Consumi idrici: Italia ai primi posti in Europa per usi agricoli, industriali e domestici
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In Italia, oggi uno dei fronti più esposti alla crisi climatica, gli eventi estremi non sono più sporadiche emergenze. Stress idrico, siccità, alluvioni sembrano succedersi con preoccupante ciclicità. Nel resto del mondo le cose non sono tanto diverse. Secondo le ultime valutazioni dell’IPCC, “il cambiamento climatico ha ridotto la sicurezza alimentare e ha impattato sulla sicurezza idrica, a causa del cambiamento nel pattern di precipitazioni, nella riduzione e perdita di elementi criosferici [ovvero tutte le regioni e aree del pianeta in cui l’acqua ha forma solida – compresi i mari, i laghi, i fiumi – superfici innevate, ghiacciai, calotte polari e permafrost, ndr], nell’intensità e nella maggiore frequenza degli eventi climatici estremi”.
COME STIAMO IN UN CLIMA CHE CAMBIA?
Secondo un recente rapporto della European Environment Agency (EEA), i cambiamenti climatici, principali cause di inondazioni e siccità, sono allo stesso tempo responsabili di una graduale riduzione della qualità dell’acqua: una grave minaccia per la nostra salute e una questione da porsi rispetto ai consumi idrici. Lo studio ha rilevato in particolate come l’aumento delle temperature dell’aria e dell’acqua faciliti la crescita degli agenti patogeni e quindi il rischio di malattie.
Da un lato le piogge intense fanno sì che aumenti la concentrazione di agenti patogeni nocivi nei corpi idrici a causa dei deflussi contaminati e degli scarichi fognari combinati. Dall’altro lo stress idrico e l’innalzamento del livello del mare provocano l’intrusione di acqua salina nelle acque sotterranee e nelle falde acquifere di superficie, con effetti di ricaduta sulle colture.
La severità idrica, per almeno una parte dell’anno, interessa quasi metà della popolazione mondiale. E ancora, si legge nel report dell’IPCC, “sono previsti dei cambiamenti nell’intensità e nella frequenza delle temperature estreme, negli eventi di precipitazione estrema e nella siccità agricola ed ecologica nelle regioni secche”. Uno scenario preoccupante, senza dubbio, che non lascia però del tutto increduli alla luce dell’emergenza siccità nel nostro paese, nelle isole in particolare e in tutte le regioni del sud Italia.
APPROVVIGGIONAMENTO IDRICO
L’Italia, con circa 130 miliardi di metri cubi ogni anno, è il terzo Paese europeo con la maggiore disponibilità di acqua, necessaria non solo alle attività umane ma anche al sostentamento di tutti gli ecosistemi. Questo valore si è già ridotto del 20% rispetto a inizio Novecento e potrebbe diminuire di un altro 40% – con picchi del 90% al Sud – se non taglieremo le emissioni.
Secondo i dati raccolti dalla European Environment Agency, tra il 2000 e il 2019, il volume di acqua prelevata in Italia, dalle falde e in superficie, ha registrato una diminuzione del 20%. Nel 2022, in base ai dati ISTAT, il volume di acqua prelevata per uso potabile in Italia ammontava a 9,14 miliardi di metri cubi, impiegati per assicurare gli usi idrici quotidiani della popolazione, ma anche quelli di piccole imprese, servizi commerciali, nonché le richieste di enti pubblici e ospedalieri.
Sul territorio ci sono circa 37.400 fonti di approvvigionamento attive per gli usi idropotabili. L’approvvigionamento idrico a volte è garantito da fonti oltre confine; un esempio, è il Comune di Campione d’Italia, che nel 2022 ha attinto a fonti situate in Svizzera per garantire una parte della richiesta annua di acqua potabile.
CONSUMI – E ABUSI – DELLE RISORSE IDRICHE
Ancora oggi, al di là di ogni aspettativa, è alquanto difficile stabilire con esattezza quanta acqua preleviamo dall’ambiente ogni anno. Questo innanzitutto perché la maggior parte dei prelievi – a cominciare da quelli dell’agricoltura, per proseguire con quelli di molte attività industriali e non solo – non sono ancora soggetti a misurazioni dirette, come lo sono invece i nostri consumi domestici tramite i contatori.
