diretta da Massimiliano Mazzotta.
Il festival cinematografico quest’anno ha presentato 37 film selezionati tra gli oltre 800 iscritti, provenienti da 88 Paesi. Cinque le categorie premiate, a cominciare da quella di lungometraggi e mediometraggi con il riconoscimento intitolato al regista Giuseppe Ferrara. L’intera programmazione è stata un’occasione di conoscenza e consapevolezza, condivisione di lotte e nascita di nuove alleanze e reti di solidarietà, ma sono soprattutto i cinque film vincitori a rappresentare una straordinaria opportunità di riflessione e crescita.
Ogni pellicola offre uno sguardo unico sulle questioni ambientali e sui diritti umani, sensibilizzando il pubblico e stimolando una riflessione profonda su tematiche cruciali per il nostro futuro. Consigliamo la visione dei film vincitori non solo per l’eccellenza artistica, ma soprattutto come un’opportunità di riflessione e partecipazione attiva al cambiamento. Vediamoli insieme, con un’attenzione particolare anche per le menzioni speciali di giurie e associazioni presenti.
IL DOCUMENTARIO VINCITORE SU TARANTO
A vincere il premio Giuseppe Ferrara il documentario “Bangarang” di Giulio Mastromauro, scelto dalla giuria formata dal regista belga Daniel Lambo, il musicista e produttore discografico Max Costa e la direttrice del Lago Film Festival Viviana Carlet. Argomento centrale sono i bambini di Taranto cresciuti all’ombra dell’Ilva: l’infanzia nelle periferie della città diventa la misura di un’opera che si immerge nel presente di un territorio che ospita dagli anni Sessanta la più grande acciaieria in Europa. Bangarang è una parola giamaicana che significa tumulto, disordine, caos.
Le motivazioni della giuria che ne ha sancito la vittoria, chiariscono la potenza comunicativa dell’opera: “un documentario di osservazione che ci porta in quella che sembra essere una città abbandonata. Ci accompagnano bambini e ragazzi che ci invitano nella loro quotidianità, fatta di TikTok e ILVA, di polveri sottili e rumori del mare, dialetti, slang e barzellette, giochi e balli stupidi, natura e ciminiere; una poesia visiva che rappresenta un dramma per quel futuro inconscio che ci guida“. Nella stessa categoria, menzione speciale è stata inoltre assegnata al film argentino “This is Fracking” di Rocío Rodríguez Almaraz e Paula Otero, che racconta della Patagonia e del colonialismo climatico.
CORTOMETRAGGI SU AMBIENTE E DIRITTI UMANI
Per quanto riguarda la categoria dei cortometraggi ambiente, il premio è andato a “Blue Crab” di Daniel Martínz-Quintanilla Pérez. Nel corto viene mostrata la vita dei pescatori sul lago Maracaibo, in Venezuela, in un luogo devastato dal petrolio fuoriuscito da fatiscenti piattaforme per l’estrazione dell’oro nero. La giuria composta da Laura Cappon, giornalista e scrittrice, Manuela Loddo, attrice e vicedirettrice del PuntoDiVista Film Festival di Cagliari e Rosa Porcu, attivista e insegnante, ha anche assegnato una menzione a “The Perfect Shot: Antarctica” di Quinn Halleck, che cattura con immagini di grande forza visiva gli effetti devastanti del cambiamento climatico in Antartide.
“Ci sembra il senso stesso dell’opera di Life After Oil – ha dichiarato la giuria in merito a Blue Crab – ma non nel senso generativo (ossia una nuova Vita senza Petrolio) bensì nel senso negativo e mortifero delle conseguenze dell’after oil, ossia del cimitero che lascia uno sviluppo capitalistico basato sul petrolio come totalizzante risorsa a livello economico. Questo cimitero è abitato tuttavia da viventi poverissimi, persone sfigurate della loro umanità che subiscono il degrado industriale, e rincorrono le conseguenze della crisi del capitalismo cercando di farne vita. Una possibile riconversione che ha il nome e il colore blu dei crostacei che ora pescano per sopravvivere utilizzando i residui industriali”.
Arriva invece dal Madagascar il film che ha conquistato il premio per il miglior cortometraggio della sezione diritti umani: “Trails of Doubt” di Laurino Raoelijaona, opera etnografica che ha convinto i giurati Charles Thomson, attore, Cladinè Curreli, fonica, e Johannes Kostenzer, direttore dell’Innsbruck Nature Film Festival. La giuria ha riconosciuto la valenza della trama filmica “al fine di risvegliare, riguardo le tematiche sul cambiamento climatico, quel senso di responsabilità collettiva che porti ad azioni concrete e immediate, volte alla salvaguardia del nostro pianeta”. Anche in questo caso una menzione speciale, stavolta a “Animal Transport” di Iván Bustinduy.
CATEGORIA ANIMAZIONE E WORLD PANORAMA
Tra i lavori di animazione l’ha spuntata “Black Eyed Dog” di Alessandro Cino Zolfanelli, pellicola premiata da una giuria composta da un gruppo di persone migranti richiedenti asilo presenti nel centro di accoglienza di Villanovaforru: Abbas Shakeel, Adnan Muhammad, Ahmadzai Juma Khan, Ali Amjad, Alikhil Khan Agha, Din Aman Ud, Hossein Zakir, Khan Lal Zer, Sarder Md Rashed, Shoukat Muhammad, Ullah Sami e Wajidullah Wajidullah. Il film, incentrato su un uomo tormentato dall’ossessione per un mostro che vide da bambino, affronta temi come la perdita di sé, l’ossessione e l’amore. Per la giuria, “l’unica arma per riacquistare il proprio io e il contatto con la realtà, è riappropriarsi della capacità di amare se stessi”.
In conclusione, nella categoria a tema libero World Panorama, il premio – assegnato dalla consulta giovanile di Villanovaforru – è andato a “Wheels”, opera prima del regista ventitreenne Dmitry Kondratenko con come tema centrale, una bravata tra ragazzi. In questo caso per la giuria le motivazioni della scelta riguardano il fatto che “questo cortometraggio è riuscito in pochi minuti a farci arrivare il suo messaggio con un significato profondo che ci porta dall’innocenza criminale ad un puro senso di umanità“.
I CONSIGLIATI DALLE ASSOCIAZIONI PER I DIRITTI UMANI E AMBIENTALI
Sono poi state assegnate anche delle menzioni particolari da parte delle associazioni che collaborano con il festival. Emergency Sassari ha premiato “A guerra finita” di Simone Massi con voce narrante di Gino Strada, che denuncia l’orrore della guerra. Isde Medici per l’ambiente ha scelto “Strangers in the Dark” di Jenni Pystynen e Perttu Inkilä sull’inquinamento luminoso. Italia Nostra ha puntato su “The Gas Propaganda” di Vittoria Torsello e Teresa Di Mauro, un’inchiesta sul gasdotto trans-adriatico che attraversa Grecia e Albania per arrivare in Puglia. Medicina Democratica ha scelto “The Fukushima Disaster” di Philippe Carillo, sui lati nascosti della catastrofe nucleare conseguente allo tsunami del 2011.
Wwf Sassari menziona invece “The Last Rhino” di Guillaume Harvey in merito al tema dell’eco-ansia e infine, anche lo staff del festival ha assegnato un premio: la scelta in questo caso è ricaduta “S’ozzastru” di Carolina Melis, che racconta la storia della Sardegna attraverso la vita di un olivastro millenaria. Un’altra serie di pellicole a tema diritti umani e ambientali che, insieme alle vincitrici, vi consigliamo di conoscere e ammirare.
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