Secondo le stime, i prelievi idrici in Italia nel 2019, ultimo anno di cui disponiamo dei dati completi, sono stati pari a 39 miliardi di metri cubi. L’agricoltura (41%) si conferma il settore più idroesigente, seguito dagli usi civili (23%), dalla produzione industriale (19%) e dalla produzione di elettricità, a cominciare dal raffreddamento delle centrali termoelettriche (17%).
CONSUMI IDRICI: AGRICOLTURA
Nei Paesi del sud dell’Europa, tra cui primeggia l’Italia, seconda solo alla Spagna, l’agricoltura è il primo settore per consumo di acqua per necessità di irrigazione; mentre gli stessi prelievi sono sostanzialmente zero nei Paesi del centro e del nord Europa, in cui le coltivazioni non necessitano di elevati apporti idrici artificiali.
I consumi idrici in agricoltura permettono di fare un’importante riflessione sui suoli e il ruolo cruciale rispetto alla crisi climatica. In Italia infatti si concentra il 42% di tutta la superficie agricola europea con elevati livelli di erosione e il 49% delle perdite economiche a causa del calo della produttività. Il suolo svolge un importante servizio di regolazione del clima, proprio attraverso gli scambi con l’atmosfera e grazie alla sua capacità di assorbire e conservare carbonio, importante fattore per mantenere la fertilità e quindi la produttività dei suoli agricoli.
Nel nostro paese i fenomeni di degrado in corso, spesso alimentati proprio dal riscaldamento globale, stanno diminuendo la quantità di carbonio contenuto nel suolo. L’Ispra ha stimato che nel 2012 ammontava a 2,6 miliardi di tonnellate la quantità di carbonio organico contenuto nei suoli italiani. Da allora, a causa dei fenomeni di degrado e sfruttamento eccessivo del suolo, abbiamo perso mediamente oltre 360 mila tonnellate di carbonio ogni anno.
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Name: Salviamo il suolo prima che sia troppo tardi - A tu per tu + #2
Autore: Daniel Tarozzi
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CONSUMI IDRICI: INDUSTRIA E IDROELETTRICO
Dal 2000 al 2019 l’industria italiana ha tagliato i prelievi di acqua del 53% e al tempo stesso ridotto in modo significativo il fabbisogno idrico per unità di Valore Aggiunto del settore, che resta il più alto nella media europea. Nel 2017 l’Italia ha prelevato anche quasi 6 miliardi di metri cubi di acqua per il settore della generazione elettrica, essenzialmente per il raffreddamento delle centrali termoelettriche, circa un terzo della Francia – che con quasi il 70% di elettricità da nucleare è di gran lunga il maggiore consumatore di acqua per questo settore – e la metà della Germania – Paese con la più alta generazione da carbone.
Nel 2022, a causa della grave siccità, la produzione di energia idroelettrica è scesa di circa il 37%. Per la prima volta nella storia dell’energia elettrica in Italia, la fonte idrica ha fornito appena il 10% della produzione nazionale. È paradossale, se si considera che la crescita del settore idroelettrico, ostacolata dal riscaldamento globale, dovrebbe invece fare da volano nella transizione energetica.
CONSUMI IDRICI DOMESTICI E PUBBLICI
Con una tendenza non dissimile da quanto finora detto per agricoltura e industria, anche per usi civici, l’Italia vanta un primato europeo. Non a caso il nostro paese presenta una delle tariffe più basse in Europa per l’acqua potabile, circa il 40% in meno della media europea. Questo aspetto, oltre probabilmente a limitare gli investimenti e aumentare le inefficienze delle infrastrutture, sembrerebbe anche disincentivare approcci virtuosi al consumo. Va precisato che il record europeo dei prelievi idrici non dipende solo dai consumi, tra i più alti d’Europa.
Il sistema di approvvigionamento idrico è ormai noto fare acqua da tutte le parti. L’ISTAT ha calcolato che solo nel 2022 l’acqua dispersa nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile avrebbe soddisfatto le esigenze idriche di 43,4 milioni di persone per un intero anno. Con all’orizzonte sempre nuove ondate di siccità e stress idrico, questa risorsa limitata e preziosa, dovrebbe essere gestita con maggiore responsabilità ed equità. E le perdite delle infrastrutture, oltre ad essere rimediabili, sono oggi più che mai, inaccettabili.
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